Abisso (celo), Allegri (celo), Simeone (celo)... Sembra di assistere al classico elenco che tutti noi abbiamo fatto almeno una volta da bambini con le figurine Panini e invece l'album che andrebbe a comporsi oggi è quello nefasto dei colpiti dall'odio social. Se fino ad oggi, non si poteva tollerare che l'uomo italico si sentisse protetto dalle mura di uno stadio e dalla folla che lo faceva sentire libero di esprimere gli istinti peggiori, ad oggi dobbiamo fare lo stesso discorso per i social, diventati una sorta di grande stadio in cui la protezione non è la folla ma uno schermo.

OLTRE LA TOLLERANZA- Le critiche dei tifosi, quelle più sane, magari anche costruttive, talvolta anche esagerate sono convinto che possano essere anche accettate, ma l'odio quello proprio non si può. Succede alla figlia di Simeone, rea di essere figlia dell'allenatore che ha battuto la Juve, succede ad Abisso, succede ad Allegri che poi -a stretto giro- chiude i profili social. E se da un lato, gli incresciosi fatti di Milano prima di Inter-Napoli davano ragione al tecnico bianconero che riferendosi a De Laurentiis chiedeva di abbassare i toni, dall'altro è innegabile che certe cose accadano anche quando non ci sono dichiarazioni di tesserati che surriscaldano l'ambiente: insomma la madre degli imbecilli è sempre incinta.

SALVIAMO I SOCIAL- Sui social network ormai si sono scritte pagine di letteratura e sempre più velocemente si stanno redigendo anche pagine di diritto. Tuttavia i social non sono lo strumento da demonizzare ma da salvaguardare. Pensiamo a chi ha inventato i coltelli: l'intenzione era quella di fornire uno strumento per ficilitare la vita agli essere umani, ma con i coltelli si uccide anche. In pratica non è lo strumento a fare la differenza ma l'utilizzo che se ne fa. Carletto Ancelotti riguardo alle recenti polemiche si è espresso in questo modo:"I social hanno creato un eccesso di democrazia", parole che a primo acchito fanno sobbalzare, il tecnico che ha preso il posto del "Sarrista" Sarri, che aveva come obiettivo la comunista "scalata al palazzo" e il mito della squadra operaia che arrivava al potere, ora si schiera in favore di una restrizione della democrazia.Parole sicuramente forti ma che ognuno di noi, nel suo profondo ha pensato almeno una volta e che -a tratti- si condividono. Già perchè è vero, come diceva Eco che i social hanno "dato libertà d'espressione a una legione di imbecilli", anche queste parole forti che sanno quasi di "restaurazione" con il vecchio potere intellettuale che mira a togliere il diritto di opinioni al popolo.

In un articolo così, l'esemplificazione la fa da padrona, sicuramente il discorso è ben più ampio e complesso di quel che ho voluto far sembrare qui, tuttavia le parole di Ancelotti hanno aperto in me un dibattito interiore tra la metà che le condivide e l'altra che ne è inorridito, già perchè la democrazia è un valore (peraltro fondante nella nostra Costituzione) chiederne una limitazione è forse un eccesso o addirittura una provocazione, tuttavia l'escalation di odio sputato sui social è diventata sempre più preoccupante. Bisognerebbe quindi trovare una via di mezzo: punire severamente chi si rende responsabile di certi atteggiamenti e rendere più vivibile la comunità, che poi messa in Internet diventa una comunità globale. L'idea -ad oggi- è utopica, passeranno molti anni prima di vedere un diritto applicato ai social, anche perchè si dovranno fare i conti con gli interessi di multinazionali che vivono anche di questo: l'auspicio è che ci si arrivi il prima possibile.