Come accennato, dopo la gara contro il Lille, la partita contro il Verona non era considerata certamente semplice, ma richiedeva attenzione ed un Milan migliore rispetto a quello visto in Europa League.
La squadra di Juric in questa fase, insieme al Sassuolo, sorpresa del campionato, poteva vantare una classifica di tutto rispetto, dove spiccano i due pareggi con Roma e Juventus (la gara contro la Roma è finita, come sappiamo, con un 3 a 0 a tavolino per i veronesi, in attesa del ricorso dei giallorossi). E ieri, improvvisamente, si sono ritrovati avanti di due gol, dando l’idea di uscire da San Siro con lo scalpo del Milan.
Avremmo parlato di “Fatal Verona”, scomodando vecchi aggettivi che hanno contrassegnato la storia rossonera e sarebbe iniziata la seconda parte del processo sportivo nei riguardi dell’imputato Milan. Reo a quel punto di naufragare in balia di risultati non in linea con quanto fatto finora.

Invece, il Milan dal campo non è uscito sconfitto. E’ riuscito a raddrizzare una partita che, onestamente parlando, non meritava di perdere per quel che si è visto in campo. Certo, il Verona è stato bravo a cogliere le amnesie difensive e un pizzico di fortuna lo ha aiutato. Ma si sa, la fortuna aiuta gli audaci e fin quando hanno potuto non sono stati certamente remissivi.
Se il vantaggio iniziale nasce da un calcio d’angolo nel quale Barak è lesto ad anticipare i difensori rossoneri, nel secondo gol una deviazione di Calabria spiazza l’incolpevole Donnarumma e sancisce il 2 a 0 per i veronesi, che in venti minuti di gioco hanno fatto tanto con il minimo sforzo.
Il Milan in quei minuti non ha il giusto approccio alla partita e il doppio svantaggio suona come un campanello che sveglia dal torpore iniziale. Riesce ad accorciare le distanze, sempre su autorete, e in quel momento cambia totalmente l’inerzia della gara, che accende i riflettori sull’autentico protagonista della gara, nonché migliore in campo, ovvero Silvestri.
Il ventinovenne portiere del Verona si fa trovare pronto nelle varie conclusioni da parte di un Milan rigenerato e più delle volte salva il risultato.

L’intervallo è propizio per rifiatare e per riordinare le idee. Pioli infatti decide di mettere nella mischia Rebic al posto di Saelemakers, per avere più potenziale offensivo a disposizione. Ma a San Siro c’è un giocatore che sta facendo la differenza e che, nel momento in cui viene fischiato rigore a favore del Milan, prova anche a “condizionare” Sua Maestà Ibra dal dischetto. Lo svedese che non è tipo da farsi suggestionare sbaglia clamorosamente spedendo la palla in Curva Sud e sbagliando l’ennesimo rigore della sua stagione.
Pur conoscendo di come Ibra ami le responsabilità e che i rigori li sbaglia solo chi li calcia, sarebbe opportuno ricordarsi che il Milan possiede anche altri due rigoristi che hanno la fama di calciare bene dagli undici metri. Uno di questi è Kessiè che ha messo lo zampino per l’autogol del Verona e che fino all’arrivo di Ibra era il designato a calciarli. L’altro è Calhanoglu che si è dimostrato freddo nella notte di Braga, aiutando il Milan a raddrizzare la partita e a contribuire alla qualificazione ai gironi di Europa League.
Lo stesso Ibra a fine gara ha riconosciuto che forse è il caso di fare un passo laterale e cedere l’onere a Frank, aspettando momenti migliori per ripresentarsi.

Nel proseguo della gara Ibra continua la sua sfida personale con Silvestri e con tutto il Verona. C’è da dire che fino a quando c’era la marcatura di Magnani, lo svedese ha incontrato difficoltà impreviste. Il ragazzo ha giocato senza paura ed ha opposto resistenza, fino a quando non è dovuto uscire dal campo, vincendo scontri aerei e giocando una gara di personalità. Appena è cambiato il marcatore, Ibra è stato mattatore dell’area di rigore. Ha contribuito al gol di Calabria, annullato dal Var, per un suo tocco di mano nell’impatto con il difensore del Verona e il pallone. Ha preso l’incrocio dei pali a Silvestri battuto ed infine, su una sua conclusione respinta dal portiere, nel proseguo dell’azione trova il pareggio a tempo scaduto, salvando il Milan da una sconfitta che sarebbe stata immeritata, ma che avrebbe pesato nelle riflessioni post gara.

