A un mese di distanza da Italia-Grecia, con cui abbiamo messo in cassaforte la qualificazione all’Europeo, affrontiamo la Bosnia con una consapevolezza che non avevamo da anni, e che è aumentata ancora dopo la partita: 3-0, l’Italia è cinica, non guarda in faccia a nessuno, pensa solo a vincere, ma allo stesso tempo diverte e attacca anche quando il risultato dilaga. Merito di tutti, dallo staff tecnico ai giocatori, dalla federazione ai tifosi, tornati a sostenere con entusiamo gli azzurri.

Non sono solo rose e fiori, ci sono ancora degli aspetti da migliorare, uno su tutti le leggerezze in possesso di palla che spesso commettono i difensori. Finora non ci sono state ripercussioni serie, ma quando andremo a giocarcela contro squadre come la Spagna, il Belgio, o la Francia, fortissime a ripartire in contropiede, ogni distrazione si rivelerà fatale.

Tra le tante rivoluzioni fatte in questi anni, è da sottolineare quella che riguarda il centrocampo, attualmente uno dei migliori al mondo fra le nazionali, per i nomi e per i fatti. Non è da tutti avere nello stesso reparto due top players di caratura internazionale come Verratti e Jorginho, e avere inoltre l’imbarazzo della scelta quando si tratta di decidere a chi far occupare il terzo slot del centrocampo.
Imbarazzo che aumenta se consideriamo che tutti i giocatori fra cui Mancini deve pescare sono i più in forma della Serie A, nonché punti fermi dei loro club di appartenenza (Zaniolo e Pellegrini alla Roma, Barella e Sensi all’Inter, senza scartare Castrovilli e Tonali, rispettivamente per Fiorentina e Brescia). Ad aver migliorato di molto la situazione è stata anche l’idea del CT di utilizzare il doppio regista, che ha permesso di creare una coppia complementare (Jorginho-Verratti) formata da due giocatori che, finchè si sono trovati da soli a dover gestire il reparto, hanno fatto acqua da tutte le parti.

Se in rosa vi sono giocatori che stanno attraversando un periodo magico, ve ne sono altri che si trovano in tutt’altra situazione. Mi riferisco a Insigne, che sta vivendo da capitano il momento più buio della gestione Ancelotti al Napoli, a Bernardeschi, che non è ancora sbocciato da quando è arrivato Sarri, e Florenzi, reduce da sei panchine consecutive. A quanto pare, però, la nazionale li ha rivitalizzati, chi più chi meno. Insigne ha segnato, Bernardeschi ci è andato vicino, Florenzi ha tenuto a bada i bosniaci sulla fascia destra e ha avuto anche modo di farsi vedere in fase offensiva, quella che gli concerne maggiormente. Mancini può ritenersi soddisfatto di tutti e tre.

Si sta sbloccando invece la questione dell’attaccante titolare, colui che si spera lascerà di più il segno durante il cammino europeo. Andrea Belotti ha lanciato il guanto di sfida a Ciro Immobile mettendo il suo zampino in tutte le marcature degli azzurri: assist prima ad Acerbi, e a Insigne poi, e infine bel goal per consolidare la vittoria e avvicinarsi alla doppia cifra con l’Italia.
Stasera tocca a Ciro rispondere, titolare contro un Armenia che, contro tutti i pronostici, ha dimostrato di non essere di così tanto inferiore alle altre squadre del girone. Dunque Mancini ha voluto fare una sorta di confronto diretto fra i due (unici) candidati, con due partite ravvicinate dal coefficiente di difficoltà molto simile.
Comunque andrà, una cosa è certa, ovvero che arriveremo all’europeo con due tra i più forti attaccanti della Serie A, nel caso di Immobile anche d’Europa.