Gli uomini accumulano conoscenze, ma io penso che il traguardo ultimo sia poter ascoltare il suono della valle e contemplare il colore della montagna. Insomma, non preoccarsi degli uomini, ma dare ascolto alla voce dell'intero universo. Ancora pochi metri e il mio personale percorso giungerà al termine...

Quaresima. A mezzanotte, tra il martedì di carnevale e il mercoledì delle Ceneri, suonava a distesa la campana della Pieve e quelle di S. Clemente. Avvisavano che incominciava la Quaresima e che era finito il carnevale. Le "buone ragazze" lasciavano la Casa del Popolo, allora Casa del fascio, o qualche dimora di contadini, dove erano andate a fare "tre salti" al suono di un organino; poi tornavano a casa. Addio carne! Se non la si poteva mangiare (durante la settimana divorata sempre poca...), del buon baccalà di Lisandro, delle aringhe, delle salacche, delle acciughe, delle piccie [cit. dialettale: fichi] e dei pesciolini del Mannino che, tra l'altro, se ne faceva grande uso. Se c'era un'eccezione, era per mangiare le rape rifatte con la salsiccia del Lallo, per i ciccioli caldi caldi o per qualche migliaccino fatto col sangue di maiale. Dio ci avrà perdonato! La domenica si andava alla predica e ogni giorno noi ragazzi, prima della scuola, alla dottrina.

Acqua Benedetta. Le donne incominciavano a pulire e spolverare una settimana prima. Bello vedere sul muro del Dolino il rame: pentole, tegami, mezzine lustrate con aceto e sale luccicare al sole. Sul letto, in casa, mettevano la coperta più bella: quella del matrimonio. Lenzuola e federe tutte ricamate. Sul lavamano asciugamani con i peneri [cit. dialettale: lembo nell’ordito della tela, non tessuto, che mostra fili alternati a nodini, in forma di piccola frangia]. In piazza, a Pietrone, la Regina di Romeo, con un fazzoletto in testa, gorgheggiando, scuoteva alla finestra le più belle coperte, le lenzuola, i tappeti! Nelle case si faceva il bucato. Il ranno veniva trasportato, dal paiolo sul fuoco, fino al cenerone sulla conca. Così per l'occasione, anche i canteri, oggi si direbbe vasi da notte, erano pulitissimi. Verso le nove del mattino suonava la campana. Il Proposto, in cotta e stola, insieme al Castri o ad Amelio, con un paniere al braccio e il ragazzo che portava il secchiolo dell'acqua santa, l'aspersorio, uscivano di chiesa. I ragazzi erano in festa, ossequiosi e rispettosi come sempre per il Proposto. In alcune case si offre il caffè, biscotti e vermouth. Non si poteva accettare ovunque! La gita più lunga era al Bombone. In Pagnana ci attendeva un buon pranzo. Tutti davano un'offerta. Le massaie consegnavano le uova: una serqua [cit. dialettale: dodici] o mezza; ne avrebbero date anche di più, ma le galline avevano i pulcini! "Venne marzo e le galline chiocciarono" - dirà il poeta. La signorina Raffaella, al ritorno, contava le uova ed era soddisfatta. Brontolava un po' perchè la tonaca del Proposto era sporca di cinabrese che le nostre donne avevano dato sui mattoni delle stanze o per le scale.

Settimana Santa. Incomincia con la domenica delle Palme. Ricorda l'ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme. Con una cerimonia speciale si benediceva l'olio e tutti lo portavano a casa. Le mamme mettevano dei ramoscelli all'acquasantiere di camera e ai quadri. I contadini ne avevano grandi fasci, lo mettevano anche nei campi, su qualche pioppo della vigna, perchè la grandine stesse lontana. La tempesta si avvicinava, accendevano la candelina avuta il giorno della Candelora o Candelaia, e con l'olio aspergevano l'Acqua Santa verso tutte le direzioni. Questo cero l'accendevano anche quando veniva portato il Viatico a un moribondo: era giunto al lumicino... La sacralità delle cose e degli avvenimenti era grande nel nostro buon popolo. Giovedì Santo. Il mercoledì santo, dopo pranzo, le donne portavano alla chiesa i vasi più belli di calle, vecce bianche e altri fiori. Al mattino la Messa, Lavanda dei piedi ai dodici Apostoli (fratelli della Compagnia) e consegna del pane. Processione e deposizione "nel Sepolcro". Oggi non dite più così. Incomincia la visita delle sette chiese. 

