Roma  Febbraio 2000

" No...no... Sig. Massimo B. ...così non può andare...mi spiace...ma io a norma di contratto debbo farle una lettera scritta di richiamo...lei questo mese ha timbrato per tre volte il cartellino con ritardi dai 5 ai 12 minuti...mi spiace...sappiamo tutti che lei è è un ottimo tecnico ma l'orario va rispettato, il proprietario sotto questo aspetto è intransigente!"

            Era il Capo del Personale della ditta presso la quale ho operato negli ultimi anni antecedenti la mia pensione.   La ditta, una società inserita nel settore delle Telecomunicazioni, aveva la sua sede al Laurentino un quartiere all'estremo Sud della capitale mentre la mia abitazione è esattamente all'opposto, nel quartiere Nuovo Salario alla periferia Nord Est, nei pressi del centro commerciale Porta di Roma.  Per timbrare il mio ingresso in azienda alle 8.30 uscivo di casa alle 7, percorrevo un breve tratto a piedi per attendere il primo bus della giornata solitamente in arrivo entro 5' di attesa ed in 15' arrivavo fino alla stazione metro di Ionio, da quì raggiungevo il capolinea Laurentino in 35' circa, ma per arrivare in azienda c'era ancora da percorrere oltre 1 km e quasi sempre a piedi, dati gli scarsi e impuntuali passaggi dell'unico autobus. Questa fu la mia Via Crucis quotidiana sino alla fine di quel mese di Febbraio.

            "...Se vuole un consiglio... Sig. Massimo...si svegli prima!!" fu la frase proferita dal Capo del Personale alla consegna, il giorno seguente, della mia prima ed unica lettera di richiamo ricevuta nella mia vita in qualità di dipendente. In conseguenza di quel provvedimento sentivo di dover prendere una decisione importante, svegliarmi non più alle 6.30 come era mio solito, ma mezz'ora prima e ciò avrebbe significato modificare il mio bioritmo di sonno tarato, ormai da decenni sulle 7 ore e mezza. Non lo ritenni un valido correttivo, preferii pensarne un altro partorendo l'idea, terrorizzato dal solo pensiero che una seconda lettera di richiamo per ripetuti ritardi avrebbe potuto generare a norma di contratto anche il licenziamento, di attrezzarmi con un mezzo a due ruote per raggiungere il lavoro ed ovviamente prevederne l'acquisto.  Era l'unica alternativa, scartando l'uso dell'automobile per il classico tappo di traffico che si forma nella capitale nelle ore di punta, per raggiungere il posto di lavoro, timbrare in orario, lavorare e...proseguire serenamente verso la pensione!  Tutti in famiglia furono contrari a questa mia decisione..."...tu Massimo non sei più un ragazzo...hai 52 anni!" - queste le parole di mia moglie Angela -..." e tu papà devi pensare a quando farà brutto tempo, freddo...acqua..!" - queste le parole di mio figlio Davide -  ..."...e tu papà devi fare attenzione alle buche delle strade di Roma...sapessi quanti motococlisti vedo in terra...tutti i giorni!!" - queste le parole di mia figlia Sofia.

               Meditai tutta la notte, il mattino seguente era un sabato e me ne andai a visitare un paio di concessionari di moto e scooter.  Io sono un vecchio lambrettista, ma la Lambretta non è più prodotta da vari decenni e così, mio malgrado, dovetti dirottare la mia scelta sulla Vespa...è come dire ad un tifoso Rossonero di scambiare la sua maglia con quella di un tifoso Nerazzurro.  Il mio budget era molto limitato e così mi contentai di una Vespa  PX125 usata ma in buono stato e con soli 21.000 km percorsi.  Risalivo sulle due ruote dopo circa 20 anni.  Con quella Vespa percorsi oltre 70.000 km negli  8 anni che da quel febbraio 2000 mi condussero alla pensione.  Attraversavo la città passando per il centro, allora ne era ancora consentito alle due ruote,  detestavo percorrere la tangenziale ritenendola troppo pericolosa, ciò nonostante caddi un paio di volte fortunatamente senza conseguenze, ma raggiunsi il mio scopo principale, con quella Vespa non feci mai più tardi percorrendo i 21 km del tragitto casa-lavoro in 45/55' contro l'ora e 30' con i mezzi pubblici quando tutto andava bene e quindi...direi:   

 Distanziamento: Target raggiunto! 21 km di distanza annullati con la Vespa!                                                             Protezioni: Sì, una! Oltre al casco obbligatorio e la mascherina (ma non antiCovid, bensì antismog)...ed ecco quella in più: l'acqua!                                                                                                 

             Dovetti prendere, a quel tempo, avevo 52 anni, una inusuale novità nella mia vita e cioè proteggermi dalla disidratazione, di cui il mio corpo come venni a scoprire soffriva, e quindi bere molto durante il giorno e soprattutto fuori dai pasti, almeno un litro e mezzo di acqua, altrimenti i miei reni avrebbero potuto andare in sofferenza....e così avvenne... ecco il perchè di questa strana divagazione ed il suo comico epilogo.

