Era il 10 febbraio 2018, andava in scena la 24esima giornata di campionato, e il Napoli con una prova di forza superava la Lazio in rimonta per 4 a 1, prendendosi la testa della classifica. Quella degli azzurri fu una prova sensazionale, quasi un’incredibile sincronia tra sport diversi (il fioretto e il calcio), sovente ai tempi del Sarri partenopeo.

Per commentare quella partita in un mio articolo su Il Napolista mi servii del pensiero di Einstein. Sì, perché il fisico tedesco fu il primo a capire che la durata di un fenomeno dipende dal sistema di riferimento in cui avviene la misura. Dunque, non è il fenomeno a rallentare ma il tempo a dilatarsi.
Perché risalire a questa teoria per parlare di calcio? Per spiegare il gol di Dries Mertens contro le aquile.

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Non fu una semplice marcatura, fu un’emozione, il prodotto di una delizia, la spuma dello champagne che trabocca dal bicchiere e ti fa sorridere. Un fenomeno calcistico, e temporale, durato dieci secondi, ma dieci secondi che inseriti nel sistema di riferimento, ovvero quel Napoli, si dilatavano, non allungavano la vita degli spettatori ma gliela allargavano.

Sembrerebbe anche estemporaneo adesso parlare di quella rete, ma oggi ricorre il compleanno del folletto belga e quando pensiamo a lui non possiamo che pensare alle magie alle quali ci ha fatto assistere in questi anni. Al genio applicato al calcio, quello che si fa fatica a spiegare, perché questo è il Mertens che abbiamo conosciuto, uno ragazzo che fa ciò che gli altri non pensano o pensano ma credono sia impossibile fare.

Quella con Lazio fu un’epifania corale ma per omaggiarlo prenderemo in rassegna i migliori colpi venuti fuori soltanto dal suo di genio, racchiuso in due piedi, le penne che scrivono la favola belga raccontataci in questi anni da un ometto di circa un metro e settanta.

Lazio vs Napoli: 1 – 4 (2017)

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Sarà il destino, sarà che trattare Mertens senza far riferimento al genio è impossibile, o lo è almeno per me. Da un Napoli vs Lazio 4 a 1 che passa attraverso l’interpretazione di un genio tedesco, ci ritroviamo ad un Lazio vs Napoli, risultato invertito che non cambia nella sostanza, dove la voce del padrone ha ancora accento fiammingo ed è traducibile con: “Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione”. Pallonetto da posizione defilata e il numero 14 che realizza uno dei gol più belli dell’ultimo decennio di A.

Napoli vs Torino: 5 – 3 (2016)

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“Ancora Mertens. Non è vero! Non è vero! Fa crollare il San Poolo con il cucchiaione. Poker di Mertens, dieci in campionato, cinque per il Napoli. Mamma mia!” – “E sette in una settimana. Ma di che parliamo? Madre de Dios! Direbbero in Argentina “vaselina”, perché così li chiamano i pallonetti come l’ha fatto Mertens. Chi li faceva qui al San Paolo? No ricordamelo, ricordarmelo te.” – “Tale Maradona”.

Trevisan e Adani commentano il gol per noi, da aggiungere non c’è quasi niente. O forse, per vezzo, qualcosa da aggiungere c’è. C’è dell’inspiegabile: l’equilibrio sull’orlo dell’impossibile. L’apertura di un nuovo confine a Fuorigrotta, una nuova strada, che poi è vecchia di trent’anni, costruita sotto l’impero argentino che ha colonizzato Partenope. La razionalità corre da un genio di matrice teutonica (Einstein) ad uno che proviene dalla terra del fuoco (Maradona), la linea che intercorre tra i due esiste grazie al 14 che unisce i punti con le sue traiettorie.

Napoli vs Inter: 4 a 1 (2019)

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Finale di campionato dell’anno scorso. L’Inter di Spalletti è umiliata al San Paolo, nonostante sia alla ricerca degli ultimi punti disponibili per accedere alla Champions. È una delle prestazioni di spicco dei partenopei targati Ancelotti. È la notte della consacrazione di Fabian Ruiz, della conferma delle qualità balistiche, e non solo, di Zielinski, ma soprattuto dell’idolo dei tifosi: Ciro. Ciro che riceve palla al limite dell’area e ha poco spazio, circa venti centimetri. Era il tempo a dilatarsi, ora è lo spazio. Esecuzione rapidissima, sfera calciata in diagonale ad uscire: solo a dirlo viene difficile. Handanovic battuto. Stupendo.

Genoa vs Napoli: 2 a 3 (2017)

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25 ottobre 2017, il Napoli va a Marassi e come da consuetudine la partita col Genoa ha il sapore dei fuochi d’artificio, che per i rossoblù significano fine dell’estate e per gli azzurri “ferragosto”. La squadra di Sarri ribalta quella di Juric, passata in vantaggio con un gol di Taarabt. Manco a dirlo Mertens ne fa due, sono belli entrambi ma il primo ha un coefficiente di difficoltà altissimo. Innanzitutto il tempo, torniamo sempre qui, passato tra lo stop e il tiro è di 68 secondi (impressionante!), e poi c’è il controllo orientato di suola destra, ovvero con il piede più vicino al pallone, che non scappa verso l’esterno, resta lì per essere colpito di sinistro, finisce sotto la traversa e in porta. Magia.

Napoli vs Barcellona: 1 a 1 (2020)

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L’ultimo gol del Napoli in Champions in assoluto, parla naturalmente fiammingo, ancora. È un gol meno spettacolare ma essenziale. Essenziale per le sorti degli azzurri in Europa, se ancora ci sarà un Europa del calcio in questa stagione. Essenziale nella forma, è la classica rete a giro, con il piede che va sotto la sfera per farla alzare e mettere fuori gioco il portiere. Il portiere è Ter Stegen, il migliore in circolazione, che resta immobile, come noi, ad osservare la perla, ennesima, di Dries Mertens, il folletto venuto in Italia per tenerci gli occhi aperti e dimostrarci che la magia non esiste, o almeno, non esiste al di fuori del calcio.

Come direbbe Einstein, per tornare la punto di partenza, “tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa”. Lo sprovveduto è Mertens, e a lui vanno i nostri auguri.