Gli allenatori di calcio studiano a Coverciano e lì conseguono un titolo (non so se chiamarlo diploma o laurea) che li abilita alla professione. Probabilmente studiano nozioni di fisiologia, di anatomia, di biologia, ma certo solo quelle indispensabili. Sicuramente studiano a fondo tattica e sistemi di gioco, anche sotto l’aspetto storico - evolutivo, per esempio l’arretramento di Tostao che portò il Brasile dal 442 al 433 e quello di Armano nell’Inter con il quale Frossi inventò il libero. Come ogni corso di studi anche questo ha le sue difficoltà ma di certo, se confrontato con altri, molto relative. 

Non si tratta di sminuire la professione dell’allenatore o, peggio, qualcuno di essi con giudizi superficiali. Al contrario lo scopo è quello di mettere in luce il valore del lavoro dei singoli, quelli che lo meritano, per la bravura dimostrata e per la qualità dell’opera svolta, al di là di nozioni talvolta malamente apprese. Si può avere un modulo preferito o si può operare con moduli diversi ma la bravura vera consiste nel collocare, nei ruoli previsti dallo schema di gioco, l’elemento adatto. Così, se si trasforma l’ala destra Zambrotta nel terzino sinistro della nazionale si passa alla storia, se si colloca Suso nel ruolo di trequartista nel Milan si finisce per meritare l’esonero. Chi scrive è cosciente che la questione è più complessa di come prospettata, dovendosi considerare una serie di elementi che sarebbe troppo lungo elencare, ma poiché non si tratta di una lezione di Coverciano, possiamo procedere in un esame della gestione da parte dell’allenatore che di volta in volta prendiamo in considerazione usando come schema di giudizio, come metro di misura, la capacità dimostrata di valorizzare il singolo e alla fine l’intera rosa attraverso l’assegnazione di compiti più appropriata. L’espressione più ampia di questa capacità di un allenatore è quella di scoprire e rivelare, per sé, per la società e per i tifosi, il vero aspetto della squadra che si allena, aspetto a volte nascosto da scelte sbagliate di precedenti allenatori. Due casi clamorosi sono di esempio perfetto, il Milan di Pioli e il Manchester United di Solskjaer. Il primo è stato radicalmente trasformato da scelte del tipo Castillejo ala destra e Calhanoglu mezzala sinistra. L’arrivo di Ibrahimovic potrebbe far confondere il giudizio ma non bisogna lasciarsi ingannare perchè tutte le scelte dell’allenatore sono state giuste e questo ha permesso di far bene e di capire, per esempio, il valore di Rebic e di Leao e l’inutilità di insistere su Paquetà. Solskjaer operando dall’inizio del campionato ha fatto di più, ricostruendo attraverso alcuni acquisti e la valorizzazione di giovani un’immagine credibile dello United che era stato devastato dall’improvvida gestione di Mourinho. Dei cinque giocatori che da Manchester si sono trasferiti in Italia, alcuni meritano, come direbbe Manzoni, “l’ei fu”, altri sono utilizzabili in situazioni agonistiche e tecniche di valore diverso dalla Premier e meno esigenti del club di provenienza. Il risultato nell’uno e nell’altro caso è che i due club hanno disputato campionati dignitosi e conquistato l’Europa, l’uno quella minore, l’altro quella dei più grandi. Risultati ottenuti con piazzamenti in campionato che da qualche tempo non riuscivano più a conseguire.
Esaminando ora con grande rispetto e con la dovuta serietà l’operato di Sarri con la Juventus, è necessario premettere che la tesi che Sarri non avesse i giocatori adatti “per il suo gioco” è futile e fa torto al nostro allenatore, al quale in questo modo si attribuisce la limitatezza di chi conosce un solo modulo (equivalente a colui che legge solo sul suo libro e non ne conosce altri). Così è molto routinaria l’attribuzione a Sarri della paternità del bel gioco perchè di “bel gioco” ne esistono molti e quello del suo Napoli è solo uno dei modi piacevoli nei quali una squadra di calcio può esprimersi, mentre non va dimenticato che il suo Napoli aveva anche giocatori importanti, alcuni molto importanti come Higuain, Hamsik, Insigne, Callejon ecc..., ma soprattutto va spiegato che il bel gioco del Napoli è lo stesso, anche se a livelli di efficacia diversi derivanti dalla diversa qualità degli interpreti, del bel gioco dell’Empoli, quello di Sarri ma anche quello di Martusciello e di Andreazzoli. Chiarito questo punto, l’esame dell’operato di Sarri parte dalla visita a Cristiano Ronaldo, erroneamente (e malignamente) scambiata per un atto di omaggio. In realtà il nuovo allenatore, subito conscio, come da sua dichiarazione, del contributo essenziale che poteva dare il trio Ronaldo, Dybala, Douglas Costa aveva voluto accertare la disponibilità del campione portoghese a giocare al centro dell’attacco per utilizzare nel ruolo di ala sinistra il brasiliano, che in quella posizione poteva garantire i cross dal fondo per i due attaccanti e per l’eventuale irrompere dei centrocampisti. Evidentemente Cristiano non era convinto e Sarri e noi dobbiamo accettarlo perchè Ronaldo è Ronaldo e vale il principio “cuius commoda eius incommoda”. Così accade che quando giocano i tre, Douglas Costa a destra non va mai sul fondo (ho contato una volta in tre partite) e i cross non arrivano. Quando non giocano loro l’alternativa non c’è perché, semplicemente, la società non è riuscita a sostituire Higuain e ha addirittura venduto Kean perché servivano soldi. Così davanti abbiamo una situazione di gioco non organizzato (liberi di inventare negli ultimi trenta metri) semplicemente perchè, esclusa l’ipotesi iniziale, la mancanza di un centravanti affidabile lo impedisce o, se preferite, lo sconsiglia. Per il resto si può attribuire a Sarri un certo ritardo nel promuovere la titolarità di Rabiot, oggi finalmente incontrovertibile, e soprattutto l’insistenza su Cuadrado terzino. Questa su Cuadrado, senza dubbio uno dei nostri migliori giocatori, è stata una intuizione che sarebbe stato meglio non avere oppure da riservare per i momenti di emergenza come quella di Matuidi terzino. Cuadrado difensore, in una partita con una squadra importante, costituisce un pericolo permanente. Soprattutto non si giustifica quando nel ruolo si ha Danilo, che ha giocato in Europa nel Porto (quando era importante), nel Real Madrid, nel Manchester City e ora nella Juventus. Certo si può dire scarto del Real ma sarebbe in buona compagnia: Higuain, Callejon, Robben, Sneijder e, tra poco, Modric. Inoltre sicuramente Danilo non è inferiore a Patric e Felipe, a D’Ambrosio e Skriniar, a Toloi e Hateboer, a Bruno Peres e a Conti. Per il resto non si possono muovere seri appunti a Sarri che ha perfino esaudito il mio desiderio di schierare, almeno una volta, Danilo, Ramsey in coppia con Rabiot e Cuadrado ala destra, con esiti, per la verità, non del tutto soddisfacenti.
Alla fine bisogna anche ammettere, se si è onesti, che abbiamo visto a volte anche un gioco molto bello, talvolta in partite conclusesi in maniera strana, alcune addirittura perse. Cito come esempio quella contro il Napoli all’andata e quella con il Milan, che fino al rigore era stato annientato. L’esito di queste partite e di altre iniziate benissimo e trasformate poi in brucianti sconfitte è proprio l’aspetto negativo sul quale non solo Sarri ma anche la società dovrà riflettere.

