Il romanzo di Cronin, in una Inghilterra immersa nei problemi di minatori e di politici, sembra una epigrafe alle querelle di questi giorni. Le stelle sarebbero De Laurentiis, Spalletti e Gravina. Che brillino di luce sfavillante è tutto da dimostrare. Sicuramente brillano di stracci che volano e di figure meschine e deprimenti.
Qualcuno dice sempre che il pesce quando puzza, puzza dalla testa. Ed ora di quale testa dobbiamo parlare? Forse di De Laurentis, oppure di Gravina. Entrambi sono soggetti che ultimamente hanno fatto parlare delle loro vicende calcistiche in tutti i modi.
De Laurentiis, con il suo scudetto finalmente vinto, con pianto al seguito, come suo costume consolidato.
Gravina con le vicende dei processi calcistici, dove è ormai chiaro che la sua "longa manus" ha diretto da distanza le imprese che hanno caratterizzato una pagina ridicola del nostro panorama pallonaro. Ed ora, non contento, riesce a farsi mandare a "quel paese" da un CT della Nazionale, tale Mancini da Jesi, cavaliere dell'ordine della polemica continua, del pianto sulla sfortuna italica e molto pratico della divinazione.
Sì, perchè aveva previsto che avremmo vinto il Mondiale, ma forse Giove Pluvio lo ha "fregato" e la previsione andò oltre gli iettatori di professione, arrivando persino a farci saltare la manifestazione iridata. Non pervenuti! La patente di Pirandello gli fa un baffo! Ed improvvisamente, come se morso da tarantola a guisa di tarantella, si dimette e spara tutto il veleno che può sul Presidente FIGC. E le lamentele sono in qualche modo ridicole.
Come può un presidente licenziare sua sponte membri di uno staff, ed assumerne altri senza almeno interfacciarsi con chi di quello staff ha bisogno e ne coltiva esperienze e dinamiche tecniche? Rimangono seri dubbi sul fatto che il buon Gravina non abbia cercato proprio la lite per spingere il "Mancio" a levare le tende, senza così doversi prendere la briga di licenziare l'allenatore della Nazionale di calcio italiana, liberandosi da una responsabilità di sua competenza.
E se doveva licenziare Mancini, perchè aspettare tanto tempo? Dopo il disastro mondiale, poteva chiamare il CT e parlandogli con molta coscienza avrebbe potuto chiedergli di andarsene, oppure licenziarlo "tout court". Avrebbe raccolto consensi e chiuso ogni polemica. Via il reo di disastri calcistici e dentro altri attori da panchina, sempre che avesse le idee abbastanza chiare su come si immaginava un allenatore di Nazionale.
Ultimamente il lavoro non gli manca, perchè dopo il disastro della nazionale maggiore, a ruota seguivano la nazionale under 21 e la Nazionale femminile, sembra poco supportata e manco sopportata dagli attuali dirigenti calcistici nazionali. Sono sopravvissute le nazionali Under 20, seconda al Mondiale, e la nazionale under 19, campione europea. Non che persino in queste faccende la sua assenza non si sia sentita. Soprattutto in alcune situazioni vergognose, come il campo di patate e verdure varie nel quale la finale mondiale under 20 si è disputata, consentendo a chi aveva più fisico e meno tecnica di vincere. O come alcuni arbitraggi abbiano danneggiato la squadra under 19, succube di un arbitro pazzo olandese, che ha fatto di tutto per svantaggiarci contro il Portogallo, nelle fasi a gironi, arrivando quasi a coprometterne il cammino. Raccattammo la qualificazione per un pelo!
E poi lo scandalo dell'eliminazione dell'under 21 grazie ad un var completamente assente e a una terna arbitrale sullo stile ipovedente, che ha negato gol, rigori e altre situazioni al limite. E quel gol enorme (altro che Muntari) negato contro la Francia, ci ha buttato fuori non solo dall'Europeo, ma anche dalla possibile partecipazione alla prossima Olimpiade a Parigi. Si vede che la sua amicizia con Ceferin ed Infantino, riguarda solo sul come danneggiare alcune squadre italiane, purtroppo comprese le nazionali: un misunderstanding!
