Sette patite in serie A, due in Champions League, con un bottino complessivo di sette vittorie e due pareggi, con relativi primi posti in classifica di campionato e di Champions.
Un ruolino di marcia di tutto rispetto, se si considera pure che tra le sette partite di campionato, la Juve ha già incontrato Fiorentina e Inter fuori casa e il Napoli in casa, e in Champions è già andata al Wanda Metropolitano.
Eppure, negli ultimi giorni che prevedevano l'inizio della stagione, molti addetti ai lavori, giornalisti, opinionisti e alcuni tifosi, già ne cantavano inni funebri. Addirittura c'era chi si era immaginato delle "figuracce" per Sarri e la Juventus. Dalle prime uscite stagionali, subito a dire che la mano di Sarri non si vedeva per nulla, mentre quella di altri allenatori era già ben chiara.

A dire il vero, che un cambio di filosofia, di metodo di lavoro radicale, dopo cinque anni, potesse portare a qualche difficoltà iniziale, ne ero abbastanza consapevole, come è giusto e normale in un processo di cambiamento, ma da qui ad aspettarsi figuracce ce ne passa. In fin dei conti è sempre della Juventus che si stava parlando, la squadra più forte d'Italia e ancora oggi può vantare una rosa, che per numero e qualità non ha rivali, solo i pochi stimoli avrebbero potuto dare speranze ai rivali, ma anche sotto questo punto di vista la Juve è brava a crearsene ogni anno di nuovi.

In cosa è stato bravo Sarri? A mio avviso Sarri è stato bravo a non voler stravolgere completamente la Juve in pochi giorni o mesi, ha chiarito sin da subito che avrebbe avuto bisogno di dare un'idea di gioco, che lui aveva in mente, e che avrebbe pian piano perfezionato, ma intanto aveva bisogno di certezze e di un gruppo di giocatori su cui puntare sicuro, dare le basi e poi pian piano inserire altri giocatori. Si è affidato all'esperienza di gente come Pjanic, Kedira e Matuidi in mezzo, e a Chiellini e Bonucci dietro, poi l'infortunio di Giorgio, ha obbligato ad accelerare i tempi di De Ligt.
Non si tratta di miracoli o di chissà quale scienza astrale, ma semplicemente di "semplicità", cioè di non voler a tutti i costi stupire e partire a mille con esperimenti estremi, ma di cercare di prendere la Juve per mano e di iniziare ad accompagnarla su un nuovo sentiero, pian piano senza estremismi. E così, la calma, la pazienza, con giocatori di estremo valore tecnico, professionale e umano, hanno fatto sì che i risultati arrivassero anche prima del previsto.
Ovviamente siamo ancora lontani dal poter dire "ecco la Juve di Sarri", ma sicuramente quello che si è visto, fino a qua, col Napoli, con l'Atletico e soprattutto domenica sera a San Siro contro l'Inter, danno l'idea di dove può arrivare la squadra. Non sarà mai una copia del Napoli, semplicemente perché gli interpreti sono diversi, non migliori o peggiori, ma solamente diversi, per caratteristiche, e di conseguenza, vedremo una squadra nuova e diversa, che cercherà di mettere in pratica le idee del mister. Non mancheranno le difficoltà, i passaggi a vuoto, i momenti difficili, ma l'idea è quella giusta e va perseguita assolutamente.

Non rinnegherò mai Massimiliano Allegri, che come uomo e profilo in generale rappresentava, per il sottoscritto, l'ideale dell'allenatore, che ci ha preso all'ultimo quando qualcuno se ne andava a seguire il propio smisurato ego, e ci ha portato a livelli di competitività impensati, con successi in continuazione, lo ringrazierò per sempre e da me, se e quando, verrà allo Stadium da rivale avrà sicuramente applausi, ma ciò che ho intravisto quest'anno con Sarri, onestamente non lo avevo mai visto prima.
Vinceremo? Non lo so, sicuramente la società ha fatto la sua scelta, ha scelto di provare a continuare a vincere, ma attraverso un percorso diverso, e anche per questo, questa società avrà sempre il mio supporto, anche se non arriveranno, da subito, i risultati previsti. Per il momento posso solo congratularmi con Sarri e per l'inizio e per il modo.