Domenica sera il Milan col Cagliari ha giocato una partita brutta. Troppo brutta per essere vera. Infatti non lo è stata, perché un occhio attento può cogliere dei significati nascosti che a molti sono sfuggiti.
La lezione che ha lasciato agli addetti ai lavori e ai tifosi è stata di quelle che fanno male ma che sono il prodromo al crescere, al diventare grandi. Nessuna grande impresa parte col vento in poppa e arriva con un trionfo senza sosta. Lo dice la storia. Anche la nostra. La più cara che abbiamo.

9 novembre 1988, il Milan disputa il secondo turno di Coppa Campioni col trio olandese e l’Arrigo di Fusignano in panca. All’andata il confronto terminò col punteggio di 1-1 con le reti di Stojkovic e il pareggio di Pietro Paolo Virdis. A Belgrado i rossoneri scendono in campo in uno stadio famoso per il suo calore e il tifo sfegatato. A pochi minuti dall’inizio dell’incontro un certo Dejan Savicevic fa secco Giovanni Galli e porta in vantaggio i padroni di casa. Per una spinta che non vede nessuno (nemmeno l’arbitro) ma solo un guardialinee Virdis viene espulso. Tuttavia, il nebbione come non si era mai visto nemmeno in Pianura Padana e che aveva fatto capolino in campo dall’inizio dell’incontro convince l’arbitro ad annullare l’incontro e la Federazione lo fa rigiocare il giorno dopo ripartendo (come da Regolamento) dallo 0-0.
Nei nuovi 90 minuti accade di tutto. Quasi a pareggiare lo score, l’arbitro annulla un’autorete Vasilijevic e assiste ai gol di Van Basten e di nuovo di Stojkovic.
Supplementari a reti inviolate e poi si passa ai rigori. Giovanni Galli para quelli di Savicevic e Mrkela. Il Milan è infallibile e passa il turno.

Nonostante il tifo e la gloria di cui si coprì il Milan in quell’anno con la vittoria della Coppa resta (retorica) la domanda. Che cosa sarebbe accaduto se i rossoneri non avessero potuto contare sulla ripetizione della gara? Con un uomo in meno (Virdis) e 33 minuti dal termine dell’incontro avrebbe avuto la forza di segnare e pareggiare l’incontro e poi di vincerlo ai rigori? Chissà… la retorica è pane per i dietrologisti.
Resta l’impresa e il piccolo aiuto ricevuto dal Fato o da chissà cos’altro. E’ dalle ceneri delle sconfitte che nascono le grandi vittorie. E’ una lezione che non può essere dimenticata. Specialmente per il popolo rossonero del Milan.

Il Real Madrid è universalmente riconosciuto, in virtù dei suoi successi, la formazione più forte in Europa. Eppure in casa propria e col Valencia ha sofferto arrancando fino a raggiungere un pareggio in campionato con il Valencia. Anzi, peggio ancora, è riuscito a subire il gol del 2-1 da un certo Kondogbia che negli ultimi anni si era fatto notare più per le panchine e le tribune all’Inter che non per le sue imprese nel rettangolo di gioco. Per non parlare della più splendida autorete degli ultimi mille anni. Improvvisamente, la squadra di Cristiano Ronaldo (che non giocava per la nota squalifica di Supercoppa) è diventata una ciofeca tanto che basta una partita infrasettimanale con la Fiorentina (in cui hanno giocato tutte le riserve) a evidenziarne il modesto valore? No. Ovvio che non è così ma ci può aiutare a capire che quando il mal comune diventa molto comune qualche verità sotto ci deve pur essere.
In Italia, anche la Juventus, la Roma, il Napoli non hanno disputato degli incontri in cui tutto è filato liscio sul velluto. La sola Inter, se vogliamo vedere una nota controcorrente, ha vinto in modo tondo e cinico dimostrando di essere squadra quadrata e senza pause. Già, i nerazzurri. Proprio coloro che non fanno e né faranno turni di Coppa e che possono preparare un solo incontro la settimana.

Il mio sospetto è che le squadre che si sono preparate o si preparano ad iniziare i turni infrasettimanali abbiano tutti forzato la preparazione per ovviare alla sosta delle Nazionali. L’obiettivo potrebbe essere quello di riavere i propri atleti ancora carichi indipendentemente se verranno o meno schierati dai loro rispettivi CT.
Il Milan ha chiuso un miniciclo di 6 incontri chiuso con altrettante vittorie (4 in Europa e 2 in Campionato), 14 reti segnate e 1 subita, due qualificazioni per l’Europa League. Se ne sta preparando un altro fatto di incontri di campionato e di Europa League a tambur battente (Lazio, Austria Vienna e Sampdoria in trasferta, Udinese, Rijeka e Spal in casa). Passeranno altri turni con partite giocate benissimo e altre in cui il Milan stenterà. Finché i rossoneri non saranno tutti in forma, integrati e coesi l’importante è che le partite giocate male si vincano in virtù della forza dei singoli. Accade e accadrà ancor di più.
Nessuno vince sempre convincendo. L’importante è saper minimizzare i rischi quando si commettono errori e massimizzare i profitti quando sono gli altri a perpetrarli.

Io il bicchiere continuo a vederlo mezzo pieno e sono altresì contento che il Presidente Yonghong Li sia venuto allo stadio San Siro ed abbia assistito ad una vittoria che per quanto risicata è stata tale.
Ricordo che con altri Presidenti asiatici, quando presenziavano in tribuna, c’era chi faceva i debiti scongiuri...