L'Italia, si sa, è terra di poeti, santi e navigatori; il giovane portiere del Milan Gigio Donnarumma certamente non è né poeta né marinaio, ergo - per esclusione - lo dovremmo inserire tra i Santi. D'altra parte è pur vero che essendo il portiere di una squadra di calcio, quando gli riesce di evitare un gol che pare già fatto (per esempio Milik nel finale della recente partita Milan-Napoli), non un solo cronista si è esime dall'utilizzo di aggettivi come prodigioso e/o miracoloso: e chi fa i miracoli se non i santi? Ciò che fa decadere l'ardito (blasfemo?) teorema anzidetto, sono però i sempre meno episodici errori in cui il giovane portiere, soprattutto nella corrente stagione, sembra cadere con eccessiva frequenza. La finale di Coppa Italia ne è stata la più recente conferma, ma Donnarumma aveva già dato altre prove di possedere evidenti limiti tecnici e caratteriali. Le correnti di pensiero dei media e non solo si sono quindi divise tra i convinti assertori che si tratti di un giocatore sovrastimato e quindi un flop, e i protezionisti, che motivano le papere con la giovane età del soggetto, che ha battuto vari record di precocità, dimostrando al di là degli errori di essere un fenomeno nel suo ruolo.

Come spesso accade riteniamo che la verità sia nel mezzo di queste due rispettabilissime opinioni. Gigio Donnarumma per quello che ha dimostrato nella stagione scorsa mertitava ampiamente di essere considerato un fenomeno; lo era per l'età, per il fisico l'agilità e  la reattivtà tra i pali; lo era per la spregiudicatezza e il sangue freddo con cui si opponeva a campioni navigati; lo era per la maturità con cui sapeva gestire enormi pressioni esterne; lo era infine per le enormi prospettive di crescita professionale che si ipotizzava potesse avere. Oggi però le cose sono cambiate: intanto lo scorso 25 febbraio il ragazzo ha compiuto 19 anni e non ha più i 16 anni dell'esordio; ha già alle spalle 100 partite nella massima serie e 5 partite nella Nazionale maggiore; ha giocato due finali a partita unica (Supercoppa e Coppa Italia); ha esordito in Europa League disputando 11 partite nella corrente stagione. Queste statistiche ci dicono che ormai non siamo più i presenza di un ragazzino alle prime armi, ma di un avviato professionista e quindi come tale deve essere valutato.

Dal punto di vista tecnico, Donnarumma presenta ancora difetti che non sono stati ancora corretti e che quindi temiamo possano divenire endemici; reattivissimo tra i pali a distanza ravvicinata, il portierone alto 1,96 m denuncia inspiegabili titubanze nell'uscire; anche solo nell'area piccola; anche solo sulle palle inattive laterali (vedasi i calci d'angolo). Evidenti le incertezze che dimostra nell'uso dei piedi palla a terra e nei rilanci talvolta affannosi e imprecisi; deficitaria la presa sia alta che a terra a cui spesso preferisce la respinta di pugno, dove peraltro non eccelle causa impatti non pieni e che quindi non imprimono forza al pallone; spesso impreparato nei tiri dalla distanza dove l'intervento è quasi sempre tardivo, predilige la pericolosa respinta verticale anzichè laterale e sembra particolarmente soffrire i terreni e i palloni bagnati.

Anche dal punto di vista caratteriale il ragazzo sembra aver avuto una grave involuzione; gli atteggiamenti non sono più spregiudicati ma di tensione elevata; frequenti i cali di attenzione che portano a subire gol altrimenti inspiegabili (vedasi il secondo gol personale di Benatia dove fa cadere a terra inutilmente una palla già a sue mani). Avendo in mente il grave errore anche sul gol del 2-1 dell'Arsenal a Londra, il ragazzo ci sembra ora soffrire la pressione della "finale" e/o del grande decisivo evento. In definitiva non solo il ragazzo non è cresciuto, ma addirittura appare regredito. Riteniamo che ciò possa spiegarsi con un percorso che non è stato adeguatamente pianificato da chi avrebbe il dovere di gestire il calciatore e soprattutto l'uomo, e ci riferiamo al Milan e al suo agente, parimenti colpevoli. Era giusto far esordire il ragazzo ai tempi di Diego Lopez e dargli il giusto spazio nelle stagione seguenti, ma basilare a nostro avviso era farlo con adeguata moderazione, fino a portarlo alla idonea maturità tecnica e caratteriale.

Donnarumma avrebbe avuto bisogno di una guida, un portiere bravo ed esperto che potesse fargli da apripista e che non poteva e non può essere il fratello Antonio, anch'egli privo di personalità, leadership ed esperienza ai massimi livelli: condividere spogliatoio e titolarità con una figura come ad esempio quel Reina, che tardivamente il Milan sembra aver finalmente tesserato, poteva e può solo migliorarlo e ridarci il prospetto di fuoriclasse in cui tutti noi abbiamo creduto. Non ci sorprenderebbe quindi se nella prossima stagione Donnarumma non venisse ceduto e se lo ritrovassimo riserva di Reina al Milan, dove potrebbe ritrovare motivazione e voglia di apprendere alla scuola dei bravi preparatori di portieri che la società rossonera annovera.