Che dire di Carlo Ancelotti? E' come un'araba fenice, risorge sempre dalle sue ceneri. Sarà la fortuna che spesso l'accompagna, o la sua bonaria espressione da papà che prodiga consigli e sorrisi ai suoi giovani interpreti della dura competizione del calcio, ma rende tutto così semplice e razionale, da rimanere disarmati. 

Forse qualcuno lo dava ormai per spacciato. Eh si, è vecchio, il calcio non è più il suo mondo, oppure non è in grado di capire come si evolvono i tempi oggi. Ed invece, il prode "Carletto", ha stupito tutti, e mentre qualcuno lo dava per partente a fine anno, lui ti vince il campionato, "La Liga", poi in Champions elimina Chelsea, Paris S.G. e Manchester City. E in tutte e tre le contese, sembra ad un passo dall'eliminazione, ed invece tira fuori la zampata felina e passa i turni. Sembra sempre lo stesso copione, il Real subisce, ma poi quando sembra che arrivi il colpo definitivo, la squadra si rialza, anzi si impenna, e colpisce con chirurgica precisione e tira fuori una grinta da leoni feriti. 

Sarà un caso? Come si sa nel "fato" posso credere solo gli scrittori di tragedie greche. Nel calcio è come nella fisica: nulla si crea e nulla si distrugge. Ancelotti ha moltissima esperienza, sia come giocatore che come allenatore. Da giocatore, nel Milan ha vinto molte competizioni come scudetti, Champions e altre coppe nazionali ed estere. Da allenatore ha vinto campionati in Italia, Inghilterra, Germania, Francia e Spagna. Poi ha portato alla vittoria di Champions il Milan e il Real Madrid. E' stato anche giocatore della nazionale italiana, con 26 presenze, ma non ebbe molta fortuna. 
Oggi nella sua panchina lo aiuta il figlio Davide, che come giocatore non ebbe la classe del padre, ma che si è rivelato un ottimo consigliere, sfoderando anche un'ottima competenza tecnica. Ma il colpo in più, è solo suo. 
Cos'è il colpo in più, oppure il colpo dello "scorpione"?
E' la visione a volte metafisica che chi ha grande esperienza della materia può tirare fuori a dispetto anche di considerazioni che non porterebbero nessuno a quelle mosse. E' la capacità di sapere leggere la partita, ma anche quello che i suoi giocatori sanno dare o non riescono a dare in quel momento.
Si veda ad esempio nella sfida di ritorno contro il Paris S.Germain. Verso la metà del secondo tempo, Mbappè segna, e sembra che la storia sia finita invece, Carletto toglie dal campo Tony Kroos, e mette Camavinga, sposta Modric più avanti e, nel frattempo Benzema si scatena. E si scatena anche Modric, che mette sul piatto due assist e chiude la partita. Nel frattempo, Camavinga offre al mondo di che pasta è fatto. 

E veniamo alla partita contro il Manchester City. All'andata, riesce a tenersi in partita portando la squadra a contenere di un gol quella che poteva essere una goleada senza ritorno. Nella partita di  ritorno, si ritrova nella situazione della partita del Paris S. Germain, Mahrez segna, e mentre non si aspetta altro che vedere la squadra affondare nel secondo gol, ormai nell'aria, arrivano altri cambi. Fuori Modric e Kroos, e dentro Camavinga e Rodrigo, due giovanissimi. La squadra ha la capacità di non disunirsi ed anzi gioca senza pensare a nulla, se non a fare gol e non prenderne. E succede l'imprevedibile (ma non per Carletto) Rodrigo, indemoniato, segna due gol in tre minuti e si va ai supplementari. Nel frattempo, due "vecchietti" irriducibili, Benzema e Carvajal, mostrano i denti e suonano la carica, così arriva anche il terzo gol, grazie ad una "furbata" di Karim(Benzema) ed una dormita della difesa del City. Da quel momento, la squadra tira giù la saracinesca e, seppure con un pò di fortuna, raggiungono il superamento del turno e la finale, la quattordicesima. 

Cosa dire di Ancelotti, quali sono le sue qualità? Innanzitutto non tutti sanno che chi ha esperienza non ha la sfera di cristallo, ma qualcosa di simile sembra che comunque ci sia. E' quella visione "metafisica" di cui ho parlato prima. La capacità di leggere la partita non solo dal punto di vista tecnico, ma anche in un ambito di trecesessanta gradi. E qui ci sono le condizioni del campo, i giocatori propri, i giocatori avversari, l'ambiente esterno ed interno, l'umore dei protagonisti di entrambe le squadre e la forma fisica di ogni giocatore. Mettiamoci le zone di forza e di debolezza proprie ed altrui. Un allenatore che in un momento difficile toglie due "mostri" come Kroos e Modric, deve avere molto coraggio, perché se le cose vanno male l'indomani la stampa ti stronca. Ma lui ha invece capito che non ne hanno più, oppure che sono controllati bene e non riescono a fare di più. Allora dentro i giovani! Ma sappiamo che i giovani del Real sarebbero titolari in tutte le altre squadre del mondo. Eppure sembrerebbe un azzardo, perché toglie anche Benzema e mette Asensio, un centrocampista, che così blocca Gundogan, regista del City. Inoltre  ha visto che Vinicius e Rodrigo stanno facendo molto movimento, sia in difesa che in attacco, sfruttando la loro freschezza fisica e la velocità. Alla fine deve anche sostituire Militao, e qui si coglie un attimo di panico: conta le sostituzioni fatte, perché non si ricorda se ne ha ancora a disposizione. Entra allora Vallejo, e Ancelotti sospira, aveva ancora una sostituzione. E Vallejo dimostra subito di avere grinta e voglia, intervenendo bene in alcune azioni difensive. alla fine c'è l'apoteosi ed il pubblico di Madrid festeggia fino a tarda notte(lì sono abituati).  

Un'altra qualità di Ancelotti è stata la sua capacità di essere nel gruppo, perché tutti, dal primo all'ultimo, si batte fino in fondo ed anche chi entra dalla panchina oltre ad offrire lo stesso contributo, a volte riesce persino a giocare meglio del giocatore sostituito. In panchina tutti si battono e si è visto gente come Marcelo, giocatore che ha vinto tutto, fare il portaborracce per gli altri.
Quindi gruppo ed umiltà! 

Ancelotti ci ha insegnato che il calcio non è cambiato, e non cambierà mai.
Forse sono cambiate alcune regole, ma alla fine vince chi ha più voglia, più classe, e più umiltà.