Bisogna fare 2 conti in tasca a Doyen Sports. È uno strano «animale» che vive tra calcio e finanza, si ciba di cartellini di calciatori, influenza il calciomercato e, come una banca, finanzia i club. Ci vuole grande e agile liquidità per farlo. Da dove vengono i capitali? Nelio Freire Lucas, 35 anni, è la «faccia» conosciuta di Doyen. Amico e consulente di Adriano Galliani e di Bee Taechaubol (l’aspirante socio al 48% del Milan), gestisce anche società a Panama, la terra promessa di chi vuol far perdere tracce societarie e fiscali. Un trentenne turco, sconosciuto, è apparentemente il dominus del sistema Doyen. Il cassetto dei segreti societari è in mano a un gruppo di fiduciari svizzeri. La trasparenza è optional. A cominciare dalla società chiave: Doyen Sports Investments di Malta, il fulcro delle operazioni nel calcio. Si legge dal sito di Doyen Sports: «Siamo una controllata della multinazionale “The Doyen Group” che muove miliardi di dollari nel mondo in settori come petrolio, gas, miniere, energia, costruzioni...». Andiamo all’indirizzo web (www.doyen-group.com) di questo gigante: un’unica triste paginetta senza indicazioni utili su chi siano e dove siano. Il Corriere ha rivolto alla Doyen Sports domande specifiche sulla holding del gruppo, i suoi azionisti, la sede, gli amministratori, i bilanci e i fondi di investimento. La risposta è molto generica: «Doyen Sports fa parte della holding multinazionale Doyen Group che ha interessi in settori come energia, costruzioni e turismo. Gli investitori sono privati cittadini che non vogliono comparire ma le autorità preposte sanno tutto». Lo ripetiamo: di questa «holding multinazionale Doyen Group» non c’è traccia . Il business. Doyen finanzia o ha partnership con molti club (Atletico Madrid, Porto, Santos, Siviglia eccetera) e ha investito (con lo strumento della Tpo, Third party ownership che la Fifa ha bandito dal 1° maggio) nei cartellini di decine di top player, compreso Kondogbia. Altre stelle (Neymar, Iniesta, Xavi) sono legate da rapporti d’affari. La Doyen Sports di Malta nasce nel maggio 2011, la londinese Doyen Capital (bilancio scarno, nessuna controllata) subito dopo e contestualmente spuntano come funghi società satellite a Panama gestite da Lucas. Oggi la maltese ha una struttura finanziaria ridotta all’osso, con 240 euro di capitale versato. Non risultano bilanci depositati. Ma dal cassetto dei fiduciari spuntano i nomi dei due azionisti anch’essi maltesi: Benington Group (80%) e Wood, Gibbins & Partners (20%). Stessa inconsistenza patrimoniale ma tracce di un finanziamento a lungo termine da 19 milioni alla Benington (ignota la provenienza) oltre a documenti che indicano il turco Malik Ali (31 anni) proprietario al 100% di questa società che controlla l’80% di Doyen Sports. Malik Ali? Nessuna informazione attendibile. Forse un prestanome che poi ritroviamo anche nella Doyen Capital di Londra. E la Wood, Gibbins che ha il restante 20%? È posseduta per conto terzi dalla Credence Holding, una fiduciaria maltese che la Veco Group di Lugano (consulenza fiscale e finanziaria), offre a clienti che esigono massima riservatezza. Sempre sotto il cappello della Credence è nata anche la Doyen Sports Investments 2. Ma in nessun caso si rintracciano le caratteristiche tipiche dei fondi di investimento, nonostante Doyen si definisca tale. Sembra più che altro un sistema di scivoli societari lungo i quali scorrono, senza «fare» bilancio, i soldi destinati ai singoli affari. Claudio Tonolla e Alessandro Lardi, due manager della Veco, siedono in posti chiave della galassia Doyen. Veco ha molti clienti italiani a Lugano, dove qualche volta hanno bussato anche le nostre autorità: o perché lì erano gestite alcune holding off shore di Fininvest, o per le indagini sull’ex ministro Clini, oppure per l’inchiesta Menarini su una presunta evasione e riciclaggio che, tra l’altro, è costata al numero uno di Veco, Roberto Verga, un patteggiamento di alcuni mesi. Curioso notare che la Doyen ha condiviso la sede a Malta con diverse società di scommesse sportive online. A Londra, invece, la gestione è affidata a un certo Refik Arif, 54 anni, kazako. «International trader» è scritto sulla carta d’identità. Lui e il turco Malik hanno prestato 20 milioni di sterline alla Doyen Capital. Il cognome Arif conferma il coinvolgimento della famiglia di Tevfik Arif, 62 anni, un kazako straricco che è stato dirigente statale nell’ex UNI0Ne Sovietica e poi si è dato allo sviluppo immobiliare, anche a New York. Dunque i soldi viaggiano, la Veco di Lugano costruisce le coperture societarie e la Doyen fa girare i capitali nel mondo del calcio. Centinaia di milioni, un turco (prestanome?) là in cima e Nelio Lucas che indirizza il mercato del Milan. Quando non deve occuparsi di quelle strane società a Panama .