 ... quest'ultimo è un itinerario di pellegrinaggio cristiano praticato a Roma sin dal Medioevo. Fu rivitalizzato e formalizzato nel '500 da San Filippo Neri. Giovanni si rivolge, nell'Apocalisse, alle sette chiese dell'Asia, raffigurando in esse l'unità della Chiesa universale che Dio riempie della grazia dei sette doni del suo Spirito, così a Roma si venerano sette chiese (nella sua forma originaria esso consiste in un percorso ad anello di 20 chilometri circa che tocca le quattro Basiliche Papali Maggiori e le tre più importanti minori: Basilica di San Giovanni in Laterano, Basilica di San Pietro in Vaticano, Basilica di San Paolo fuori le mura, Basilica di Santa Maria Maggiore, Basilica di San Lorenzo fuori le mura, Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, Basilica di San Sebastiano fuori le mura che, dal Giubileo del 2000, anche sostituita dal Santuario della Madonna del Divino Amore) in cui è raffigurata l'unità della Chiesa, nel suo capo, che è il Papa... Dopo pranzo i ragazzi passavano dal fornaio e compravano un pan di ramerino. Era di rito il Giovedì Santo! 

... il pan di ramerino, così tipico di Firenze, veniva consumato esclusivamente nella settimana Santa prima di Pasqua. Ormai, nelle panetterie e nei forni della città, si trova per tutto l'anno, ma anni fa era in vendita solo il Giovedì Santo, quando veniva comprato e portato a fare benedire in chiesa. Il suo stesso aspetto, una pagnotta soffice incisa con una croce, richiama questa tradizione: che la croce servisse a benedire il pane o ad aiutare la lievitazione, che fosse fede o superstizione, questa è la forma che ci è stata tramandata...   

Prima di andare in chiesa, nel pomeriggio, ci procuravamo una bacchetta al Madonnino. Il Proposto stava sul sagrato. Osservava che tutto fosse calmo e dignitoso. Qualche donna gli diceva che andava a recitare qualche Requiem a Gesù morto. Egli sorrideva... Incominciava il canto del Mattutino. Il canto delle Lamentazioni faceva tutti silenziosi. A ogni salmo veniva spenta una candela in un triangolo speciale. All'ultima, spenta, la Flagellazione. Le donne battevano sulle panche con le mani, i ragazzi con le mazze, ma il sor Giovanni ci faceva presto smettere. Tutti ascoltavano con attenzione il fervorino sulla passione di Gesù. Il predicatore parlava col "presente storico": "Gesù è nell'orto (incominciavano sempre così) e i soldati lo prendono". Si dice che una donna abbia detto: "Ci andò anche l'anno scorso e Lo presero, perchè c'è ritornato?". Dopo cena c'era la processione di Gesù morto. Si partiva dalla Pieve, a lume di candele e torce accese, e, insieme con il Crocifisso, canti malinconici uniti alla musica che suonava, come accadeva solitamente, marce funebri. Pochi fra uomini e donne erano rimasti a casa. La partecipazione era numerosa. In paese le botteghe erano illuminate, le macellerie esponevano gli agnelli infiocchettati (Cristo è l'Agnello immolato). Si arrivava e si entrava in chiesa a S. Clemente. All'uscita, dal Braccio, si vedeva uno spettacolo meraviglioso: Rignano illuminato a fiaccole! I ferrovieri irradiavano la stazione con cotone inzuppato di petrolio. Sul muro che va dal Montelucci fino a S. Maria ardevano le pine. S. Giovanni Evangelista dirà: "Il trionfo di Gesù comincia dalla morte in croce". Così era per tutti noi.

