Terza vittoria consecutiva tra campionato e Conference League per la Roma, che dopo il Genoa e lo Zorya Luhansk batte anche il Torino, il tutto senza mai subire gol. 

In queste 3 partite Mourinho, avendo tutti i terzini sinistri infortunati, opta per la difesa a 3, con ai lati Mancini e Ibañez e al centro Kumbulla nel match di Marassi e Smalling negli altre due. Karsdorp avanza di poche decine di metri la sua posizione, andando a fare il quinto di destra come nella scorsa stagione, mentre El Shaarawy si deve sacrificare da quinto di sinistra, abbassando notevolmente il suo raggio d’azione rispetto al ruolo di esterno sinistro d’attacco che ha sempre ricoperto nella sua carriera. In mediana, complici le assenze per covid di Villar (fin qui quasi mai utilizzato) e Cristante (perno di Mourinho), insieme a Veretout si abbassa Pellegrini, mentre Mkhitaryan, schierato inizialmente da trequartista nel suo ruolo preferito, in fase di non possesso arretra anche lui, diventando a tutti gli effetti l’altra mezz’ala. Davanti Shomurodov, deludente contro il Genoa, lascia il posto a un recuperato Zaniolo (a cui manca solo il gol in campionato per mettere la ciliegina sulla torta alle ottime prestazioni offerte), accanto a un Abraham che sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) essersi sbloccato.  

Contro il Torino Mourinho è di fronte alla prova del nove: non solo l’assenza per squalifica di Veretout, ma anche l’infortunio di Pellegrini dopo nemmeno un quarto d’ora di gioco, potrebbero rappresentare più di un problema per l’allenatore portoghese; e se al posto del francese gioca senza sfigurare Diawara, il capitano giallorosso viene sostituito da Perez, che si deve adattare al ruolo di mezz’ala che poco si addice alle sue caratteristiche.  
Nonostante un modulo decisamente offensivo, che vede un solo centrocampista di ruolo (Diawara) e tanti esterni d’attacco o trequartisti, con un grande spirito di sacrificio da parte di tutti la Roma non concede nessuna grande occasione al Torino. Nel primo tempo Rui Patricio blocca senza problemi un colpo di testa di Praet debole e centrale, mentre viene anticipato dalla chiusura di Abraham su un tiro di Buongiorno dopo una mischia in area. Alla prima chance la Roma sblocca la partita al 32’, quando su assist di Mkhitaryan, uno splendido velo di Zaniolo favorisce lo stop e il tiro vincente di Abraham. Milinkovic-Savic non può nulla, ma al 45’ è decisivo nel deviare in corner un colpo di testa di Abraham, potente ma non angolatissimo, su angolo di Perez. Nel mezzo, per un fallo netto Buongiorno su El Shaarawy in area, l’arbitro Chiffi prima concede il rigore ai giallorossi, poi dopo 5 interminabili minuti di controllo var lo annulla, a causa del fuorigioco millimetrico di Abraham che aveva dato il via all’azione. Nel secondo tempo, il Torino crea solo una vera occasione con Brekalo che calcia da lontano ma trova la risposta in due tempi di Rui Patricio; dall’altra parte la Roma spreca con El Shaarawy, servito da Mhitaryan, che calcia alto da ottima posizione, mentre Zaniolo, servito in corsa dallo stesso 92 giallorosso, sfiora l’incrocio dei pali. Il Torino organizza il forcing finale ma sbatte contro il muro giallorosso, guidato da Smalling, che quando gioca e sta bene resta senza dubbi il miglior difensore in rosa, tant’è che non concede mai il tiro a Belotti e lo costringe a giocare sempre spalle alla porta. 

Sorprendono in positivo le prestazioni in fase difensiva di Mkhitaryan e Perez, che schierati da mezz’ali contro centrocampisti tecnici, fisici e rognosi come quelli granata riescono a contenerli molto bene. Menzione speciale anche per Diawara, fin qui schierato col contagocce, che gioca 90 minuti senza sbavature e non fa rimpiangere Veretout. Rui Patricio, anche se nel match contro la squadra di Juric sbaglia alcuni rinvii da cui nascono opportunità per gli avversari, le poche volte in cui viene chiamato in causa risponde presente. Il trio di difesa continua a limitare alla grande l’attacco avversario, soprattutto grazie al rientro fondamentale di Smalling, che dà solidità, garanzia e sicurezza a tutto il reparto. Un El Shaarawy un po’ impreciso nell’ultimo passaggio o nel tiro continua a sacrificarsi e a non sfigurare affatto nel nuovo ruolo, mentre Karsdorp è sempre garanzia di attenzione, velocità e chilometri macinati sulla fascia. In attacco Zaniolo, schierato da seconda punta in un ruolo che si sposa al meglio con le sue caratteristiche, non riesce neanche stavolta a timbrare il cartellino, ma crescono progressivamente le sue prestazioni e l’intesa con Abraham, più nel vivo del gioco, al suo terzo gol in due partite: un gol pesante che vale 3 punti e tiene la Roma agganciata al treno della Champions. 

José Mourinho adesso è di fronte ad un bivio: tornare al 4-2-3-1 col recupero di Viña in difesa, o confermare la difesa a 3, già vista, anche se con mentalità più offensiva, l’anno scorso con Fonseca? Se dovessi sbilanciarmi, direi che Mourinho sceglierà la seconda opzione, non solo per il famoso detto “squadra che vince non si cambia”, ma soprattutto perché in caso di 4-2-3-1, Zaniolo e Mkhitaryan giocherebbero in fascia in un ruolo che non esalta al meglio le loro qualità, mentre Abraham sarebbe più isolato e non avrebbe il supporto che ha avuto dal 22 giallorosso nelle ultime 2 gare, nelle quali è andato a segno non per caso.
Mercoledì la Roma scende di nuovo in campo a Bologna nel turno infrasettimanale, e scopriremo la risposta.