In questi giorni drammatici, abbiamo potuto “apprezzare” i vari commenti provenienti da ambienti politici e medico-scientifici della Comunità Internazionale, esternati alle più diverse latitudini, a commento dell’emergenza sanitaria, che si sta diffondendo inarrestabile in tutto il Mondo, ma il cui epicentro è ora l’Italia che già conta un numero di decessi superiori a quelli registrati in Cina.

Abbiamo preso atto di dichiarazioni, riguardanti anche i Vertici di alcuni Stati, che hanno espresso nei confronti dell’Italia e degli italiani commenti imperniati anche sul disprezzo, il dileggio, la compassione ed il compatimento. Siamo rimasti attoniti dinanzi a tali manifestazioni e la sensazione comune è stata quella di sentirsi i reietti d’Europa, gli untori e gli appestati. Ci hanno inesorabilmente isolato, chiudendoci in ogni dove le frontiere.
L’unico Paese, che ci ha espresso in modo fattivo la propria solidarietà è stata la Cina e poco deve importare se tale manifestazione possa celare, in realtà, interessi economici (come se la Cina avesse bisogno del covid 19 per esercitare la sua influenza in Italia, come in Europa), perché l’unica cosa che conta in questo momento è far fronte all’emergenza sanitaria, a qualsiasi costo.

E’ vero che noi italiani siamo i primi a riconoscere i nostri limiti ed i nostri grandi difetti. Per costituzione storica (una serie di staterelli che si sono uniti), non abbiamo mai posseduto un grande senso dello Stato come, forse, altri Paesi sembrano possedere. Abbiamo dato credito, con le nostre divisioni regionali ed etniche (che sono però anche la nostra forza), al Cancelliere austriaco Klemens Von Metternich che nel 1847 definì l’Italia come una mera “espressione geografica”.

E’ vero che nella nostra bilancia commerciale, alla casella Esportazioni dobbiamo necessariamente inserire tra le voci principali la mafia ed è vero che la nostra storia degli ultimi 50 anni non è stata particolarmente edificante sotto l’aspetto politico ed economico.

E’ tutto vero ma è altrettanto vero che abbiamo un patrimonio genetico millenario, che ci ha portato ad essere unici ed insostituibili, perché la cultura italiana non ha eguali nel resto del pianeta Terra.
L’Italia, attraverso l’Impero Romano, ha colonizzato il Mondo occidentale. Ha rappresentato il crocevia fondamentale delle civiltà mediterranee e la sua terra ospita la Chiesa di Roma. In Italia (Bologna) è nata la prima Università al Mondo. E’ stata la Patria del Rinascimento e ha generato la mente più geniale di tutti i tempi, l’inarrivabile Leonardo da Vinci, dando altresì i Natali a icone dell’arte come Michelangelo e Raffaello, della letteratura come Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto e Machiavelli, della fisica come Galileo ed Enrico Fermi, della medicina come Rita Levi Montalcini e l’elenco potrebbe continuare con altri innumerevoli personaggi di fama mondiale.

L’Italia è il Paese con il più alto numero di siti nominati patrimonio mondiale dell’Umanità da parte dell’Unesco. Possiede più della metà dei tesori d’arte del Mondo ed un numero impressionante di testimonianze di ogni epoca: siti archeologici, musei, castelli, giardini, etc..

Tanti potrebbero affermare che l’Italia è stata grande in passato ma che ora, nel mondo globalizzato, la subalternità dello Stivale rispetto a molti altri Stati è palese e che gli italiani ora non si distinguono più per i propri meriti ma “brillano” per opportunismo o per essere riusciti ad accumulare un debito pubblico spaventoso, con una dissennata gestione della finanza.

Nei tempi moderni, noi italiani siamo riusciti a ricompattarci solo in occasione delle vittorie ai Campionati Mondiali di Calcio. Le estati del 1982 e del 2006 hanno rappresentato le stagioni dell’”unità nazionale”, in cui ci siamo ritrovati tutti insieme a festeggiare le nostre vittorie, per le strade e nelle fontane di tutta Italia.

Ora, l’emergenza sanitaria, che stiamo vivendo, ha fatto riemergere il meglio delle nostre virtù, risvegliando le coscienze, la voglia di ribellarci, tutti insieme, all’incubo di un virus, che sta sconvolgendo la vita quotidiana di ciascuno. Ora, come in occasione di quei Mondiali di calcio, siamo nuovamente tutti uniti per un’impresa, che non ha però paragoni con il passato. Lottiamo insieme in modo composto e silenzioso, costretti dagli eventi all’interno delle nostre abitazioni. Ora, come allora, abbiamo nuovamente i nostri eroi, che magari sono sempre vestiti di azzurro ma non corrono in mezzo al campo di calcio bensì nelle corsie dei reparti degli Ospedali di tutta Italia. Ora i nostri eroi sono i medici, gli infermieri e tutti coloro che si stanno battendo in prima linea contro il “nemico invisibile” e che non stancheremo mai di ringraziare per il loro infaticabile impegno e la loro dedizione, esposti continuamente al rischio del contagio ma sempre sul posto di lavoro con turni massacranti.

