Mi tocca rilanciare una banalità indispensabile: la fortuna è cieca...etc.etc.
Insomma, mi sono iscritto a questo blog con l'obiettivo di coltivare due distinte passioni: lo sport e la scrittura e di poterlo fare in totale tranquillità. Invece di sport non sono ancora riuscito a scrivere per via dell'emergenza che ci ha colpiti, proprio a cavallo della mia iscrizione e sinceramente non me la sento.
No, davvero, non cerco una scusa, sono sinceramente preoccupato.
Intanto, da un punto di vista della salute non ho ancora capito come considerarmi: vivo a Milano, arrivato da poco agli "anta" di terzo livello (cosa mi tocca scrivere per mascherare...) e quindi con non poche domande esistenziali (musica in sottofondo: "This is the end" dei Doors) a proposito del considerarmi o meno "a rischio". Ma oltre la salute (e forse più grave, chissà...) è che vedo poche altre persone considerare che qui, se continua così, il prezzo da pagare in termini sanitari sarà nulla a confronto di quello economico; mi sento solo, non sento commenti a proposito di fatti che invece mi sembra potranno lasciare uno strascico ben più drammatico.

Il Sole24 ore di qualche giorno fa scriveva che l'azienda della birra Corona, per assonanza del nome con il coronavirus (minuscolo, così lo sminuiamo) e le battute apparse sul web che legano le due cose, ha perso 280 milioni di euro di fatturato nel mondo (cambio sottofondo musicale e passo a Money dei Pink Floyd) e poi IATA annuncia cali enormi delle prenotazioni dei voli e, più modestamente nelle cifre, ma ben più vicino (anche al mio lavoro) risuonano allarmi di bar, ristoranti, alberghi e molto altro nel settore del turismo che hanno chiuso, stanno per chiudere, chiuderanno tra poco se continuerà ancora per qualche settimana questo andazzo (dico, il settore del turismo: qualcuno si sta chiedendo cosa potrà accadere a questo paese se dal resto del mondo cancelleranno l'Italia dalle loro destinazioni? Altro che coronavirus, moriremo per mancanza di sostentamento).

Così mi ritrovo con la metafora (anche questa così banale) di un angelo sulla mia spalla destra e del diavoletto su quella sinistra, perché la mia educazione cattolica ha sempre figurato - chisssà come mai - il diavolo con la sinistra, tanto che a me che iniziavo a scrivere con la sinistra hanno sempre detto che era peccato perché quella è la mano del diavolo. E l'angelo mi dice:"vedrai che anche se questo che sta accadendo è una sciagura almeno servirà perché le persone possano pensare di più al bene comune, si lascerà da parte l'egoismo, la conflittualità, la competizione e tutte quelle cose negative che pure fanno parte del codice genetico dell'uomo ma che arretrano di fronte allo istinto di conservazione della specie che porta a far risaltare la fratellanza ed i sentimenti". Beh, penso, ha ragione l'angelo: in fondo anche nella letteratura e nella filmografia dei "disaster movies", troviamo spesso buoni sentimenti ed è vero che nei veri momenti di bisogno viene fuori il "buono" di ciascuno di noi; forse anch'io ho esagerato nella mia preoccupazione e mi rimprovero per quell'ombra di cinismo che mi aveva assalito.

Cambio sottofondo musicale, passo a musica nera: Gil Scott Heron - Revolution will not be televised - e forza e voglia di evoluzione in miglioramento. E sono lì che sorrido dentro ed arriva "il sinistro", il diavoletto...lo guardo con aria seccata, sto per partire con un'argomentazione di prevenzione, ma lui è più veloce e comincia: "non è che penserai che le cose andranno così, vero? cioè, voglio dire, pensa alla "struttura" (parla un po' come i liceali degli anni 70) del pensiero...(non ho capito molto bene e rimango un po' basito) oh, insomma, la natura dell'uomo è e rimarrà egoista, non si faranno prigionieri, sarà una selezione naturale nella quale il più forte prevarrà schiacciando il più debole. Da voi, che siete una nazione anziana, i morti saranno più numerosi che altrove, chi avrà risorse economiche le utilizzerà per sottomettere quelli che ne resteranno privi, in pochi mesi ci sarà terrore di relazioni fisiche che creeranno sospetti di contagio; la popolazione dei ceti più poveri sarà confinata in quello che rimarrà delle attività commerciali (negozi e centri commerciali i cui resti diventeranno archeologia industriale) e tutta la vita quotidiana passerà attraverso il web".

Come al solito non ci capisco nulla. Ormai non si può neanche contare su contatti diretti di prima mano e chissà perché sono perseguitato dal terrore delle fake news anche in questo caso. Il mio principio di dubitare sempre prevale anche in questo caso e congedo angeli e demoni, peggio di Robert Langdon e Dan Brown...e ritorno al silenzio che mi stimola per un nuovo sottofondo musicale; ho bisogno di calma, devo riflettere ma ci vuole una pausa nel pensiero, devo tenere la mente orientata a qualcosa di meno impegnativo.

