Notti magiche, inseguendo un gol, sotto il cielo di unestate italiana”.
Solo qualche mese fa riecheggiava, nuovamente, in tutta Italia questo splendido brano composto dal duo Gianna Nannini – Edoardo Bennato, in occasione dei mondiali di calcio disputati in Italia nell’oramai lontano 1990 e riportato in auge nuovamente dagli azzurri in occasione dell’Europeo giocato l’estate scorsa. Un inno che per più di trentanni ha ricordato agli italiani quella notte da incubo in cui il grande sogno della conquista del mondiale casalingo venne improvvisamente spezzato, sugli spalti gremiti del San Paolo di Napoli, dalla zampata di Claudio Paul Caniggia sulla storica uscita a “vuoto” di Walter Zenga e dalla conseguente beffa ai rigori davanti all’Argentina del Pibe de oro, Diego Armando Maradona.
Però in questa “estate italiana” e nel corso della grande marcia trionfale conclusasi con la vittoria dell’europeo, di “notti magiche”, ne abbiamo vissute parecchie tanto che nessuno, soprattutto tra i giocatori, ha avuto paura, scaramanticamente parlando, di ricantare a squarcia gola questo splendido inno alla gioia. Eravamo così talmente presi dalla frenesia e dallentusiasmo contagioso dei nostri invincibili ragazzi da non accorgerci nemmeno che in quel preciso istante stavamo rimarginando una vecchia ferita troppo a lungo lasciata aperta dalla triste fine dei mondiali di Italia novanta. Probabilmente l’impresa fatta l’estate scorsa sarà irripetibile, un qualcosa di talmente “magico” che difficilmente rivedremo a breve e per questo non smetteremo mai di ringraziare abbastanza, i nostri eroi, per averci regalato questa splendida vittoria arrivata quasi come un vero e proprio miracolo dopo il baratro in cui eravamo precipitati da parecchio tempo. Tuttavia però, come molto spesso accade, le cose belle non durano mai abbastanza e per questo non possiamo esimerci dal fare un appello, da tifosi passionali quali siamo noi italiani, ai nostri azzurri:
Ci avete regalato l’Europeo e ve ne saremo eternamente grati, ma per favore adesso non toglieteci la gioia dei mondiali”.
Accade sempre così, alla fine la sorte quello che ti concede si riprende con gli interessi infatti le notti magiche europee hanno ceduto il passo alle notti da incubo come quelle di Belfast, nella città che fu dell’indimenticabile George Best. Curioso anche il fatto che l’evento nefasto sia accaduto a circa 787 Km di distanza da Londra e cioè da dove fino a qualche mese fa festeggiavamo, tra pasta asciutta e zuppa inglese, la vittoria dell'Europeo ed è proprio a Belfast che sono riapparsi gli spettri, di venturiana memoria, del purgatorio chiamato playoff.
Eh sì, un purgatorio vero e proprio anzi quasi un inferno se vogliamo dirla tutta, infatti gli spareggi per le qualificazioni ai mondiali, come da nuovo regolamento, non saranno più giocati in un due match di andata e ritorno, come avvenne con la Svezia nel 2017, ma avverrà attraverso dei gironi e per di più a Marzo proprio quando le squadre di club faranno l’all-in per il finale di stagione. Gli azzurri saranno chiamati a gettare il cuore oltre lostacolo per evitare la seconda debacle del nuovo millennio ma la domanda è ci riusciranno stavolta? Be’ cosa dobbiamo aspettarci è davvero difficile prevederlo a questo punto però l’Italia vista di recente è sembrata spenta, spaesata, confusa e con un possesso palla fine a se stesso, insomma lontana parente di quella splendida squadra ammirata agli europei ma soprattutto ciò che più colpisce è Roberto Mancini: mai visto così nervoso da tre anni a questa parte. Segnale evidente che più di qualcosa non vada per il verso giusto all’interno del gruppo, in cui pochissima, per la verità, è anche sembrata la spregiudicatezza mostrata dagli azzurri nella “bolgia” del Windsor Park, tutto festante alla fine del match per aver spezzato, quasi, il “sogno” mondiale dei Campioni D’Europa in carica, come già era accaduto in occasione di quelle beffarde qualificazioni del 1958.
C’è chi tra i tifosi se la prende, a torto o ragione, con gli irlandesi per il troppo “ardore” mostrato sia in campo che soprattutto sugli spalti a differenza invece di una Bulgaria arrivata fin troppo “spenta” a Lucerna contro gli svizzeri ma in effetti non c’è da stupirsi affatto poichè è nella loro cultura sportiva vendere cara la pelle anche quando non c’è nessuna posta in palio. C’è chi invece tra i tifosi e addetti ai lavori prova a darsi delle spiegazioni logiche per tentare di giustificare la prova opaca degli azzurri dando la colpa alla precaria condizione fisica dovuta all'interminabile serie di partite di fila giocate a causa della pandemia. E infine c’è chi, addirittura, inizia a pensare che la nostra grande vittoria all’Europeo sia stata solamente il risultato di una fortunosa serie di eventi concatenati tra loro, vista la conseguente mancata qualificazione diretta al mondiale.
Difficile dare torto a certi cattivi pensieri che riaffiorano dopo la cocente delusione di qualche sera fa, diventa pure difficile contestare chi dice che l’Italia si senta appagata e con la pancia piena dopo, la quasi, inaspettata vittoria dellEuropeo visti i risultati delle ultime 4 partite in cui, di fatto, si è perso il pass per il mondiale. Onestamente parlando sarebbe davvero bizzarro non andare al mondiale da campioni d’Europa in carica soprattutto dopo il grande lavoro compiuto da Mancini, dal suo staff e dal gruppo di calciatori che è riuscito a costruire nell’arco di questi tre anni. Per questo motivo non dobbiamo pensare al peggio ma anzi tutti dobbiamo restare uniti e dare sostegno al gruppo per riuscire a battere qualunque avversario ci capiti nel purgatorio dei playoff, conquistando, finalmente, questo benedetto mondiale in Qatar.

