Vigilia di Champions in casa Juventus.

E, come ogni grande serata di coppa che si rispetti, i ballottaggi tengono banco su chi dovrà scendere in campo per fare fuori la grande sorpresa di questa edizione, che ha interrotto la dinastia blancos dopo i trionfi di Zidane e di CR7, che invece sarà in campo quasi certamente con la maglia bianconera, dopo aver tenuto in apprensione per settimane l’ambiente bianconero.

Ma chi accompagnerà il portoghese davanti? La freschezza di Kean, l’esperienza di Mandzukic e lo stato di grazia di Federico Bernardeschi (soprattutto dopo la prestazione monstre contro l’Atletico) paiono aver messo in secondo piano Paulo, sempre più ai margini delle scelte di Allegri.

Ora, il tecnico toscano potrebbe anche, per assurdo, sorprendere tutti e lanciare l’argentino titolare domani, ma non è questo il punto.
Il nocciolo della questione è che, per il bene della sua carriera, l’attuale numero 10 deve andare via da Torino. Sia chiaro, un calo in termini realizzativi, con la venuta di Cristiano Ronaldo, era preventivabile (Benzema docet).

Ciò che stupisce, però, è il fatto che il calciatore visto durante il corso di questa stagione è desolatamente spento, perennemente intristito e nervoso, privo della bellezza a cui ci ha abituato e che trasmetteva quando scendeva in campo negli scorsi campionati.
E’ come se non fosse integrato nel progetto emozionale che sta accompagnando la Juventus a stabilizzarsi sempre con maggior costanza nel Gotha d’Europa. Pare aver smarrito ciò che lo rendeva speciale, ciò che lo faceva sentire il sovrano di un popolo che si era appigliato alle sue fantasie per sognare in grande. Sì, perché fino a luglio lui era il Re, venerato dai sudditi bianconeri incondizionatamente, prima dell’arrivo del conquistador lusitano che lo ha trasformato in un semplice vassallo piombato nel più cupo Medioevo. Ha dovuto levare la corona dal suo capo e cedere lo scettro, divenendo un comprimario. Un gregario, un ricambio tra i tanti nell’ingranaggio offensivo che sembra avere un solo elemento imprescindibile: il nativo di Madeira.

Ma quelle prodezze confezionate nel quarto di finale contro il Barcellona datate 11 Aprile 2017, che hanno incantato l’Europa,  sono ancora vivide, rappresentano il vessillo che lo ha consacrato tra i top player nel suo ruolo e non si può accettare di vedere un talento così a freno tirato, così oscurato. Non se lo può permettere lui e non se lo possono permettere gli amanti di questo sport.

Ecco perché Dybala non ha alternative: deve lasciare quei territori che lo hanno consacrato e andare a cercare gloria altrove, a prescindere da chi condurrà la Vecchia Signora nella prossima stagione. E’ nel pieno della sua carriera e deve trovare una meta che sia congruente con la sua voglia di emergere: non importa se questa possa essere l’Inter, la Premier o cos’altro.

Tutto va bene, purché trovi una dimensione che ne esalti le sue caratteristiche, che lo renda protagonista, che lo faccia ritornare la vera Joya che ha fatto stropicciare gli occhi con le sue magie.