             Era un'assolata mattinata primaverile, percorrevo con la mia Vespa il solito percorso quando giunto pressappoco a metà strada tra casa e ufficio, all'altezza della salitella del colle Aventino avvertii improvvisamente il posteriore dello scooter sbandare e non rispondere più alle accelerazioni.  Avevo bucato, spinsi a mano per 2/300 mt. di salita la Vespa il cui peso originario è circa 1quintale, ma alla cima di quell'erta mi era parso fosse diventato 1 tonnellata!  Risalii in sella stremato, raggiunsi dopo circa mezzo km di discesa una stazione di servizio, dove fortunatamente annesso alla pompa di benzina c'era anche un gommista. Telefonai in ditta chiedendo, causa l'imprevisto, il permesso di un paio di ore, il Capo del Personale mi rispose che non c'erano problemi.  Il problema lo ebbe invece il sottoscritto che verso l'ora di pranzo avvertì una strana fitta di dolore ai fianchi in corrispondenza dei reni, ma durò solo pochi secondi, non diedi peso all'episodio, scambiai quel momentaneo dolore per un crampo da fame, e dopo pranzo prendendo un caffè con i colleghi sembrava fosse tutto passato, anzi raccontavo ridendo l'episodio della foratura con la Vespa...e tornai al mio banco di lavoro quando dopo una mezz'oretta avvertii un forte ed improvviso mancamento ed un collega al mio fianco mi vide sbiancare e rischiare di cadere dallo sgabello se non fosse intervenuto con un salto fulmineo a sorreggermi per evitare  la caduta.  Mi svegliai un'ora dopo...mi trovavo steso sul lettino di un Pronto Soccorso del Policlinico...ero nel pieno di una colica renale ed il calcolo nascosto nei meandri delle vie urinarie non ci fu verso di espellerlo per ben 6 giorni successivi al mio ricovero.  Tutte le mattine mi veniva iniettata per endovena  una soluzione fisiologica il cui scopo era quello di accelerare con il suo carico drenante l'espulsione del calcolo.  E così ogni pomeriggio ero sottoposto a coliche artificiali, con dolori simili alle partorienti, ma il calcolo non ne volle sapere di uscire dal mio corpo.  Il Primario di Urologia decise allora di andarlo a prendere con un intervento chirurgico e nel settimo giorno di degenza rimasi a digiuno in attesa dell'intervento del mattino seguente. 

                 Verso sera venne da me un infermiere, un giovane siciliano, molto simpatico, mi fece denudare per farmi la "barba" e parlando mi chiese cosa avessi, al mio racconto mi raccontò in dialetto questa storia: "...anche mia madre ebbe 'na colica renale...e sà come ci passò!?! - non saprei! - ...bevve a digiuno 'na bottiglia de Coca Cola ..e poi fice 3..4..5 volte ...'e scale di corsa ...ma assai...assai!!..beh...a la fine u calcolo se ne sparì!!"                  Il mio intervento era fissato per le ore 9.  Mi alzai alle 6, scesi in pigiama al distributore di bibite e presi due lattine di Coca Cola e con l'ascensore andai al 5° piano di quell'ala del Policlinico, mi stracannai la due lattine di Coca e non ricordo bene quante volte feci le scale di corsa, forse una diecina, prendendo l'ascensore per la salita, e ributtandomi a tutta velocità per le scale nella discesa con il rischio di finire direttamente in Ortopedia...ricordo solo la confusa concitazione di una caposala del secondo piano che stava chiamando una sua collega del padiglione Psichiatria riferendogli che probabilmente un suo paziente aveva scambiato reparto essendo finito in quello di Urologia correndo per le scale come un matto. 

                Quando mi portarono in sala operatoria e mi prepararono per l'intervento il Professore  con uno scanner esplorava il mio corpo alla ricerca del calcolo...ma...cerca...cerca...il calcolo non lo trovò!...e mi fece una domanda: "...Sig. Massimo...ma lei è digiuno da ieri!?"  "...Sì..Professore...ed ho pure fame!"  "...ma..ascolti...stamane prima di stendersi su questo lettino, ha per caso urinato!?"  "..Sì..Professore...un quarto d'ora fà!"  "...e per caso non ha mica sentito un "tic"?....."...no, Professore...nessun rumore...mi sono sciacquato perchè ero molto sudato..."  "...ma come...sudato!?...senta Sig. Massimo...il calcolo non c'è più...lei lo ha espulso e non se n'è nemmeno accorto!...meglio così ...ora si alzi..l'intervento è annullato!...Ma mi ascolti bene affinchè non si ripetano quelle dolorosissime coliche: d'ora in poi mangi di tutto ma moderatamente e non faccia abuso di cibi grassi e di formaggi, eviti tutto ciò che contiene troppo calcio...è un nemico dei reni!...e d'ora in poi, per tutta la vita, beva tanta acqua, fuori dai pasti, mi raccomando, almeno un litro e mezzo, sempre!...la marca non ha importanza...basta che sia povera di calcio...stia bene ..Massimo!"  "...Grazie a Lei... Professore!"   (....e alla Coca Cola...ma...shhh!!) 