Venerdì Santo. La mattina le funzioni erano quelle che ora facciamo il pomeriggio. Non c'è Messa, bacio a Cristo morto, deposizione e Comunione. L'orologio del campanile del Comune suonava alle tre: Gesù a quell'ora era morto sulla Croce. Le donne smettono di sferruzzare e stirare e pregano solennemente. Dopo cena, a frotte, andiamo a Torri a vedere la "processione storica". I soldati romani sono a cavallo con corazze e spade (i cavalli erano quelli dei pollaioli di Troghi), altri seguono Gesù con fruste e spade. Cristo, con la croce di legno sulle spalle, va da una parte all'altra della strada, barcolla, cade, viene rialzato dai soldati. Le pie donne in costume cantavano lo "Stabet Mater". Tra la folla commossa vi era un gran silenzio. I ragazzi tornavano a casa seri seri. Sabato Santo. Le funzioni del Sabato Santo al mattino in chiesa, erano per pochi privilegiati. Vi partecipavano tutti i preti del Piviere. I ragazzi, presto presto, andavano verso la Pieve con lo scaldino pieno di brace accesa. Il frate predicatore si affacciava alla finestra, benediceva il fuoco e i ragazzi che andavano a portarlo nelle varie case. Con questo fuoco le donne e le massaie accendevano il fornello. Tutti davano ai portatori una piccola ricompensa. Le campane, a mezzogiorno, si scioglievano. Erano state legate il Giovedì Santo e annunziavano la Risurrezione di Gesù. E' già festa di Pasqua! Si aspetta il treno del tocco [cit. dialettale: ore tredici] e mezzo per sapere come è andata la Colombina a Firenze. 

 ... lo Scoppio del Carro è una manifestazione della tradizione popolare laico-religiosa che si svolge il giorno di Pasqua. Il "Brindellone", una torre pirotecnica posizionata su un carro, viene trainato da due coppie di buoi e posizionato tra il Battistero di San Giovanni e la Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Durante i riti iniziali della Messa, al canto del Gloria, l'arcivescovo accende, in prossimità dell'altare della cattedrale, con il fuoco benedetto durante la veglia pasquale, un razzo a forma di colomba che, scorrendo su di un filo di ferro issato a 7 metri da terra, percorre tutta la navata centrale della chiesa e raggiunge all'esterno il Carro, facendolo scoppiare. La "Colombina" dovrà ora compiere il viaggio di ritorno verso l'Altare Maggiore; se il retrorazzo sarà calibrato bene e il viaggio risulterà perfetto, il popolo potrà sperare nei buoni auspici per il futuro così come in passato i contadini speravano nel buon raccolto. Ma se il viaggio invece si dovesse interrompere prima della meta, qualcuno potrà pensare si tratti di un qualche presagio negativo...

Il giorno di Pasqua ci sono l'agnello con i piselli e l'uovo benedetto. In chiesa le confessioni degli uomini o "Pasqualini”, come li chiama il frate. Lunedì mattina, dopo Pasqua, in processione si porta la Comunione agli infermi nelle case. La sera tutti in Ragnaia a fare merenda e a ruzzolare l'uovo.

... la vigilia di Pasqua, grandi e piccini, si riunivano intorno al tavolo di cucina per colorare le uova che la mamma aveva già bollito e fatto assodare. La pittura del guscio era un vero rito giocoso che si faceva col massimo impegno cercando di creare il disegno più bello con figure, uccellini e fiori. Qualcuno scriveva anche il proprio nome. La mattina di Pasqua, le uova dipinte si portavano in chiesa per farle benedire, quindi si conservavano fino al giorno di Pasquetta quando ci si preparava per fare una gita in campagna. Il gioco era una vera e propria gara che consisteva nel fare rotolare l'uovo dalla cima della salita fino al traguardo. Alla partenza, era permesso dargli un delicato "biscotto" con le dita per aiutarlo a scendere più veloce, poi si seguiva passo passo nella discesa con grida e incitazioni. Chi arrivava primo veniva premiato con piccoli doni... 

Martedì sera l'ultima predica con i ricordi che a voi ridico: andate alla Messa, non bestemmiate, vogliatevi bene fra voi mariti e mogli, ragazze siate modeste, ragazzi andate alla dottrina. Così sia. Questo è anche il mio augurio. Ora, direte, tutto è cambiato; è cambiata solo l'ora delle funzioni: l'essenziale è rimasto. Se non ci credete fatevelo spiegare dal Monsignore... Il verme, se calpestato, si arronciglia. È la sua saggezza; riduce in tal modo la possibilità di venire calpestato di nuovo. In fondo, chi smarrisce le proprie tradizioni, affoga le proprie radici, come il fiore, nella terra e nel letame...