Ma veniamo ora alla figura iconica di Aurelio De Laurentiis, detto De Lamentis, perchè avvezzo sempre a trovare scuse sulle sconfitte additando "papocchi" intrallazzi, lazzi e "Uè, ué, persino Pulcinella". Uomo di cinema, molto bravo nei panettoni natalizi, tramite i quali ha guadagnato quello che ha voluto.
Nel calcio ha avuto il merito di prendere il Napoli serie C, e dopo anni di lotte ai vertici, è arrivato quest'anno alla vittoria in campionato. E tanto di cappello, perchè la squadra è un gioiello di tecnica, forza fisica e godimento alla vista nel vederla giocare. Eppure, seppure vincente, il "pianto antico" lo attanaglia, arrivando a pretendere che gli si dia lo scudetto perso in albergo quell'anno in cui la Juventus riuscì a piantare lo sprint vincente, mentre loro erano già con le bottiglie di spumante in mano.
E comunque non si sa come, attorno a lui c'è terra bruciata, come se chi gli sta vicino all'improvviso non veda l'ora di scappare via da lui. E' successo con Marino, che da direttore sportivo gli creò un capolavoro di squadra, portandogli giocatori come Hamsik e Cavani. Eppure, dopo pochi anni, a ciel sereno, se ne andò improvvisamente sbattendo la porta. Ed in seguito altri soggetti se ne andarono sempre sbattendo la porta, come Higuain, e in seguito le polemiche non mancarono. Ultimamente, dopo un'annata splendida, dove tutto si sarebbe immaginato roseo e sublime, gli scappano Giuntoli e l'oggetto del contendere, il prode Luciano Spalletti. Giuntoli, non si lamenta, e nemmeno Spalletti, che però qualche malumore lo lascia filtrare. Però, da buon affarista, mette subito dei paletti, ovvero vuole monetizzare la situazione, come l'ebreo usuraio del negozio sotto casa. Allora cosa fa? Al buon Luciano gli fa firmare un contratto nel quale gli inibisce la possibilità di allenare per un anno qualsiasi squadra, una specie di patto di non concorrenza, mettendogli come penale, proprio quel premio scudetto che gli deve corrispondere, circa tre milioni di euro, a tranche di duecentocinquantamila euro al mese per un anno, dopo il quale gli effetti del contratto si esauriscono.
Si capirebbe se l'oggetto del contratto fosse allenare una squadra concorrente, ma la Nazionale, quale concorrenza ti pone? E poi, proprio come ex allenatore Napoli, potrebbe essere maggiormente propenso a convocare suoi ex giocatori, elevandone così la quotazione di mercato. Ma tanta è la voglia di lucrare, che alla faccia del patriottismo, cerca in tutti i modi di monetizzare al meglio. O rinuncia Spalletti, oppure glieli consegna la federazione. A questo punto, se la FIGC si lasciasse prendere la mano e pagasse la clausola al presidente napoletano, sarebbe una situazione di difficile comprensione per gli affiliati, che non possono permettere che un turpe mercato come questo si possa risolvere in codesto modo. Allora, le squadre che consegnano giocatori alle nazionali, con rischi infortuni, spesso debilitati da partite ravvicinate e ritorni con affaticamenti muscolari e di forma, cosa potrebbero obiettare? Che sono tutti dei fessi? Ma l'ultima riflessione la pongo sulla regolarità di un tale contratto. Possibile che sia valido giuridicamente? Possibile che non sia vietato da carte federali e quindi sottoposto ad indagine del tribunale sportivo? E' stato regolarmente depositato in Lega, come si prescrive nelle forme federali oppure ognuno fa come vuole? In caso di controversia giuridica con un tribunale ordinario, non si violerebbe la clausola compromissoria?
Ricordiamo che la Juventus ha dovuto sborsare settecentocinquantamila euro per chiudere una vicenda simile, con processi e titoloni sui giornali. Forse si applica una giustizia diversa? Le norme si interpretano per alcuni e si applicano per altri?
Il nostro calcio esce veramente sbiadito per non dire penalizzato da una simile vicenda, dove sembra che lo spirito sportivo e l'interesse comune siano andati a farsi "fottere".
Vero Chiné?
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