Sono deluso. Sono amareggiato. Avevo un’ottima visione del mondo dei media, ma consentitemi di affermare che buona parte di essi stanno intraprendendo una comunicazione esageratamente forte nei confronti di chi ha un parere diverso dal Loro.

Gradirei immediatamente chiarire un punto.
La Costituzione, entrata in vigore nel 1948, è la Magna Carta. E’ la Legge Fondamentale dalla quale il Nostro Diritto prende origine e al quale tutto deve sottostare. Non si può prescindere dall’atto che nella scala delle fonti occupa la prima posizione. Qualsiasi nuova creazione giuridica deve rispettarlo. E’ stato creato immediatamente dopo i 2 più grandi conflitti bellici della storia dell’umanità e risente in maniera netta della sofferenza da questi provocata negli animi.
I Padri Costituenti hanno prodotto un’opera intrisa di forza e di spiritualità
. In Questa è contenuto un capolavoro di filosofia e sociologia del diritto che vanta realmente pochi eguali. Il fatto che illumini la Giurisprudenza Italica da 72 anni mi pare sufficientemente esplicativo e qualsiasi ulteriore esaltazione risulterebbe vana o fuori luogo.

Il primo comma dell’articolo 21 della Costituzione recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Non si dimentichi mai che chi ha redatto questa Carta ha vissuto degli orrori terribili provocati dalla “follia” dell’uomo ed è stato ispirato dalla grande necessità che mai più si replichino simili situazioni. Lungi dal voler sottolineare che ora sia così. Fortunatamente siamo ben distanti da tutti i dolori che i nostri avi hanno dovuto patire a causa di alcune decisioni scellerate dei loro simili, ma non ci si deve mai dimenticare dei valori che hanno tramandato. Sino a che rientra nei canoni della legalità, l’opinione di un individuo è Sacra e Inviolabile.


Con questo preambolo non ritengo sostenere che a taluno sia stato impedito di esprimere le proprie idee. Tutt’altro. Si vive, però, quasi un clima di “caccia alle streghe”. E’ come se l’opinione di qualcuno fosse scorretta e negativa a prescindere.
Chiedo venia, ma non penso sia il giusto contesto per affrontare la tremenda lotta al covid-19. Si afferma costantemente di “stare uniti”. Ecco proprio per questo, si cerchi di ammorbidire i toni.
Quando il Presidente dell’Inter Steven Zhang tacciò il numero uno della Lega Calcio Dal Pino con l’espressione “clown”, si sollevò un coro quasi unanime di mancato gradimento per le espressioni forti utilizzate dal cinese. Ora in tanti rischiano di avvicinarsi al medesimo comportamento. Calma. Nessuno vuole il male altrui. La salute è il bene primario da tutelare. Lo sancisce pure la Costituzione. Mi pare che gli accadimenti della realtà vadano assolutamente ed esclusivamente in questa direzione. Non vedo la necessità di sostenerlo in modo, a volte, così autoritario.
Ieri sera seguivo uno dei tanti Speciali molto interessanti e ben costruiti che ultimamente sono in onda sulle reti televisive. Non era prettamente prima serata, ma Milano e Roma apparivano completamente vuote. Erano come Città morte, ferme e desolate. E’ corretto che sia così. La stragrande maggioranza delle persone ha compreso quale sia il comportamento da seguire. Il Popolo Italiano non è una massa omogena di egoisti sovente tacciati con il termine inaccettabile e fastidioso di “furbetti”. Certi sostantivi sono davvero svilenti di una cultura e di una Nazione che vanta eccellenze a livello mondiale. Ultimamente pare che queste siano esclusiva prerogativa dell’ambito sanitario. Non è vero. Non è così. Non è questo il messaggio che deve trasparire dal Nostro Magnifico Paese. Siamo molto, molto di più. Con un enorme grazie che viene rivolto al mondo della medicina, come a quello della farmacia sovente dimenticato nella lotta al coronavirus, vorrei ricordare anche le altre categorie di professionisti che continuano a sobbarcarsi il peso dello Stato Italiano. Si tratta dei panettieri, degli edicolanti, dei ristoratori che effettuano le consegne a domicilio, delle Forze dell’Ordine che pattugliano le Nostre strade, delle Guardie Carcerarie che si sono trovate ad affrontare la rivolta nelle prigioni, dei giornalisti che costantemente ci donano informazioni serie ed efficaci sullo svilupparsi dell’emergenza, dei volontari che decidono di aiutare in qualsiasi modo o maniera chi si trova in difficoltà, degli operatori dei supermercati, degli operai nelle fabbriche e di tutti coloro che nonostante quanto sta accadendo sono comunque sul posto di lavoro.
La loro opera è fondamentale. Senza di essi lo Stato non potrebbe reggere, ma troppo sovente finiscono nel dimenticatoio generale perché si ricorda solo chi opera all’interno dei nosocomi. So che la mia stima nei Loro confronti sarà completamente inutile e non porterà alcun conforto alle anime, ma sento troppo prepotente la necessità di esprimerla.

