La "non" notizia era nell'aria, già anticipata dal giornalista Pellegatti nel corso di un acceso confronto con un paio di colleghi avvenuto negli studi TV di Top Calcio " 24; oggi è stata ripresa dal Corriere dello Sport, con l'aggiunta di un succoso retroscena: Donnarumma non ha una squadra e soprattutto non ha offerte!
Il celeberrimo Procuratore del calciatore, elegantemente messo alla porta (ho scritto alla non in....) dal Milan, avrebbe offerto le prestazioni calcistiche del suo assistito alla Juventus, inoltrando una  mail "PEC" al club bianconero e proponendo un ingaggio di 6 milioni netti a stagione, cifra inferiore di 2 milioni di euro a quanto proposto dal Milan per il rinnovo.
La precisione dei particolari (PEC) cui fa riferimento il CdS, induce a ritenere veritieri i contenuti dell'articolo, che  apre quindi ad un florilegio di considerazioni in merito alla questione sollevata dallo svincolo contrattuale tra Donnarumma e il Milan.
Non staremo qui a dilungarci sul "chi troppo vuole..." del duo avidità, preferendo esprimere considerazioni di carattere oggettivo.

La prima è che al livello di Procuratori e calciatori professionisti è incredibile avventurarsi in irrinunciabili e immodificabili prese di posizione, mal valutando le reazioni di controparte e quindi senza un indispensabile piano B. Sto dicendo che - nella sua supponenza- l'amatissimo (da Gigio) Mino ha trascinato il protetto in un incubo.
Non dimentichiamo che il ragazzo ha ancora l'età dell'ingenuità e non poteva certo tradire chi era sin qui riuscito ad arricchire lui, il fratello, il padre e tutta la futura generazione fino al decimo grado, se non oltre.
Si è fidato quindi oltremodo del suo Procuratore ("faccio quello che mi dice Mino" la sua risposta definitiva all'invito a rinnovare di Maldini) certo delle due cose che Raiola gli aveva garantito con certezza, il Milan cederà e ci darà minimo i 10 milioni chiesti e tu resterai rossonero.

Non è andata così, perchè Maldini ha sparigliato le carte: anche un club può essere irremovibile sulle proprie posizioni, anche un club può dimostrare fermezza, serietà, severità. Mino ha sottovalutato questa possibilità, Donnarumma pagherà il peso dell'errore.
Ma aggiungere errore ad errore potrebbe trasformare i danni in catastrofe; "svendere" il prodotto può avere effetti collaterali imprevedibili e non mi riferisco all'aspetto economico; ciò che il calciatore e il Procuratore hanno già in tasca li mette al riparo da ogni evenienza negativa e non sarà un paio d'anni a 6,4 o 2 milioni che creeranno problemi.
Ma in un contesto dove il ragazzo vede calpestata la sua immagine (Dollarumma con i simbolo del $dollaro nelle pupille quella più benevola), si vede accusato di ingratitudine, di mancanza di sentimenti, addirittura di tradimento, andare a "mendicare" un contratto a destra e manca lo espone al pubblico ludibrio.
Inoltre -è legge di mercato- se cominci a ridurre le tue richieste, troverai proposte ancora più basse, soprattutto dai club più indebitati.
Infine oggi Donnarumma è in Nazionale ed in procinto di debuttare in una competizione importante come l'Europeo. Tutelarlo e fargli recuperare la serenità non sarà facile, eppure dobbiamo evitare lo scempio di allargare il problema agli Azzurri.

Credevamo che il ricordo di qualche anno fa quando portiere dell'Under 21 il pubblico gli fece piovere banconote in testa riempiendo l'area di rigore, si fosse dissolta; ci accorgiamo invece che il nubifragio non è cessato.
Lui stesso da buon Stabiese ci direbbe:  ".........ha da passà a nuttata...."