Nonostante in questi giorni l’argomento caldo da trattare rimane senza alcun dubbio il clamoroso tonfo della nostra nazionale contro la Macedonia del Nord, con il conseguente mancato accesso, per la seconda volta consecutiva, ai mondiali di calcio che si disputeranno in Qatar, proprio quest’anno, non potevo esimermi, da juventino doc, dall'esprimere le mie impressioni sulla questione Paulo Dybala e la sua conseguente rottura definitiva con la Juventus.
Come dicevamo, al termine di quasi due anni di ininterrotte trattative è accaduto davvero: le strade tra Paulo Dybala e la Juventus, dopo sette anni di militanza in maglia bianconera, si separeranno, consensualmente, al termine della stagione in corso. Un tragico epilogo che ha diviso i tifosi bianconeri tra chi sperava in una sua lunga permanenza come leader del futuro e chi invece si era ormai rassegnato ad una sua perdita definitiva, a parametro zero, pur senza aspettarsi un annuncio così improvviso, come un fulmine a ciel sereno, in un freddo giorno primaverile di fine Marzo in quel di Torino.

Una separazione figlia di valutazioni fatte nel tempo dalla società, dettate soprattutto dal rendimento, altalenante, del campione argentino, fortemente limitato, nell’ultimo biennio, da un’incredibile fragilità fisica che lo ha fortemente debilitato nelle sue prestazioni sul terreno di gioco, impedendogli, in qualche maniera, di poter dimostrare a pieno di meritare quel pesante numero dieci, che tanto ha voluto indossare, appartenuto a tutti i più grandi campioni della storia bianconera prima di lui.
Una scelta dunque dolorosa, ma che ha una sua logica ben precisa anche sotto il profilo squisitamente economico, soprattutto a causa degli insistenti giochi al rialzo fatti pervenire dell’entourage dell’asso argentino alla dirigenza bianconera. Ed è proprio per questo motivo che c’era da aspettarselo, in fin dei conti, soprattutto dopo le grandi manovre fatte nel corso della scorsa sessione invernale di calciomercato, dove difatti l’affondo decisivo dei dirigenti bianconeri per Dusan Vlahovic è stato un chiaro segnale eloquente su quella che sarà, da ora in poi, la strategia della Juventus per il prossimo futuro.

Quindi un netto cambio di direzione, quello intrapreso dalla squadra bianconera, in cui la società ha attentamente valutato la situazione Dybala, anche da un punto di vista della leadership, ritenendo che non fosse più quel tipo di giocatore adatto a cui poter affidare la Juventus del futuro. A questo proposito anche le parole del neo amministratore delegato bianconero Maurizio Arrivabene, rilasciate al termine dell’incontro con l’entourage della Joya, non lasciano spazio ad equivoci di alcun tipo sulla posizione netta assunta dalla società nei confronti del suo numero dieci:
È stato un incontro amichevole, chiaro e rispettoso, in cui abbiamo avuto un approccio molto sincero. Con l'ingresso di Vlahovic, Paulo non era più al centro del progetto e abbiamo preso questa decisione. L'arrivo di Dusan ha cambiato l'assetto tecnico della squadra e il progetto Juventus ha subito dei cambiamenti. Parte di questi cambiamenti riguardano il contratto di Dybala che non è stato rinnovato. Nessuno ha mai messo in discussione il valore tecnico di Dybala, ma i parametri a ottobre erano altri, c'erano delle considerazioni da fare sulle presenze, sulla lunghezza del contratto e altre di carattere economico. È importante sottolineare che la dirigenza non prende decisioni contro la Juventus, ma a favore della società”

Parole chiare, schiette e abbastanza crude che per certi versi possono apparire anche dure, ma Maurizio Arrivabene, soprannominato “Iron Mauri” ai tempi della Philips Morris per la sua inflessibile rigidità all’interno delle dinamiche societarie e per la grande cultura del lavoro, da quando è divenuto il nuovo amministratore delegato della Juventus non ha mai usato mezzi termini, nel rilasciare, soprattutto, dichiarazioni pubbliche, in merito alla questione Dybala.

Ha fatto intuire diverse volte, nel corso degli ultimi mesi, che il rinnovo sarebbe stato difficile da ottenere per l’argentino se non alle condizioni della Juventus. Un cambio di tendenza rispetto alla precedente gestione che francamente non può essere criticato più di tanto, anche al costo di perdere uno dei giocatori più importanti della squadra bianconera degli ultimi sette anni a questa parte. Ma come ha fatto ben intuire l’ad bianconero, le scelte, anche se dolorose come questa, vanno fatte per il bene e in funzione del futuro prossimo della Juventus senza alcun tipo di condizionamento, sia da un punto di vista affettivo che soprattutto di riconoscenza per un trionfale passato ma che rimane pur sempre passato.

Però è tornando puramente al rapporto tra la Juventus e Paulo Dybala che mi viene in mente una frase, pronunciata tanti anni fa, dall’indimenticato e compianto Avvocato Gianni Agnelli:
"Chi vuole rimanere alla Juventus, lo fa anche per un tozzo di pane
".