Il pensiero, poi, corre nella direzione dell’altra categoria di individui che ultimamente resta un po’ ai margini dell’interesse dell’opinione pubblica. Per carità, non è sempre così. Esiste anche chi è attento e prende in considerazione tale situazione, ma credo che la preoccupazione nei loro confronti potrebbe essere molto maggiore. Si tratta dei tanti piccoli artigiani o esercizi commerciali e degli altri imprenditori che sono alla base della nostra economia. Ne rappresentano il motore e sono in una situazione di piena sofferenza per le scelte, ahimè inevitabili, di un Governo che non ha potuto tenere altro comportamento per affrontare l’emergenza. Loro sono le vittime nascoste del covid-19. E’ necessario che le Istituzioni, e sicuramente staranno operando in questa direzione, si prodighino nella stessa misura con cui hanno operato contro lo sgradito ospite anche per tutelare una categoria che costantemente, con il duro lavoro, fornisce un contributo primario per il mantenimento del Nostro Paese.

Proprio da tale ultima analisi, mi riassocio al calcio.
Non voglio banalizzare e nemmeno ripetermi costantemente, ma il “mondo del pallone” è determinante all’interno dell’economia europea. Contribuisce a portare il pane sulla tavola di un quantitativo enorme di persone e recentemente viene trattato come l’ultimo dei problemi. Mi chiedo veramente quale sia il motivo e non trovo risposte. Ultimamente l’Uefa sta ricevendo attacchi da gran parte dei media italiani perché ha tardato troppo a sospendere Champions ed Europa League. Mi pare palese che non vi sia altra soluzione. Ammetto candidamente, come avevo già scritto, che sino a qualche giorno fa concordavo con i pochi che spingevano per proseguire l’attività. Stando ai dpcm emanati dal Nostro Governo e alle scelte degli altri Paesi Europei, pensavo che fosse plausibile continuare in sicurezza. Le recenti positività al coronavirus di più atleti e la quarantena forzata di intere squadre non possono che bloccare tutto. Non credo, però, che Ceferin abbia voluto agire soltanto in nome del “dio denaro”. Il Presidente dell’organo principale del calcio continentale avrà cercato sicuramente di bilanciare le tante necessità in campo e, state tranquilli, si arrenderà all’esigenza.
Leggo ora su Calciomercato.com dell’intervento di Giovanni Malagò, persona che stimo profondamente e che sta fornendo un contributo determinante per il rilancio dello sport italiano, ai microfoni di Uno Mattina: “Sento tante persone, senza specifiche competenze, che fanno previsioni e sostengono tesi. La palla è in mano ai tecnici: se il 3 aprile vedremo la luce in fondo al tunnel sarà possibile pianificare un nuovo calendario delle competizioni nazionali e internazionali, ma dipende da ciò che avverrà. Ad ora non è possibile prevederlo”. Mi sia consentito sostenere che non è un messaggio positivo soprattutto se affermato dal Presidente del CONI alias leader dello sport tricolore. Analizzando i suoi assunti nelle varie parti: “Sento tante persone, senza specifiche competenze, che fanno previsioni e sostengono tesi”. Ineccepibile e sottolineato da altri come Sarri e Klopp ma, si ritorna sempre al “problema” della libertà di pensiero. Credo che le persone abbiano il sacrosanto diritto di esprimere in ogni caso e legalmente la loro opinione. Ritengo che vi sia il dovere di ascoltarla e, da ultimo, la facoltà di tenerla o meno in considerazione. Prosegue: “La palla è in mano ai tecnici: se il 3 aprile vedremo la luce in fondo al tunnel sarà possibile pianificare un nuovo calendario delle competizioni nazionali e internazionali”. Molto bene e sono assolutamente certo che questi “tecnici” terranno in enorme considerazione la tenuta di un sistema che altrimenti rischia di crollare lasciando sotto le sue macerie migliaia di lavoratori che grazie a questo riescono a campare. Ancora: “dipende da ciò che avverrà. Ad ora non è possibile prevederlo”.
Signor Presidente, Lei è molto fatalista. Se non si può ipotizzare il futuro, significa che realmente lo sport è a rischio di collasso? Questa è la domanda finale. Il quesito principe al quale la mia disamina vuole giungere. Siamo davvero giunti a porre la nota dicitura “Game Over” su una delle strutture socio-economiche più importanti della storia dell’umanità e che esiste dal 776 a.c. quando vi fu la prima Olimpiade? Chiedo a Voi, ma la logica mi conduce piuttosto tranquillamente a pensare che fintanto che esisterà una forma umanoide, vi sarà pure lo sport. E’ l’attività che aiuta il fisico di restare in buona salute. La psiche, poi, ha assoluta necessità della serenità e, per molti, lo sport praticato o guardato rappresenta un istante di felicità e di gioia. “Mens sana in corpore sano”. Credo che dal numero 1 del CONI, avrebbe dovuto giungere un messaggio di grande speranza. Penso che questo mondo abbia operato fantasticamente con buona parte degli atleti che hanno manifestato la loro ineccepibile opinione spingendo le persone a restare in casa e rispettando le istruzioni delle Istituzioni. Nello stesso tempo, però, non basta affermare che “Andrà tutto bene”. L’essere umano è dotato di grande intelligenza e, se gli viene garantito che questo momento verrà superato, occorre dimostrarlo pure con i fatti. Come? Fornendo l’esempio e lo stimolo cioè programmando un roseo futuro.
Uefa e Figc opererebbero nella corretta direzione se iniziassero realmente a pensare, e sono piuttosto certo che lo stiano facendo, di riassestare i calendari agonistici, anche perché non ci si può dimenticare il grande paradosso. Se muore lo sport, chi vi lavora e ha lasciato che ciò accada, cosa farà?