Bisogna dire però, anche a voler esser fiduciosi, che in effetti la nazionale italiana, ultimamente, ha palesato parecchie problematiche di non poco conto, oltre ad una condizione fisica precaria e i tantissimi infortuni, quello che più preoccupa è la qualità del gioco espresso sul campo. Che fine ha fatto quel gioco propositivo capace di mettere in difficoltà qualunque avversario? Ma soprattutto dove sono finiti i leader che ci hanno trascinato nelle notti magiche europee? Tutto questo all’improvviso sembra essersi polverizzato, sciogliendosi come neve al sole, nessuno si azzarda a paragonare questa nazionale con quella di Giampiero Ventura, ci mancherebbe altro,  però gli azzurri di Roberto Mancini negli ultimi due mesi sembravano una squadra senza idee, senza qualità e soprattutto brutta da vedere, proprio come quella dell’ex ct, ora ritiratosi definitivamente dal calcio.
Ci si attacca ai rigori sbagliati da Jorginho contro la Svizzera ed è vero se avesse segnato forse oggi non saremmo qui a discutere del mancato accesso diretto al mondiale ma sono straconvinto che le partite per cui ci si debba realmente rammaricare siano altre come ad esempio i pareggi maturati con la Bulgaria e soprattutto con l’Irlanda del Nord lunedì scorso, anche perché gli svizzeri si sono mostrati più di una semplice comparsa, meritando il primato del girone. Ciò nonostante mi voglio comunque soffermare sul discorso dei rigori; si mette, giustamente, in croce Jorginho per gli errori commessi dal dischetto che sono costati cari, a proposito incredibile come da possibile pallone d’oro sia passato in poco tempo a giocatore bollito e sopravalutato, però andrò pure controcorrente e a mente “fredda” mi sento di difenderlo un pò.

Vedete, tanti anni fa un certo Johan Cruijff, non proprio l’ultimo arrivato, a proposito dei rigori calciati si espresse in maniera piuttosto univoca, lui che nel corso della sua grande carriera con i lancieri, incredibilmente, ne tirò soltanto due segnandone uno, in oltre 250 presenze e più di 200 gol, il motivo? Fu egli stesso a spiegarlo:
La pressione, l’emozione e la stanchezza fanno la differenza. In tutta sincerità, non è una cosa che si può preparare: tirare i rigori in allenamento non serve a niente. Fai la tua corsetta, chiudi gli occhi e immagini dove andrà a finire il pallone, più alta è la tensione, più piccola diventa la porta.”
Quindi secondo l’olandese, quella di calciare i rigori non è una scienza perfettamente esatta ma è anzi una capacità molto peculiare che a non tutti si addice. Diventano quindi una vera e propria lotteria, una sorta di evento sacro deciso da divinità in grado di decidere il destino degli uomini con gli occhi bendati ed è proprio per questo che mi sento di assolvere Jorginho perché gli dei del calcio in quel momento hanno deciso di voltargli le spalle, parola dell’olandese volante.

Un ultimo punto su cui vale la pena di soffermarsi è l'evidente problematica in zona offensiva della nostra nazionale. La penuria di gol degli attaccanti azzurri nel lungo periodo ha provocato diverse defezioni soprattutto alla luce degli ultimi risultati raggiunti ed è stato bravo Mancini a riuscire a mascherare per bene, attraverso il suo gioco, questo problema. Dopo il deludente pareggio maturato con l’Irlanda del Nord, tanti si sono espressi in merito tirando in ballo i soliti discorsi “italici” sulle scuole calcio che ad oggi difficilmente sfornano talenti italiani preferendo sempre più stranieri per evidenti risparmi sui costi. Non voglio dilungarmi su questi soliti dibattiti da “salotto” però mi sento di dissentire categoricamente, perchè gli italiani bravi ci sono basta saperli trovare e avere il coraggio di credere in loro, infatti la Lega pro e soprattutto la Serie B, di talenti ne hanno a bizzeffe.

Chiudo con un consiglio a Roberto Mancini, chiaramente non è uno che ne ha di bisogno perchè ha ampiamente dimostrato di essere la persona giusta su cui puntare per il futuro ma dal mio punto di vista non dovrà commettere gli stessi errori dei suoi predecessori Berazot e Lippi dopo le vittorie dei mondiali. Se qualcuno si sente appagato all’interno del gruppo, Mancini, deve avere il coraggio di cambiarlo anche perché il credito nei loro confronti è già scaduto e questa volta non abbiamo nessuna intenzione di rinunciare al secondo mondiale di fila, sprofondando nuovamente negli abissi.
Ciccio