In giorni decisivi per il calcio italiano, dal suicidio napoletano nella lotta scudetto alle bagarre salvezza ed Europa, una notizia arriva a sconvolgere tutti gli amanti di questo sport, specie di chi ha vissuto in maniera piena gli anni '90 e ha sempre respirato il lato romantico del calcio.

Dall'Inghilterra giunge una voce, poi confermata: Sir Alex Ferguson è in gravi condizioni, colpito da un'emorragia cerebrale, già operato e in prognosi strettamente riservata. Ero con un amico al pc a leggere notizie casuali quando lo sento dire "ohi leggi qui, sta male Ferguson", come se si parlasse di un conoscente, un vecchio amico, un nonno. Lo so, figure molto diverse tra loro, ma tutte azzeccate nella loro interpretazione.

Il Sir, all'anagrafe Alexander Chapman Ferguson, è stato uno dei più grandi allenatori e talent scout dell'intera storia del calcio, ma soprattutto è stato un esempio, un simbolo. Ferguson è stato l'allenatore che tutti avremmo voluto almeno una volta nella nostra squadra del cuore, serio, lavoratore e nel contempo con un occhio invidiabile nello scovare calciatori poi diventati campioni, su tutti l'attuale giocatore più forte del mondo (sì, per me è CR7).

Ma soprattutto, come dicevo è stato un esempio perché ha creato un sistema, è stato nome di un'era e in seguito di una situazione, tuttora rappresentata dalla sua carriera; noi siamo stati abituati in Italia a presidenti mangia-allenatori, già con un triennale confermato si inizia a parlare di "ruolo alla Ferguson" intendendo una durata ed un'intensità del rapporto quasi sconosciuta prima.

Alex Ferguson è IL Manchester, ora, e la certificazione se ce ne fosse bisogno è arrivata con l'attribuzione del suo nome ad una via nei pressi dell'Old Trafford; quando nel 2013 ha lasciato è stato davvero strano abituarsi a un calcio senza di lui.

Ora immaginare un mondo senza di lui, viene da sé, è ancora più improbabile, nella mente di chi lo ha seguito e amato. E infatti non voglio immaginarlo.

La sua ultima partita è stata un rocambolesco 5-5 col WBA, un addio non banale di una personalità mai banale.

Che non sia questo il momento dell'ultimo saluto è ovvio, Sir, quindi rialzati e continua ad insegnare calcio.

Don't give up, Sir, tutto il mondo è con te.