Scelgo gli standard di Keith Jarett e del "Trio" - My foolish things - tendo a concentrarmi sulla musica, ad assorbire questo fluido vitale che trasmenttono le note ed inevitabilmente ritorno all'origine, alla scrittura su di un blog che parla di calcio e di sport e mi ricordo che quello che volevo raccontare era di come ci si possa relazionare e mettere insieme un puzzle che dovrebbe comprendere:

- la salute pubblica e la guerra al virus

- un paese in emergenza

- il bene comune

- l'economia ed il benessere (e gli interessi economici)

- il campionato di calcio di serie A (e, di nuovo, gli interessi economici) e chi lo gestisce (o dovrebbe farlo)

- la passione degli appassionati e dei tifosi

Fuori dalla mia finestra piove (governo ladro? Famoso negli anni '70), la musica è perfetta e la mente può ondeggiare tipo "La tempesta"...
Il Bardo... siamo dunque condannati a rinunciare al "fubol"? Non potremo più scrivere sul blog di complotti e disonestà degli avversari, dopo che questa pratica liberatoria ha assorbito così a lungo e trasversalmente per età, ceto sociale, istruzione, cultura, provenienza geografica etc..."e stì cavolo di pietisti che per quattro vecchietti più di là che di qua la fanno tanto lunga: tanto sarebbero morti lo stesso... e intanto Juve-Inter non si è giocata e magari non si giocherà neppure la prossima domenica" (cit. dai commenti su questo sito).

Pensiamo al bene comune, mi viene da dire: se per qualche settimana non ci sarà la serie A che volete che succeda: riprenderà, no? Non sarà una cosa lunga... e se ne approfittassimo per riuscire finalmente ad andare - come Paese -, per una volta, in una direzione comune... sì, pensare al bene comune prima che a quello che piace a ciascuno di noi, magari persino con qualche rinuncia singola che dia, quale risultato, il meglio per tutti.

Poi mi ritornano alla mente le dichiarazioni del presidente della Lega Calcio: "devo tutelare la vendita di un prodotto e quindi non posso essere d'accordo nel giocare a porte chiuse" oppure " in Premier non fanno tante storie per rinviare delle partite perché si giocano tante coppe"... oppure "giochiamo lunedì perché l'ordinanza della regione termina domenica sera"... ovvero: il problema non è il virus. No, è peggio di così, è che proprio non sa fare il suo lavoro. Il prodotto che vende si svaluterà ancora di più con il rischio di giocare le partite quando tutto potrebbe essere già deciso. Le ordinanze terminano domenica, ma il rischio di contagio no; il virus non ha licenza di colpire solo entro le 24 di domenica e la situazione potrebbe richiedere una nuova ordinanza cautelativa e magari sarebbe nei compiti di un dirigente quello di guardare un po' più avanti e non stiamo rinviando delle partite perché ci sono troppe coppe, è un'emergenza nazionale. Sulle note di Autumn Leaves mi sono convinto che anche questo signore, come le foglie, tende a cadere dagli alberi: purtroppo non solo in autunno.

Incompetenza e superficialità. Certo, per rimanere alla sua citazione, se facesse lo stesso lavoro in Inghilterra questa mattina lo avrebbero cacciato con infamia per aver rilasciato queste dichiarazioni in un momento di emergenza nazionale. Per altro tutela un gruppo di signori che, comunque vada, dal virus non ha nulla da temere: non amano le regole, gestiscono situazioni che tutti sanno essere al di sopra delle loro possibilità e che "tamponano" con azioni lecite e meno lecite (plus valenze di calciatori, prestiti di calciatori, sponsorizzazioni da aziende dei loro gruppi in palese conflitto d'interessi - solo per citare le situazioni più scottanti) e in fondo, che il loro rappresentante dica, in questo momento, che ha un problema nella vendita del prodotto calcio con gli stadi vuoti non è che una conseguenza, tutto sommato logica, e fesso chi - come me - si aspetterebbe che fosse concentrato su priorità più vicine al bene comune.

Eppure... eppure non sarebbe impossibile. E' vero che nelle negatività è d'aiuto avere qualcosa che ci estranea, che ci permette di non pensare a nulla di negativo come avviene nelle due ore di una partita e so quanto è positiva l'atmosfera di uno stadio, quanta gioia e unione e condivisione si ottengono in quello spazio e non poterne usufruire è frustrante e rischia di riportarci alla negatività; ma se il pericolo - ed è sufficiente anche solo quello teorico - consiglia anzi, vieta questa eventualità, evitiamo di farne un terreno di scontro e polemica ed utilizziamo le energie positive che troveremmo allo stadio per un pensiero nella direzione del bene comune (se non altro per essere migliori di personaggi che stanno in alto in una gerarchia sociale, ma che davvero non meritano che ci interessiamo a loro).

Il mio stereo trasmette It's the end of world as we know it (and I feel fine) dei R.E.M. e ci credo: lasciamo che il modo come lo conosciamo finisca, forse ci sentiremo meglio davvero.