È di pochi giorni fa l'ultima intervista rilasciata da Massimiliano Allegri in cui ribadisce, ancora una volta, la sua idea di calcio come concetto semplice contrapposto al calcio idealizzato proposto da certi alcuni suoi colleghi, più o meno noti e propositori di un calcio più o meno efficace. Ed è proprio partendo da questa idea di massima che il Milan sembra aver avuto ragione nel cambiare un teorico del calcio come Marco Giampaolo con un mister di buon senso come Pioli. Da parte mia sono sempre stato un cultore del tecnico di Giulianova, dovendo però ricredermi in questi suoi tragici trascorsi milanisti; un visionario, un "maestro" (termine più che mai abusato ed oltraggiato), uno che vive di schemi più che vivere di uomini. Difatti, le sue uscite in campionato possono essere viste come un continuo esperimento tattico, non in funzione dei calciatori ma bensì in funzione di un gioco, privilegiando lo schema alla posizione naturale del giocatore. Abbiamo visto Çalhanoğlu regista, Suso trequartista, André Silva unica punta, Romagnoli e Musacchio altissimi, ed altre amenità del genere, in nome di una presunta superiorità territoriale che aveva come unico effetto quello di non far mai calciare in porta i giocatori rossoneri.

Con Pioli si sta vivendo, vivaddio, un ritorno ad un calcio reazionario, ovvero quasi illuminista, mettendo l'uomo a centro del progetto, e non il contrario, non è il sistema a migliorare l'uomo ma l'uomo, che messo nelle giuste condizioni e fornito delle idonee conoscenze collabora al miglioramento del collettivo. E quindi abbiamo visto, gradualmente, non da rivoluzionario, ma ineluttabilmente, l'inserimento degli uomini giusti, al posto giusto: Theo a fare il terzino, e non importa se non difende come voleva Giampaolo; Bennacer a fare il regista, e non importa se non ha la sagacia tattica di Biglia; Piątek a fare l'unica punta e Suso messo ragionevolmente sulla sua mattonella preferita. Ora, è evidente che il materiale tecnico a disposizione è modesto, ma non trascurabile; legittimamente l'organico del Milan è superiore a quello di Torino, Parma, Fiorentina, Cagliari ed Atalanta, ovvero alle dirette avversarie per un posto UEFA. Ed è altrettanto evidente che per il gioco di Giampaolo i dirigenti avrebbero dovuto fare un mercato totalmente diverso; trattasi probabilmente di vistoso errore di inesperienza da parte di dirigenza e dello stesso tecnico, il quale tradiva, anche solo alla vista superficiale, una certa inquietudine di sorta che inevitabilmente finiva per essere trasmessa ai sui calciatori. Pioli dal canto suo ha la forza dei tranquilli, degli ostinati, degli umili e dei "normali". Non ha l'esoterismo di Guardiola, la tempra di Mourinho, i droni di Sarri, il pressing di Klopp o la ferocia di Conte. Ha però il pregio più grande di tutti, il Buonsenso, virtù rara in un mondo di Maestri del bel giuoco.

"Non insegno chimere, Icaro volava, ma Icaro era un pirla" (Giovanni Trapattoni)