Nelle mie giornate casalinghe e che hanno appena toccato le 20 presenze con due sostituzioni (2 volte sceso per la spesa) ecco che nel rimembrar delle cose passate, ritorna una ragazza...non ne posso parlare,mia moglie mi guarderebbe con occhio agguerito,già perchè potrebbe pensare che quel ricordo mi possa portare ad una mancanza,ma non è così,con lei ho tutto quel che si possa chiamare 'Amore'.Ma la vita molte volte ci riporta a ricordare,questo momento poi...ti fa solo pensare ai ricordi. Come dicevo pensavo a questa ragazza,conosciuta nel lontano 1998 in un piccolo paese di Rieti, lei era di Empoli, bionda alta su per giù 1,65 formosissima,aveva un seno abbondante,una quarta piena, e parliamo di una età di 16 anni. Lei era arrivata da appena due giorni,lì la nonna aveva una casa dove c'erano anche i suoi cugini di Firenze.Ricordo che quel giorno che la vidi rimasi di stucco, occhi azzurri cielo, capelli biodi e fisico...era bellissima.Lei mi sorrise e avvicinandosi mi disse "Tutto ok ?", io risposi con un "Mh,mh" restando immobile come un tronco.
Tornato a casa presi subito un quaderno e una penna per scrivere come al solito la mia giornata passata, ed ecco lì che lei entrò nelle pagine di quel quaderno (che ancora tengo come tutti quelli che ho scritto),così buttai giù tutte le mie emozioni e il pensiero di come quel ragazzo timido potesse avvicinarsi a lei. Passammo tre settimane in compagnia con gli altri amici,tra le risa e gli sguardi che non mancavano mai e il tutto lo riportavo sul mio quaderno giornalmente.Tutto era così bello,mi bastava guardare nei suoi occhi per essere felice e le giornate volavano così legiadre come ali di farfalla dentro gli occhi miei.Ma il tempo volava in fretta, e mi ritrovai al 29 agosto a due giorni dalla fine delle vacanze e non gli avevo ancora detto nulla,cavolo ero timido e impacciato davanti ai suoi occhi,mentre a casa provavo nella mia camera tutte le parole da dire,ma poi puntualmente non riuscivo al solo trovarmela davanti.Il giorno dopo passeggiando in una strada di un  paese che contava quattro/cinque abitanti d'inverno, e un centinaio in estate la incontrai su questa lunga strada che divideva il paese,lei alzò la mano a distanza e mi sorrise, mi saluto con il solito doppio bacio sulle guancia..."Dove vai?" mi chiese "Vado a fare una passeggiata,vuoi venire con me?", lei si mise sotto braccio a me "Andiamo" disse poi.
Così camminammo per almeno due chilometri,parlando del più e del meno,di cosa si faceva a Roma e cosa si faceva ad Empoli. Poi ci fermammo ad una fontana a bere per sederci poi su un muretto. Lei mentre le parlavo si scostò i capelli e poggio la sua testa sulla mia spalla,poi alzò la sua faccia verso di me,e ci baciammo,prima un bacio stampo,per poi approfondire sempre di più.Lei arrossi talmente tanto che entrai in bambola anche io,ci guardammo per quasi un minuto senza parlare negli occhi..si lei mi disse che guardandoci negli occhi avremmo capito le emozioni che ognuno provava,ma non passavano 10 secondi che una risata o un sorriso non prendesse il sopravvento e tornavamo ad abbracciarci o baciarsi. Ricordo che di sera pioveva spesso e noi amici del paese ci trovavamo sotto una scalinata coperta,ma una sera serena e stellata arrivando sotto la scala non sentii bisbigli,quindi ero intento a tornarmene indietro quando una voce "Ehi,sono qui" mi richiamò, era lei,nell'alto della scalinata davanti la porta di casa dell'abitante. "Cosa fai da sola qui ?" gli chiesi "Ero in attesa che arrivasse qualcuno".
Così salii la scalinata e mi sedei accanto a lei. Le mani frementi di abbracciala le tenevo tra le ginocchia,lei fece la stessa cosa,ma non passò nemmeno un minuto,che alzai il mio braccio sinistro e lo portai sulle sue spalle,mentre con la mano destra le carezzai il viso. I suoi occhi erano bellissimi,forse erano quella luce che vedevo infondo a quel tunnel della solitudine giornaliera e del mortorio di quel paese stesso,quindi incontrarli erano per me un tocca sana,una ragione di vita,almeno in quella cirrcostanza.

