Una conferenza spettacolare, quella che si è consumata ieri presso l'Inter Media House di Appiano Gentile, dove Spalletti, di fronte ad una gremita schiera di giornalisti, si è tolto ben più di un semplice sassolino dalla scarpa

Con i piedi per terra

"Vi leviamo un po' di lavoro: Cancelo e Rafinha ora non si possono riscattare. In un secondo tempo vedremo", è questa la frase che ha gelato l'intera sala conferenze. Se per il laterale lusitano sembrava ormai scontata la non permanenza dovuta ai famosi problemi di bilancio nerazurri, per il brasiliano sembrava esserci un lieve barlume di speranza, come se l'entusiasmo arrivato dalla vittoria all'Olimpico contro la Lazio bastasse per riscattare il cartellino del giocatore blaugrana. E invece, la dura e cruda realtà, con cui ogni interista non voleva fare i conti. I famosi 40 milioni di plusvalenze entro il 30 giugno, grazie al lavoro di Ausilio, che come ieri ha detto Spalletti è ora nel suo momento di azione, arriveranno. L’Inter, al momento, può contare su 17 milioni di plusvalenze già in cassa: 3 milioni per Jovetic, Medel e Dodò, 8 per quello di Kondogbia e 6 per l’obbligo di riscatto di Murillo. Sembra ormai scontato anche il riscatto di Nagatomo da parte del Galatasaray, con Eder sempre più vicino all'addio e un folto gruppo di giovani (Pinamonti, Valietti, Emmers...) pronti a lasciare, almeno temporaneamente, Appiano Gentile, per così garantire soldi freschi per tappare i buchi

La scena a Spalletti

Lo show che è andato in onda ieri con Spalletti è stato amaramente esilarante. Il tecnico di Certaldo ha infatti spiegato come anch'egli è stato preso in contropiede dalle decisioni prese dal management cinese. Spalletti ha sarcasticamente detto che, così come i giornali dicevano, c'erano 150 milioni da spendere per il mercato. Non è andata così. Spalletti si è quindi trovato nella situazione di dover dire cose in base a quanto gli era stato detto.Bisognava andare in Champions, l'Inter, per giocoforza,  ha dato via otto giocatori, prendendone sei, fra poche luci e molte ombre.  E' stato quindi fatto un movimento grossolano, senza scelte ben precise. Ciò dovuto al fatto che, come dice il tecnico toscano, "a un certo punto si è detto basta, non è stato determinato da nessuno ma ci sono state novità per cui io potevo dire che non accettavo più di dover entrare in Champions League". Invece Spalletti, per fortuna dell'Inter, di Suning e di tutti gli Interisti, ha deciso di ballare, invece che salutare in anticipo come un suo illustre predecessore un anno addietro fece in una calda giornata di Agosto.

Suning, se ci sei batti un colpo

Queste parole forti, come a voler puntare il dito contro la dirigenza e le sue promesse non mantenute, sono ciò che serviva a questa Inter. Ora la palla passa a Suning, che mai come ora, se vuole dare davvero un segnale di attaccamento e di appartenenza, deve mettere in condizione sia Spalletti che Ausilio di operare a mani sciolte sul campo e sul mercato. Se il futuro dell'Inter sarà quindi radioso verrà deciso in questi caldi mesi estivi, dove, nolente o volente, Suning dovrà dare delle risposte sulle sue reali intenzioni. Tutti hanno bisogno di chiarezza, Spalletti in primis. Per colmare il gap con le prime della classe non servono solo proclami social altisonanti, ma anche chiarezza e unione d'intenti, andare tutti verso la stessa direzione, per tornare a sederci dove ci spetta.