Ancora una volta, gli italiani stanno insegnando qualcosa al Mondo e se un tempo erano le arti, nelle molteplici espressioni con cui la stessa si manifesta, ora sono – pur con tutte le inevitabili contraddizioni di un Paese come il nostro - i principi dell’unione, della coesione, dello spirito di sacrificio comune, della solidarietà. Infatti, dopo un primo momento di distacco – come se il coronavirus avesse un marchio solo italiano come il parmigiano reggiano – tutte le altre Nazioni stanno adottando il “modello italiano”, riconoscendolo come l’unico mezzo per tentare di contrastare o quantomeno contenere gli effetti devastanti del contagio di massa.

Confinati nel nostro isolamento, abbiamo però molto più tempo per riflettere sulle notizie che circolavano e circolano a livello internazionale e così, in questo periodo, siamo riusciti a scoprire che il Presidente della più grande Nazione del Mondo si è dichiarato disponibile a versare una somma di denaro enorme, pur di avere in esclusiva il vaccino contro il Covid 19. Non possiamo dimenticare le uscite, solo di qualche settimana fa, del Primo Ministro di quella che un tempo era considerato il Paese Civile per eccellenza circa il fatto che ciascuna famiglia si sarebbe dovuta rassegnare al fatto di perdere almeno una persona cara per effetto del contagio. Abbiamo constatato i paradossali comportamenti del Presidente della Repubblica dell’altro Paese civile per antonomasia, che prima manda i cittadini al voto e subito dopo dichiara la serrata a causa dell’epidemia. Abbiamo altresì constatato che la cancelliera del Paese, considerato il motore dell’Europa, ha preso atto con molto ritardo del “problema” del coronavirus, perché l’averlo fatto prima avrebbe compromesso l’economia del Paese. Apprendiamo sconcertati che l’unico Paese al Mondo, che sembra ignorare la pandemia è lo stesso che ha organizzato sul proprio suolo le prossime Olimpiadi estive. Abbiamo udito la Presidente della BCE affermare – in pena emergenza sanitaria - che la chiusura dello spread non è un problema che può interessare la Banca Centrale, per poi rimangiarsi tutto il giorno dopo, provocando però nel frattempo un tonfo della nostra borsa così marcato, mai verificatosi in passato. In tale contesto, abbiamo pure ascoltato il Presidente di una grande Nazione Sudamericana che ostenta il gesto dell’ombrello a fronte della negatività al test del virus e poi dichiara che In Italia si muore perché è un Paese popolato da vecchi.

Abbiamo ascoltato tutto questo e molto altro, ma non abbiamo replicato, perché non avevamo e non abbiamo il tempo di polemizzare, mentre ogni giorno prendiamo atto dei nostri bollettini di guerra, con centinaia di morti e migliaia di contagi. L’unica nostra richiesta era quella di poter avere le armi per consentire al nostro straordinario servizio sanitario pubblico di essere salvaguardato, per quanto possibile, dal contagio, ma non abbiamo ottenuto nulla dai nostri Stati “amici”.

Abbiamo chiesto armi per difenderci perché per combattere il virus non abbiamo bisogno di nessuno, in quanto (ancora una volta) possiamo contare sui migliori scienziati in ambito sanitario (non a caso, uno di costoro ha bollato come “demenziale” la teoria inglese sulla c.d. “immunità di gregge” per il coronavirus). Pur nell’emergenza, continuiamo con i nostri difetti circa il mancato rispetto di molti dei divieti, ma, nel contempo, la stragrande maggioranza del popolo italiano sta lottando in silenzio, abbandonando il modo chiassoso, tipicamente mediterraneo, di esternare le sue sensazioni.

Mi viene in mente la famosa frase di un nostro grande imprenditore, recentemente scomparso. Mi riferisco a Sergio Marchionne, un manager visionario, illuminato ed anche discusso, che ha però saputo salvare la Fiat (e migliaia di posti di lavoro) e rilanciarla a livello internazionale. Marchionne disse che “a volte dovremmo vergognarci meno, molto meno di essere italiani”. Evidentemente Marchionne, top manager di fama e livello internazionale, era perfettamente in grado di comprendere quale potesse essere la valenza e l’estro nazionale rispetto al contesto mondiale.

Alla frase di Marchionne, oggi mi sentirei di aggiungere un’unica postilla, ovvero che mi riempie di orgoglio essere italiano.




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