Quella sera iniziò il vero amore,già un amore che sapevamo bene fosse solo e soltanto in quel paese e che alcuni giorni dopo sarebbe sfociato in un nulla di fatto,tornando ognuno nella propria città. Così ci lasciammo un recapito per spedirci delle lettere quando ci saremmo dovuti dire ciao.Lei su quella scala mi disse "Come farò senza di te ?", io le risposi "Non pensare al come sarà,ma viviamoci adesso che possiamo.Al futuro ci penseremo da domani".Già in poche parole le stavo dicendo che il giorno dopo sarei dovuto ripartire per Roma..."Domani vado via,ritorno nella mia città.Tu cosa farai?", lei con le lacrime agli occhi mi disse "Io...devo dirti una cosa...Mi sono innamorata di te". Cavolo cosa dire in quei momenti in cui nemmeno le parole più confortanti sarebbero servite a qualcosa "Ehm...Ehm...", diventai triste,pensavo che quella occasione tra di noi non sarebbe più tornata, quindi una lacrima scese sul mio viso e ci abbracciammo in un pianto continuo. Ero cotto di lei e lei di me. Così la presi per mano e la portai con me verso il campo di pallone, ci sedemmo atterra e disteso con lei sul mio petto le sussurrai candando a voce bassa "Non odiarmi mai,se tu mi penserai,io proverò a raggiungerti con la mia fantasia. No,non odiarmi mai,sai che ne soffrirei,tu dama irrangiungibile,da scacco matto e via.Sei come un filtro di luce che tra le fessure diventa sfuggente,mi passa vicino ma so che toccarla diventa impossibile,ma attraversando la bianca follia,della tua indifferenza la distanza si dimezza e mi mancherai. Non odiarmi mai se tu mi penserai,io proverò a raggiungerti con la mia fantasia....No non odiarmi mai..." (Gigi Finizio da Scacco Matto), già sentivo che quell'addio sarebbe stato per sempre,altro che lettere da scrivere per colmare la distanza. Così lei mi disse che avrebbe voluto fare l'amore,ma sembrava una sua forzatura,lei non aveva mai fatto l'amore,quindi avrebbe voluto sfogare questo istinto d'amore con me,che già avevo avuto la mia prima esperienza,ma non presi la palla al balzo,anzi mi dimostrai un uomo nei panni di un diciassettenne "Non credo sia giusto,non lo dico perchè non voglio fare l'amore con te,ma credo fortemente che l'amore lo si deve fare con la persona giusta, io l'ho fatto con la mia fidanzata e credo che sapendo di non aver più l'opportunità di rivederci,sarebbe soltanto un capriccio e niente più". Lei capii e passammo la nottata su quel terreno di calcio stretti,arrivando fino alle 8 del mattino,quando appisolati ci svegliammo che era giorno e di corsa corremmo verso casa. Lei aveva paura della nonna e così prendendola sulle spalle la feci arrampicare ad un balcone altezza due metri (io 1,70) e dopo essere salita si voltò, io mi arrampicai all'inferiata e la baciai per l'ultima volta con un "Ti Amo" volante detto di fretta e tornai a casa. Mio padre intanto era intento a mettere i bagagli in macchina,ma con un guizzo mi disse "Ma dove stavi ? Ti abbiamo cercato tutta la sera", io "Papà ti avevo detto che stavamo tra amici perchè era l'ultima sera". Così rientrai in casa e mia mamma che mi aveva visto mi disse "Ti sei innamorato di quella ragazza,vero?", risposi "Si mamma,mi piace troppo,ma il solo pensiero di non vederla più mi rattrista", così dopo una carezza ed un bacio, mia mamma mi disse "Dai vai a mettere apposto la valigia,che tra poco si parte". Così ripartimmo per Roma, io ero perso tra i pensieri e guardavo dietro nella speranza di scorgere ancora una volta il suo viso,ma più ci allontanavamo e più di lei non vi era traccia. Così mi distesi sul sedile posteriore e girato verso il sedile,piansi in silenzio,facendo finta di dormire.

Passò un mese,ero tornato a scuola,e la vita proseguiva tranquilla come al solito.Un giorno tornando incontrai un amico che aveva casa al paese che mi disse di aver ricevuto una chiamata dal gruppo dei toscani e che mi aveva detto che la ragazza aveva chiesto di me. Così mi affrettai a tornare a casa. Presi carta e penna e gli scrissi una lettera, gli raccontavo quel che facevo,come passavo la giornata e che la pensavo sempre.Poi la riempii di domande da farle. Andai al tabaccaio presi un francobollo e la imbucai,nella speranza che arrivasse il rima possibile.I giorni passarono, ed ogni giorno mi catapultavo di corsa a casa nella sperana di ritrovare la lettera di risposta,ma nulla.Lei non mi aveva risposto.Passò un mese intero,ma di lei nessuna traccia,forse aveva già sostituito il mio posto con qualcun altro,forsela lettera era stata smarrita,forse buttata dentro il cassonetto dopo averla letta.Sapevo che non l'avrei più rivista,cosa che gli dissi in quel tempo passato insieme,ma non immaginavo di non avere più una risposta,che sia stata in lettera.Così nel dopo scuola di un giorno d'ottobre,presi il mio walkman e misi una canzone che mi faceva pensare a lei "...E si apre il cielo verso l'orizzonte,un pensiero solamente a quest'ora che farai.Forse stai aspettando l'autobus e pensi,che ora mai si è fatto tardi e mi penserai....Salutando ti dicevo,ora te ne vai,non ritornerai.Ma perchè,ma perchè, non ti lascio pensando che...Te ne vai come la sera,sembrerai un po più vera,correrai senza voltarti mi dirai non annoiarti.Te ne vai senza parlare,ti direi,non mi scordare,non ci sei,la mente vola,griderei mentre da sola te ne vai,te ne vai...".