Dybala poteva rimanere, se avesse voluto, poiché la Juventus gli offriva le stesse cifre che pressappoco percepisce attualmente, o forse anche qualcosa di più con i bonus, quindi evidentemente non è stato solo un problema di intesa economica, ma dietro c’è sicuramente qualcos’altro, sintomo di un rapporto non più ottimale con la società e forse neanche con una parte della tifoseria bianconera, che cominciava da un po’ di tempo a mugugnare per i suoi continui problemi fisici e soprattutto per la sua incostanza nelle prestazioni offerte nei grandi appuntamenti. Quindi unafratturache non si è mai rinsaldata del tutto, nel corso degli ultimi anni, e per questo motivo forse le strade tra Paulo Dybala e la Juventus si erano già divise da tempo, senza nemmeno accorgersene, soltanto che nessuna delle due parti aveva avuto il coraggio di spingersi fino in fondo su questa definitiva rottura.

Certamente in questa reciproca decisione avrà influito anche qualche vecchia scoria non ancora smaltita, come quella di quasi tre stagioni fa, quando Dybala stava per essere ceduto al Manchester United in cambio di denaro cash più il cartellino di Romelu Lukaku. Un'offerta ritenuta congrua dalla società, per il valore del giocatore argentino in quel momento, subito però rispedita al mittente, non dalla dirigenza bianconera, ma dallo stesso Dybala che scelse di rimanere alla Juventus pur di giocarsi ancora le sue carte, nonostante oramai il suo talento fosse quasi totalmente oscurato dalla, “ingombrante”, presenza di CR7 all’interno della rosa bianconera.

Con il senno di poi, visto come è andata a finire la vicenda, sembra essere stata davvero un’occasione persa per monetizzare dalla sua cessione anche per via dell’alto rendimento avuto dall’attaccante belga, nel nostro campionato, durante la sua biennale esperienza nerazzura agli ordini di Antonio Conte. Ma il calcio è fatto così, con i se e con i ma non si va mai da nessuna parte e “domani” Paulo Dybala non sarà più un giocatore della Juventus, per questo motivo non mi sembra assolutamente corretto sminuire il campione che è diventato da quando indossa la maglia bianconera.

È arrivatopicciridduda Palermo, poco più che ventiduenne, e se ne va non soltanto da campione affermato, ma soprattutto da uomo maturo, infatti insieme abbiamo condiviso grandi successi, ma anche enormi delusioni come la finale di Champions League del 2017 contro il Real Madrid, in cui tutti i tifosi juventini, soprattutto dopo la sua splendida notte contro il Barcellona del grande Messi nei quarti di finali, speravamo in una sua definitiva consacrazione ma soprattutto in una sua grande partita per trascinarci finalmente ad una vittoria che manca e mancava da tantissimo tempo in quella “maledetta” competizione. Peccato non esserci riusciti insieme, forse sarà proprio quello, chissà, il vero rammarico che si porterá dietro, anche lui, quando smetterà di giocare per la Juventus.

Ma adesso che è libero di scegliere la sua prossima destinazione, non immagino ancora dove potrebbe accasarsi, nel mio cuore, come tutti i tifosi juventini d’altronde, spero non se ne vada proprio all’Inter, anche se in un calcio come quello attuale in cui le bandiere non esistono più, con la scusante del “professionismo”, non sarebbe nemmeno da escludere un suo clamoroso trasferimento all’odiata rivale nerazzurra visto che proprio Beppe Marotta lo acquistò dal Palermo per la Juventus.

Dunque difficile ma non impossibile anche se a livello economico, viste le elevate richieste, sembra davvero dura per qualsiasi altro club italiano, che non sia la Juventus, poterselo permettere al momento, ma come dice il detto chi vivrà vedrà e ad oggi tutto può ancora succedere nel suo futuro.
Però come dicevo poc'anzi, Dybala va ringraziato per quello che ha dato con la nostra maglia, indipendentemente dalla squadra che sceglierà l’anno prossimo, ha comunque fatto sempre il massimo quando è stato chiamato in causa e soprattutto quando il suo fisico lo ha messo nelle condizioni di mostrare il suo enorme talento sul campo.
Ha dimostrato, in ogni caso, nel corso del tempo, di amare la Juventus rifiutando anche delle richieste economiche faraoniche pur di rimanere, quindi non facciamo i tifosi irriconoscenti e per questo motivo quello che chiedo ai miei colleghi tifosi juventini e di non fischiarlo almeno da qui fino al termine della stagione. So che è difficile, dopo una così netta separazione, ma provateci fino a quando ancora scenderà in campo con la nostra maglia e soprattutto mettiamoci bene in mente che le storie finiscono, come la sua con la Juventus, ed era forse ormai giunto il momento di separarsi per il bene comune, perché in fin dei conti gli allenatori cambiano, i giocatori passano ma la Juve rimane sempre e comunque.

“Ciao Paulo è stato bello averti con noi, ti auguro il meglio e di dimostrare anche altrove il grande campione che sei diventato alla Juventus.”

Ad Maiora semper!
Ciccio