***

Affido a queste note a margine la risposta necessaria ad alcuni inopportuni commenti da parte dei soliti noti.

Nota 1: con la vittoria sulla Sampdoria abbiamo matematicamente vinto lo scudetto e posto fine alle visioni oniriche di alcuni giornalisti che, sopravvissuti a se stessi, ormai capiscono poco di quello che succede. A questi, che continuavano a parlare di scudetto all’Inter, incuranti delle sconfitte e delle lezioni di gioco impartite dalla Juventus alla stessa seconda squadra di Milano, dobbiamo aggiungere coloro che oltre la vittoria dell’Inter prevedevano la Juventus terza preceduta nientemeno anche dal Napoli. Costoro, i cui nomi non si debbono fare per carità di patria, forse non sono proprio incompetenti ma povere vittime della sindrome che fa scambiare i propri sogni con la realtà.

Nota 2: alcuni commentatori hanno capito tutto: il campionato lo hanno vinto l’Inter e la Lazio. Proprio così, lo hanno vinto loro perchè hanno permesso alla Juventus di vincere. Costoro sono veramente astuti e in qualche modo benefattori dell’umanità perchè consentono di riscrivere la Storia utilizzando il principio dello schema inverso. Applicando questo criterio alla storia romana, troveremo che ad Azio ha vinto Antonio e a Zama ha vinto Annibale. 

Nota 3: alcuni commentatori si sono lamentati che noi tifosi non abbiamo festeggiato con raduni e caroselli il nono scudetto consecutivo, traendone foschi auspici anche in relazione alla certa disfatta Champions che sarà la certificazione del fallimento della politica della società che ha preso Cristiano perchè “deve vincere la Coppa”. Costoro dimenticano che il covid 19 e i morti non possono essere tirati fuori quando fa comodo ma vanno tenuti presenti e rispettati sempre. Quanto a Cristiano debbono farsene una ragione una volta per tutte: lo abbiamo preso perchè ci piace averlo, perchè sarebbe piaciuto all’Avvocato Agnelli, perchè piace agli sponsor, perchè ci fa crescere, perchè lui ha voluto la Juventus e perchè ce lo possiamo permettere.

Quanto alla coppa, vogliamo vincerla ma sappiamo che i  nostri competitori sono squadre di valore mondiale, come noi, espressione di società fortissime, come noi, e piene di campioni, come noi. Le rispettiamo e sappiamo che ci rispettano. 

E questo è quanto.