La fotografia del match di ieri è un fotogramma del 75°, quando la telecamera si è soffermata sullo sguardo stravolto di Rade Krunic. Il bosniaco era stato fin lì protagonista di una prestazione della quale si poteva salvare solo l'impegno, ma del tutto priva, non dico di efficienza, ma addirittura di efficacia. Un ragazzo serissimo, ma allo sbando perfino più di Ballo-Touré, altro pesce fuor d'acqua della serata. Krunic non ci ha capito nulla del match di ieri, sempre a metà strada fra palloni e avversari che andavano per conto loro, ignorando con sadico disprezzo il bosniaco e il suo dramma. E non date la colpa all'inesperienza, perché se è vero che non è un veterano della Champions, va anche detto che è un classe '93 e nazionale bosniaco con una ventina di presenze nella rappresentativa del proprio paese. Qualcosa sa, insomma, di contesti internazionali. Le numerose assenze e la forma incerta di alcuni compagni al rientro ne avevano reso necessario l'impiego, su questo non si discute, ma al 75°, sul risultato di 1-0 per il Porto, Krunic non doveva essere più in campo da un pezzo, perché al 60° c'erano state delle sostituzioni strategiche sullo 0-0, quando tutto poteva ancora succedere.

Torniamo con la mente al quarto d'ora della ripresa, quando Pioli decide di far entrare Ibra, Kalulu e Bakayoko. L'ingresso del totem ivoriano solo a mezz'ora dalla fine è corretto, in quanto, come Ibra, è reduce da un'assenza e il suo impiego deve essere graduale. Ma nel momento in cui entra, non può che essere al posto di Krunic, del tutto allo sbando. Se dopo la giostra dei cambi non c'è più Tonali, invece, uno dei meno peggio, mentre il bosniaco è ancora lì a impazzire, possiamo ben dire che è stata commessa un'offesa alla dea del calcio Eupalla. La divinità ha protetto i rossoneri per un'ora facendo tirare il Porto più di 10 volte in maniera pericolosa, ma sempre imprecisa. Quando vede i cambi, invece, la prende molto a male. Poco dopo, infatti,il Milan si sfalda, grazie anche a un errore del signor Brych che convalida la rete avversaria, nonostante un fallo al limite dell'area di rigore di Mehdi su Bennacer. La scorrettezza è chiara, anche se non clamorosa, ma il tedesco pensa, seppure a torto, che Bennacer si sia lasciato cadere. Eupalla sorride sadica, perché è molto irritata con il Diavolo scriteriato che non ha approfittato di un'ora abbondante di protezione della sorte.

Vediamo di charire le cose su Krunic. Il bosniaco aveva giocato bene lo spezzone di partita contro il Verona, dimostrando di essere un ragazzio serio, bravino e di meritare il ruolo di riserva. Ma una cosa è giocare contro il Verona già stanco per una prima fase di corsa a 1000 km/h, altro è giocare dall'inizio a Oporto contro una formazione che solo poche settimane fa ha estromesso la Juventus dalla Champions. Come detto prima, nulla da eccepire sul suo impiego, viste le assenze e i giocatori non al 100%, ma nel momento in cui si ritiene che Bakayoko possa disputare i 30 minuti, è proprio quello il momento di salvare il povero Krunic dalla débacle.

E' evidente ormai che gli errori periodici di Pioli (non continui, ma periodici, quasi come bollette in scadenza) non sono da imputare a incompetenza. Il tecnico dimostra molto spesso di essere intelligente e preparato. E' legato, tuttavia, in maniera quasi maniacale, di certo cocciuta, ad alcuni pretoriani o a certe valutazioni tecnico-tattiche. Se si rivelano inadeguati alla prova dei fatti, rifiuta di ammetterlo, sperando sempre che i fatti gli diano ragione. Il quarto d'ora della ripresa, con la squadra che aveva tenuto il pareggio coi denti, era proprio la finestra, non solo ideale, ma anche estrema, ultima, per correggere la zoppia iniziale resa necessaria dalle assenze. Pioli non si è rassegnato all'dea di considerare Krunic la causa della zoppia, come spesso gli accade e gli accadrà ancora. Del resto, se Hauge non ha giocato più dopo aver salvato la partita contro la Sampdoria, ricordo che erano i primi di aprile, Krunic può rimanere in campo fino all'80° a metà ottobre, anche se è in pieno marasma. Il principio è lo stesso, le preferenze e le valutazioni del tecnico vengono prima della realtà.

Forse il Milan avrebbe perso ugualmente, ma l'errore, in un momento in cui tutto era ancora a portata di mano, è stato gravissimo, come l'inserimento di un Giroud a pezzi contro l'Atletico nel momento topico del match, sempre il fatidico quarto d'ora del secondo tempo. E' stato sbagliato non sostituire Krunic dopo un'ora, come era stato sbagliato far entrare il centravanti francese contro i madrileni, sempre dopo un'ora. In tutti e due i casi, erano giocatori che il tecnico voleva a tutti i costi in campo e ha insistito nel vederli lì contro ogni logica.

Conceiçao ha schierato il Porto altissimo, con la linea della difesa quasi sulla metà campo nei momenti in cui i rossoneri ripartivano dalla loro area. Non solo, ma i portatori di palla del Diavolo venivano subito aggrediti in pressing all'uscita dall'area di rigore e, quando ciò avveniva, c'era sempre qualche lusitano a bloccare le vie di comunicazione con i compagni non in possesso della sfera. Il Milan delle riserve è andato in difficoltà evidente, senza mai arrivare al tiro, bensì sforando solo una volta il gol per un colpo di testa di Giroud che, invece di colpire verso la porta, ha cercato l'assist.

La sconfitta, in ogni caso, ha un'origine, diciamo così, antica. Nasce dall'orgoglio per le sconfitte di Liverpool e contro l'Atletico, sentimento manifestato da molti allegri zuzzerelloni cui non mancano, evidentemente, momenti e slanci di romantico ottimismo. Beati loro! Cuore allegro il ciel l'aiuta, come dice il proverbio! In realtà sono tutte balle galattiche, perché una sconfitta è una sconfitta e non deve mai essere motivo di orgoglio, anche se con delle giustificazioni. L'orgoglio per le sconfitte trasforma le giustificazioni in alibi e gli alibi creano le premesse per le sconfitte successive.

Le sconfitte devono generare rabbia e voglia di rivalsa, che sono cose diverse dall'orgoglio.