Sono passati quasi tre anni da quel 13 novembre del 2017, ritenuto, secondo l'opinione di molti, il punto più basso toccato dalla nazionale italiana di calcio, nonché uno dei giorni in cui essere italiano non è poi così bello, almeno per quanto riguarda l'ambito sportivo, che è quello che ci interessa in questo articolo.                                                                                                                                                             
Un anno dopo, il 14 maggio 2018, Roberto Mancini viene nominato nuovo commissario tecnico della nazionale, dopo la breve parentesi che aveva visto coinvolto l'ex allenatore della Spal Gigi Di Biagio, in sostituzione al mediaticamente crocifisso Giampiero Ventura. A distanza, come già detto, di quasi 3 anni, il lavoro svolto dall'ex calciatore di Sampdoria e Lazio, sembra essere più che soddisfacente, con una nazionale che ha ottenuto il record di 11 vittorie consecutive (prima di allora il record di successi di fila era detenuto dall’Italia targata Vittorio Pozzo). Volontà della sorte, ieri sera il primato si è arenato a 11 proprio per merito dell’avversario contro il quale il 15 novembre dello scorso anno veniva ‘’stracciato’’ il traguardo sopracitato. Tuttavia, più che sull'immediato, e quindi la partita di ieri e in generale le competizioni prossime, in questo articolo proveremo ad analizzare le prospettive future della squadra.

Nonostante i grandi risultati precedentemente citati c'è ancora chi afferma che questa squadra non abbia nulla a che vedere con il passato dell'Italia, che non solo non è alla portata attuale, ma non lo sembra nemmeno per il futuro. Difficile, a tratti impossibile, tracciare un quadro futuro della nostra nazionale, ma ci proveremo, soffermandoci nello specifico su quello che riguarda i giovani talenti, e quali di essi possano rappresentare concretamente dei capisaldi per gli anni a venire, oltre che dei calciatori influenti nel panorama mondiale.

Per quanto riguarda la porta, la posizione tra i pali di Gianluigi Donnarumma sembra blindata per lungo tempo, al netto di complicazioni, con buona pace degli altri giovani estremi difensori nostrani, fra i quali citiamo un Meret che ha avuto qualche difficoltà nell'ultima stagione a Napoli, perdendo la titolarità, un Cragno in grande ascesa a Cagliari e un ottimo Audero forse troppo sottovalutato, così come Gollini. Di questi mi sento di affermare che soltanto Donnarumma possa affermarsi come un calciatore di livello internazionale, anche se di strada deve ancora farne per raggiungere i migliori, senza scomodare ovviamente Buffon per un paragone che farebbe sfigurare moltissimi portieri del presente e del passato.

In difesa la situazione risulta un po' più complessa: con il recente addio di Andrea Barzagli e gli altri due membri della BBC a fine carriera, soprattutto Giorgio Chiellini, non convincono particolarmente le nuove leve. Il capitano del Milan Alessio Romagnoli rappresenta un calciatore di grande affidabilità, sebbene con qualche dubbio riguardo al suo valore assoluto, mentre Bastoni risulta un ottimo talento ma un paio di stagioni in Serie A, di cui l'ultima ad alti livelli, è troppo poco per delinearne il futuro. Sul centro-destra la situazione è più complicata, con un Gianluca Mancini che a Roma, seppur protagonista di una buona stagione, non è sembrato il difensore che si prospettava all'Atalanta, così come l'ancor più deludente Caldara, martoriato fra l'altro dai problemi fisici. La più grande delusione è rappresentata però da Daniele Rugani, che sembrava rappresentare il futuro della Juve, salvo mai prendersi una maglia da titolare: non è un mistero che la Juve abbia deciso di puntare sulla coppia De Ligt-Demiral per il futuro, dopo che nelle idee vi era di comporre il duo Rugani-Caldara. Relazione ai terzini fra i vari Spinazzola, Emerson, Di Lorenzo, non di certo fenomeni, oltre che non giovanissimi, annoveriamo i deludentissimi milanisti Calabria e Conti; molto criptico anche il potenziale di Luca Pellegrini, di cui non si conosce nemmeno l'immediato futuro.

Il centrocampo è forse il reparto con le maggiori prospettive: se per Tonali vale lo stesso discorso fatto per Bastoni, Barella ha dimostrato di poter essere un titolare fisso dell'Inter, così come Lorenzo Pellegrini si propone di rappresentare il futuro della Roma, se per Sensi sono stati decisivi i troppi infortuni, per Locatelli lo è stata la continuità con cui è stato lanciato da De Zerbi, mentre Gaetano Castrovilli ha mostrato discreti numeri a Firenze. Non sembrano invece calciatori da grande squadra Gagliardini e Cristante dopo l'exploit con Gasperini. Di questi, tra i vertici bassi Tonali sembra il possibile titolare, anche se ha tutto da dimostrare, mentre forse sottostimato Locatelli per il passato deludente in rossonero. Barella si prospetta come detto un possibile centrocampista tra i migliori anche a livello europeo, così come Lorenzo Pellegrini, maggiori dubbi invece sull'effettivo valore di Sensi ad alti livelli.

Sugli esterni partiamo con l'analisi di Nicolò Zaniolo, considerabile anche come mezzala: da molti osannato come un futuro campione, da altri ritenuto un ''fuoco di paglia'', a mio avviso il suo potenziale potrebbe portarlo ad essere uno dei migliori nel suo ruolo, qualunque esso sia. Chiesa sembrava essere destinato non solo a raccogliere l'eredità del padre, ma anche a superarlo, ma forse su di lui si è davvero un po' esagerato, definendo appunto come un potenziale fuoriclasse, quello che a mio modo di vedere non andrà oltre essere un calciatore di ottimo livello. Orsolini e Politano non sembrano poter andare troppo oltre il loro attuale valore, così come Domenico Berardi, che si è finalmente affermato con continuità nel Sassuolo; un capitolo a parte merita Federico Bernardeschi, non di certo un calciatore da Juve, ma neppure così ''scarso'' come rispecchia il bassissimo livello delle sue ultime prestazioni, in un ambiente in cui ormai sembra psicologicamente bloccato.

Il capitolo attaccanti si apre con Andrea Belotti, centravanti completo capace di segnare ogni anno un buon numero di gol in Serie A, che per amore della maglia granata ha rifiutato palcoscenici migliori con la conseguente poca considerazione della massa: il ''gallo'' può corrispondere all'identikit del bomber della nazionale italiana per i prossimi anni. Un sacco di talenti incompiuti tra gli altri attaccanti azzurri, con i due ''canterani'' d'eccellenza di Milan e Juventus, Patrick Cutrone e Moise Kean che hanno fallito l'esperienza all'estero, ma che con una rinnovata fiducia potrebbero dimostrare il loro valore, mentre l'altro primavera rossonero Andrea Petagna non più di un buon attaccante; menzione per un altro ''esterofilo'' forse un po' troppo osannato per qualche gol in giovanissima età (terzo più giovane marcatore della storia della Serie A a 16 anni e 72 giorni e più giovane ad aver mai realizzato una doppietta a 17 anni e 104 giorni).

In ultima analisi non possiamo effettivamente prevedere quale futuro avrà questa nazionale, ma il bilancio finale parla di un’ottima generazione di calciatori, anche se pochi di questi sembrano poter ambire a palcoscenici di massimo livello.