Il giorno del sorteggio per la composizione dei gironi di Champions ogni milanista era consapevole che il passaggio del turno sarebbe stato proibitivo, così come la speranza di continuare la partecipazione europea tramite l'Europa League. Troppo forti le rivali, troppo pesante, per quanto giusto, essere inseriti in quarta fascia e la sorte aveva completato il suo percorso. Quattro formazioni, tutte vincitrici di almeno una Coppa dalle "Grande Orecchie", tutte inserite nel girone B : Liverpool, Atletico Madrid, Porto e Milan. Superfluo ricordare le nazionalità, ma lo faccio ugualmente per rinfrescare e rafforzare la consapevolezza di quale sia il livello delle contendenti. Inghilterra, Spagna , Portogallo e logicamente Italia.
Per quanto il Milan stia giocando bene, conquistando punti e consensi, superiori ad ogni aspettativa e il primato nel campionato Italiano ne è una piacevolissima dimostrazione, riuscire ad affermarsi anche in Europa e specialmente contro avversari così abituati a giocare manifestazioni di questa levatura è ben altra cosa. Alla minima disattenzione, si è puniti. Intensità di gioco, tattica, gli scontri fisici e molto altro, tutto è diverso rispetto al campionato dove le fin troppe numerose pause, fanno parte del gioco. Sfavoriti quindi, non certo battuti e quel misero punticino, dopo quattro partite giocate, per quanto lo si possa commentare in mille modi diversi, sancisce che, tranne miracoli, tutto si è indirizzato come da pronostico. Che sia ben chiaro, non è una colpa essere più giovani o deboli di avversari che sono costantemente inseriti in questa competizione, oltretutto alcune pronosticate fra le candidate alla vittoria finale. Al Milan non sono certo mancate né l'impegno né la volontà, almeno fino a ieri, ma alla fine, se tutte le formazioni danno il massimo è la qualità tecnica del singolo e l'abitudine a confrontarsi a certi livelli, che fanno la differenza. Dopo tanti anni fuori dalla Champions, troppi, già essere riusciti a giocare a questi livelli, senza sfigurare, se non per la trasferta di Oporto, deve essere motivo di orgoglio e un punto di partenza per il futuro. Segnalare che non ci è stato di aiuto un calendario troppo fitto di impegni, i soliti infortuni a limitare le alternative a disposizione dell'allenatore e ultimo, ma non meno importante, arbitraggi "leggermente penalizzanti", basti pensare al solo rigore omaggiato all'Atletico Madrid, sono giustificazioni che non mutano la convinzione generale e cioè che per poter tornare a competere con le squadre più accreditate serva ancora crescere molto.
Una lezione che l'altra squadra di Milano ha saputo imparare perfettamente. Così se l'eliminazione dello scorso anno era sembrata umiliante, ma l'inizio di una trionfale cavalcata per cucirsi il tricolore sulle maglie, vincendo lo scudetto, quest'anno è in competizione con il Real Madrid, di Mister Ancellotti, per il primo posto nel girone.         
La squadra allenata da Mister Inzaghi prosegue nelle orme di Conte. Potente, tecnica e vincente, abbinando tanta esperienza a splendida gioventù. Oltretutto potendo avvalersi di una panchina lunga, che la critica calcistica spesso sottovaluta, ritenendola troppo costosa per le casse cinesi, ma importantissima per affrontare competizioni così ravvicinate.
Ecco che il derby di Milano, quello della Madonnina, prima della sosta per gli impegni delle Nazionali, è l'occasione perfetta, per le due formazioni, non solo per ribadire una rivalità sportiva, "immortale", ma specialmente per indirizzare il campionato a proprio favore. Alla dodicesima giornata parlare di partita decisiva è totalmente sbagliato, ma è assicurato che se una delle due contendenti riuscisse a vincere l'incontro i benefici psicologici sarebbero ben superiori ai tre punti conquistati in classifica.  Il Milan parte da una posizione di vantaggio, forte delle dieci vittorie in undici giornate, con 31 punti, 7 in più della rivale. Anche perdendo resterebbe avanti.
Situazione più pericolosa in casa nerazzurra, poichè l'eventuale non successo, o peggio, incappare in una sconfitta dilaterebbe ulteriormente il distacco dalla vetta. L'Inter, in questo campionato, ha perso una sola volta, immeritatamente, a Roma contro la Lazio, ma gli scontri diretti contro Atalanta e Juventus, oltretutto fra le mura amiche, hanno prodotto solo due pareggi. Troppo poco per chi è accreditato per la vittoria finale. L'esperienza ci insegna che il Milan non farà certamente una partita di attesa, giocherà con il baricentro alto cercando di mantenere il controllo della partita e l'Inter esibirà il suo calcio veloce. Credo che le occasioni da gol saranno numerose. Sbilanciarsi in un pronostico, supportati da certezze, è quasi impossibile, così come aggrapparsi a dati inconfutabili che possano rafforzare qualsiasi tipo di analisi. Ed anche i precedenti, fra i due allenatori, non ci vengono in grande aiuto. Forse, considerando che entrambe le formazioni sono poco propense alla sconfitta, che l'Inter è meno fisica dopo la partenza di Lukaku e che il Milan parte sfavorito, un pareggio  potrebbe essere la logica conseguenza. Un finale che sarebbe sicuramente gradito ai tifosi milanisti, meno agli interisti, oltretutto nella consapevolezza che alla ripresa del campionato sarà la squadra di Spalletti a far visita all'Inter.
Anche la statistica dovrebbe propendere per il pareggio, poichè questo risultato manca da molto tempo, esattamente dal 4 Aprile 2018, con il finale a rete bianche, zero a zero. La sofferta vittoria milanista, all'andata dello scorso anno, aveva interrotto una serie troppo lunga di vittorie interiste. Il popolo milanista è abituato a prestazioni sempre positive da quando Mister Pioli siede sulla "nostra" panchina, ma anche a uscire dal campo di gioco, senza raccogliere punti. Non ci resta che aspettare il fischio di inizio. San Siro, la Scala del Calcio, si appresta ad ospitare molto di più di una semplice partita, in una serata speciale, che non finirà con il triplice fischio dell'arbitro. Perchè il Derby è eterno, perchè tutti i Derby sono collegati, in una sfida cittadina che non ha confini, dove non ci potrà mai essere un vincitore, perchè dietro i numeri e le statistiche di questa stracittadina così ricca di fascino, ci sono i nomi di tutti gli interpreti, la loro vita e le loro storie.

Il fascino di questa partita non può escludere chi ne fa da cornice, dando vita ad uno spettacolo nello spettacolo. Quel pubblico e quel tifo che sono la più bella espressione di questo splendido Sport, così divisi, rivali, ma uniti per novanta minuti da uno spettacolo irripetibile. Il derby si avvicina, ne ho visti molti, non moltissimi, spesso in compagnia di interisti, ma è il primo che occupa un posto speciale anche se tornai a casa battuto. Rocco ed Herrera ne erano gli allenatori, subito Boninsegna, poi Benetti e Giacintone Facchetti a mettere il sigillo finale con Schnellinger a cercare di contrastarlo. Altro calcio, stessa passione. Con la filosofia scanzonata del Paron Rocco, i tocchi di Gianni Rivera e il saper cogliere le vittorie anche con "vecchietti" sulla via del tramonto. Cambiando i nomi di oggi, non sembra un Milan così diverso. Allora quale conclusione migliore se non una celebre frase dell'allenatore triestino? "Vinca il migliore? Speriamo di NO".