Riccardo Cucchi è stato uno dei giornalisti sportivi più apprezzati dal pubblico radiofonico italiano. La sua voce era storica come storica è quella di Pizzul. Giusto per citarne uno a caso. Ha lavorato a tutto il calcio minuto per minuto, ha collaborato con 90°minuto, per chiudere la sua carriera nel febbraio del 2017 commentando Inter-Empoli.
Da quel momento è stato presente anche in TV come opinionista sportivo, e attivo, abbastanza, nei social. Su Twitter è seguito da 35 mila persone. Non sono poche. Ha pubblicato recentemente il libro Radiogol che così presenta: "Non è solo un libro. È un atto d'amore per la radio e per il calcio"
Per Cucchi il calcio è stato tutto. L'amore della sua vita. Il suo modo di viverlo, raccontarlo, era bello anche se non sempre accettato da tutti. A volte, forse, eccesso di emozione. Ma questa non mica una colpa. Perchè andava oltre quelle cose che ammazzavano e inquinano il calcio, oltre le polemiche, oltre le tossine che nel calcio ci sono e ci saranno. Calciopoli ne è stata la massima espressione ed il rischio di una ricaduta c'è.
Dopo la contestata partita Juve-Milan, per gli episodi arbitrali, ha scritto un paio di Tweet che hanno scatenato i più.
Un primo tweet dove scrive:
Dopo un momento di riflessione, arriva a questa conclusione, stante le reazioni che continuavano:
Se uno come Cucchi arriva a dire che non parlerà più di calcio giocato, a causa delle offese, degli insulti, ecc., qualche riflessione andrà pur sollevata, o vogliamo fare finta di niente?
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