Pareggiare con l'ultima in classifica, per la prima della classe, dovrebbe essere motivo di preoccupazione e malcelata tristezza, roba da dormirci male per un paio di notti. Per molti milanisti questa notte andrà via così, lo so bene, ma vi dico che si tratta di uno stato d'animo sbagliato e totalmente fuorviante rispetto allo stato reale delle cose. Anzi, posso dire che è un modo dannoso di rapportarsi alla fin qui stupenda stagione rossonera: per fare il bene del Milan, bisogna essere chiari su aspettative e programmi a medio termine. Restando fuori, per quanto possibile, dal dolce mondo dei sogni impossibili: quei sogni che al risveglio fanno male

Il Milan che ha pareggiato 2-2 in casa del Genoa, dopo essere andato due volte sotto per i gol del mai-rimpianto-ex Mattia Destro (un grande classico), ha ottenuto il massimo risultato possibile, dopo aver sprecato tonnellate di occasioni nel match precedente col Parma: quella partita andava vinta e stravinta, questa probabilmente poteva essere persa e, saggiamente, bisogna accontentarsi del punticino portato in cascina. Non dico di essere felici, ci mancherebbe: dico solo che è così e, realisticamente, non poteva essere in altri modi. I motivi per cui un risultato tendenzialmente negativo va accolto senza eccessivi patemi d'animo, sono semplici e scaturiscono dalle tante, troppe assenze in casa rossonera, che partono dalla difesa (Kjaer, Gabbia e, all'ultimo minuto, anche l'affaticato Theo Hernandez), passano per il centro del campo (Bennacer, con Kessie in campo da diffidato) ed arrivano fino all'attacco (Zlatan Ibrahimovic, scusate se è poco).  Questo Milan è stato finora bello, sorprendente, effervescente ma anche leggero: osservando la composizione della rosa e la struttura tecnica complessiva, si può facilmente evincere come non sia stato progettato per sopperire ad assenze così pesanti senza subire contraccolpi a livello di prestazioni e, sopratutto, risultati. Quindi, se arrivi a Marassi senza la spina dorsale del tuo undici titolare, puoi pareggiare e devi accettarlo. Fine. Il giovane Pierre Kalulu, sostituto di Gabbia che già sostituiva il titolare Kjaer, pare ancora acerbo e (non si dimentichi) gioca fuori ruolo, quantomeno fuori dalla sua comfort zone: il ventenne francese è arrivato a Milanello come terzino di grande prospettiva, mentre oggi si ritrova a fare il centrale a causa della totale sfiducia di Pioli nei confronti di Duarte e Musacchio. Bisogna ringraziarlo ed applaudirlo per il gol del pareggio nel finale di gara, ma non si può evitare di sottolineare che Destro "gli salta in testa" sul gol del raddoppio genoano, oltre all'eccesso di disinvoltura in alcune giocate. Kalulu deve crescere, Kjaer deve rientrare quanto prima ma senza rischi eccessivi, la dirigenza deve trovare il modo di integrare il ruolo con un giocatore già pronto all'uso: come fu per Kjaer, un anno fa. Ante Rebic conferma per l'ennesima volta lo scarso feeling col ruolo di centravanti, come dimostra il tristissimo "zero" nella casella dei gol segnati in stagione. Anche oggi, il croato si è battuto senza remore ed ha sfiorato la marcatura, ma Perin gli ha negato la gioia di concludere al meglio una strepitosa azione individuale che avrebbe portato il Milan in vantaggio.  Rafael Leao, al rientro dal primo minuto, vive uno dei suoi periodi "ciondolanti", tipici di un calciatore dotato tecnicamente ma molto, forse troppo discontinuo nel livello delle prestazioni (anche all'interno della stessa partita): di lui, oggi, si ricorda solo l'atteggiamento indolente ostentato in giro per il rettangolo verde e l'ammonizione inutile sul gol del pareggio di Kalulu.  Urge il ritorno in campo di Zlatan Ibrahimovic, colui che risolve ogni problema recente dei rossoneri, ma urge anche l'insermento in rosa di una riserva "di ruolo" per il fuoriclasse svedese: come già detto, per sottolinearne l'assoluta insostituibilità, un calciatore che ne ricordi le sembianze e le movenze. Per la classe ed il carisma, purtroppo, nulla quaestio. Si aggiunga a queste considerazioni, come se non fossero sufficienti, che molti dei giocatori in campo hanno mostrato un evidente debito d'ossigeno, trovandosi a battere il ferro nel bel mezzo di una stagione che può già contare 21-dico-21 partite in meno di tre mesi, oltre alle Nazionali: un tantino troppo, che ne pensa la Federazione?  La breve sosta natalizia, tra una settimana, sarà d'oro e d'argento per i polmoni ed i muscoli di tutti.  E poi, si considerino anche le note positive di questa serata, che ci sono e vanno nel giusto modo enfatizzate.  Il Milan, anche oggi, non ha perso nonostante il duplice svantaggio. E sono ventiquattro risultati utili consecutivi in Serie A, come non capitava dal 1993 al Milan degli Invincibili di Fabio Capello: l’ultima sconfitta per i ragazzi di Pioli risale a oltre nove mesi fa, proprio contro il Genoa. I rossoneri sono andati in doppia marcatura per la quattordicesima partita consecutiva: si tratta di un record assoluto nella storia della Serie A, avendo superato il Grande Torino che nel lontano 1948 si fermò a quota 13. Hanno segnato due difensori, uno dei quali (Calabria) ha confermato il momento di grazia, inoltre il Milan è riuscito ancora a trovare un gol sugli sviluppi di un calcio piazzato (Kalulu all'83') dopo il colpo di testa di Theo Hernandez domenica scorsa. Merce rara, da queste parti.

E poi, non lo si dimentichi mai, il Milan è ancora primo dopo 12 giornate: un punto di vantaggio sulla fortunata (eufemismo) Inter che ha battuto il Napoli, quattro sulla Juve, cinque sui partenopei, sette sulla Roma e dieci sull'Atalanta (entrambe con una partita in meno), sempre dieci sulla Lazio.

Insomma, ci sono motivi per sorridere nonostante un mezzo passo falso in terra ligure: la corsa Champions è viva ed è l'unica corsa che il milanista responsabile deve provare a correre. Con un occhio avanti ed uno dietro.