                Ai primi di Marzo di quell'anno, siamo nel 2000 torno al lavoro con la mia Vespa.  Dunque quello sforzo quando bucai mi scatenò quella tempesta di coliche.  Fu una brutta esperienza, ma ora a distanza di vent'anni debbo ringraziare le parole di quel Professore, le ho seguite alla lettera e non ho più avuto problemi al mio sistema  "idraulico".  La raccomandazione di bere molta acqua e fuori dai pasti è una regola che dovrebbero insegnare fin dalle scuole elementari.   Quando invece dall'ospedale tornai a casa trovai mio figlio Manuel indaffarato a prepararsi un valigione, due giorni dopo sarebbe partito in aereo alla volta della Svezia, esattamente per la città di Orebro, onde partecipare con altri universitari del suo corso della Sapienza di Roma al programma Erasmus.  Si trattò di una esperienza indimenticabile a partire dal metodo di studio, dalla preparazione agli esami (in inglese) al colloquio con i docenti ed inoltre alla stessa sede universitaria, sempre aperta, giorno e notte, con l'uso completamente gratuito dei computer ( parliamo di 20 anni fà).   La vita era completamente diversa, regna una calma assoluta, non si sente mai un chiacchiereccio, un'alzata di voce, i giovani sia maschi che femmine socializzano immediatamente e sono di un'ospitalità encomiabile.  Infine Manuel fu fortunato, partì in Marzo e fece ritorno a Roma in Luglio, e trovò in Svezia temperature molto prossime alle nostre, non si era mai registrata una primavera così calda in Scandinavia da oltre mezzo secolo! Del suo borsone stracolmo di pullover di lana usò soltanto due felpe come se fosse rimasto in casa nostra.  Tutta la famiglia rimase entusiasta di questa sua esperienza coronata con il superamento di due esami "tosti" con ottima votazione.   Lo andai a prendere all'aeroporto di Fiumicino e quando arrivammo nel nostro garage scoprì, a fianco del nostro posto auto, lo scooter nuovo di cui mi aveva sempre parlato.  Fu felice, lo provò subito e mi abbracciò forte...forte!!     " Grazie ..papà!"   " Te lo sei meritato...figlio!..adesso...vai...vola con questo nuovo scooter...manca poco alla tua tesi e alla tua laurea!!"

              E Manuel con quello scooter non ci conquisterà solo la sua laurea ma assisterà, da Romanista quale è sempre stato al più bel campionato della sua Roma, perchè nel 2000/01 la squadra Giallorossa conquisterà il terzo scudetto della sua storia. Quella indimenticabile formazione allenata da Fabio Capello agli ordini del Presidente Franco Sensi farà sognare in grande con le magie calcistiche del suo Capitano Francesco Totti, con Omar Batistuta che nonostante il tormento al suo ginocchio siglerà ben 20 reti, con il ritorno dalla Fiorentina di Abel Balbo, con il riscoperto ruolo di centrocampista che gli attribuì Capello a Marco Del Vecchio che non manca l'appuntamento per  ripurgare i cugini laziali, e infine l'aeroplanino Vincenzo Montella con i suoi 13 gol toglie parecchie castagne dal fuoco a Capello in parecchie occasioni....e parliamo un attimo della difesa...una saracinesca ed uno spettacolo con le folate ed arate di campo di Marcos Cafu e l'esperienza e la classe di Aldair e a completare la festa le magie di alta classe che lo renderanno un titolare inamovibile, sempre su invenzione di Capello è il giapponese Nakata, il suo gol a Torino contro la Juventus rappresenterà uno dei momenti topici della stagione di quella grande Roma.       Per la Roma fu il più bel campionato giocato in questo ultimo ventennio.  Per il mio Milan fu quell'anno invece dolce-amaro, dopo la conquista dello scudetto della stella dell'anno precedente a Perugia, il Milan di Zaccheroni, allenatore in verità sempre poco gradito al Presidente Berlusconi, incapperà in un inverno da dimenticare con una sequenza d'infortuni preoccupante Redondo, Albertini ed Ambrosini out e Zaccheroni viene esonerato, gli subentrerà Cesare Maldini  che riuscirà a portare la squadra dopo un disarmante girone d'andata al sesto posto qualificandosi per la Coppa Uefa.  Ma autentica perla della stagione a pieno merito di Maldini Senior resterà lo storico 6 a 0 rifilato all'Inter nel derby di ritorno. Solo l'anno successivo con Carlo Ancelotti sulla panchina il Milan tornerà a volare alto...molto...molto in alto!!

Distanziamento:  Operazione evitata = Virus scampato!

Precauzione:  Indossare sempre la mascherina...il casco...e andare sempre in Vespa...è salute...è allegria                                         ....è V-I-T-A  P-U-R-A !!!

                                                                                                         Un abbraccio.

                                                                                                         Massimo 48