Ibra anima e cuore di questa squadra, nonostante la stanchezza che si è fatta sentire, riesce ad essere incisivo nonostante il rigore sbagliato. Pesano maggiormente le prestazioni sotto la sufficienza di Calhanoglu e di Bennacer.
Il primo deve ancora recuperare la forma migliore dopo l’infortunio, ma non dà mai l’impressione di vedere quel giocatore ammirato nel periodo post Covid. La faccia dice tutto nel momento della sostituzione ed il ragazzo sa di non aver giocato una buona gara. In aggiunta, conoscendo il carattere di Hakan, probabilmente la situazione del rinnovo non lo sta aiutando e potrebbe deconcentrarlo, il Milan dovrebbe sedersi al tavolo con il suo procuratore per risolvere definitivamente la situazione.
Bennacer, a differenza di Kessiè (migliore dei rossoneri), non è brillante come al solito, trotterellando in campo senza mai incidere nelle trame offensive del Milan. Un passaggio a vuoto che si sente quando Ismael non offre quelle prestazioni che hanno contribuito a far crescere la squadra nella fase di impostazione. E dire che il ragazzo fino a questo momento ha portato bene la “croce” essendo un punto di riferimento per i compagni, capace di prendersi la responsabilità nel farsi dare il pallone e impostare con cura.

Ma la gara di ieri che, alla luce dei risultati, ha permesso al Milan di rimanere in testa alla classifica e farlo fino alla ripresa del campionato, dopo la sosta delle nazionali, serve soprattutto a chiederci se sono stati due punti persi o un punto guadagnato.
La valutazione non può prescindere dal prendere in considerazione questo aspetto e anch’io non voglio sottrarmi nel dare il mio giudizio. Se dobbiamo analizzare la partita sul piano delle occasioni avute sono propenso nel dire che sono due punti persi. E’ vero che Silvestri è stato decisivo per far sì che il risultato non pendesse dalla parte dei rossoneri, c’è anche da dire che sono state troppe le occasioni, soprattutto il rigore, che andavano sfruttate meglio.

Se invece la valutazione si concentra sul fatto che il Milan era sotto di due reti contro un Verona che ha giocato meglio del Lille, che alcuni risultati della domenica sono stati favorevoli al Milan per la corsa Champions (è vero che hanno vinto Roma e Napoli, è altrettanto vero che Lazio, Atalanta e, perché no, Sassuolo hanno pareggiato le loro gare) ed infine che partite come quelle di ieri, in passato, non sarebbero mai state raddrizzate nel punteggio, allora potremmo parlare di un punto guadagnato.
Bisogna solo scegliere da che parte mettere il sassolino per fare un’analisi più completa. E non deve essere di inganno chi dice che il Milan non ha colto l’occasione per la fuga. Fuga da chi? Da Juve, Inter e Napoli che sono riconosciute, sulla carta, di aver qualcosa più del Milan?

Ripeto, il Milan sta raccogliendo quello che sta seminando ed il raccolto dice che ha otto punti in più della passata stagione, che se la può giocare e i complimenti, come quelli di Juric, fanno certamente piacere. Una gruppo che non molla mai e la reazione avuta è da grande squadra che, crescendo, può solo migliorare.
In aggiunta, ma non deve essere un alibi, la squadra sta iniziando a sentire la stanchezza del doppio impegno ravvicinato e lo stesso Ibra, che non è un più un ragazzino, riconosce che bisogna recuperare le forze e la sosta viene dunque al momento giusto.

Ora l’importante è ricaricare in fretta le batterie e migliorare nella fase difensiva, soprattutto nella parte relativa alle palle inattive. La squadra prende troppi gol e deve migliorare anche nelle “seconde palle”. La statistica dice infatti che nei calci da fermo sono arrivati, in campionato, sei degli ultimi 7 gol. Un problema da registrare in fretta perché dopo la sosta il Milan dovrà andare a giocare a Napoli, contro l’ex Gattuso, e sarà l’occasione di testare maggiormente dove potrà arrivare questo Milan.