Dejan Kulusevski svedese di origine macedone, vent’anni, fisico da corazziere con 186 centimetri per 75 chilogrammi di peso, ha già messo insieme trentacinque presenze stagionali con la Juventus, segnando cinque reti e fornendo quattro assist.

Kulusevski viene acquistato dai bianconeri nello scorso inverno dopo essersi messo in luce nel Parma di mister D’Aversa, squadra tutta difesa e contropiede nella quale lo svedese può sfruttare al massimo le sue doti di contropiedista involandosi insieme a Gervinho in micidiali ripartenze.
Al momento del suo acquisto sulla panchina bianconera siede Maurizio Sarri che fa giocare la squadra con un 4-3-3 nel quale per il ragazzone di Stoccolma si prospetta un futuro come terzo d’attacco con libertà di muoversi tra le linee per sviluppare al massimo le sue doti e quindi la velocità in progressione e una qualità di gioco superiore alla media.
Ma si sa, le cose nel calcio cambiano in un batter di ciglia e Kulusevski arriva a Torino contestualmente ad una nuova guida tecnica, quella di Andrea Pirlo. Allenatore che, sia a causa di una rosa risicata che per i molteplici infortuni, è costretto in più occasioni a fare di necessità virtù schierando il giovane classe 200 in più ruoli: esterno di centrocampo, punta a fianco di Cristiano Ronaldo o Alvaro Morata, a tutta fascia, così come sulla trequarti campo a supporto della linea d’attacco.
Situazioni che gli hanno caricato sulle spalle un’eccessiva pressione, considerata la sua minima esperienza nel calcio che conta. Arrivato alla Juventus per crescere e diventare gradualmente un top player, si è invece ritrovato forse troppo prematuramente titolare inamovibile considerato quanto pesi la maglia bianconera in termini di aspettative e responsabilità.

La scorsa estate nessuno poteva immaginare Dejan come la seconda punta titolare delle Juve, dal momento che l’ex Atalanta e Parma si esalta quando trova ampi spazi davanti a sé. Contesto difficilmente riscontrabile giovando nella Juventus considerato che, soprattutto in Italia, chiunque affronti i bianconeri lo fa chiudendosi a riccio, e andando quindi ad intasare gli spazi disponibili. Per questo Dejan dovrà lavorare molto per correggere gli attuali difetti: un controllo di palla non sempre ottimale, la difficoltà ad operare anche spalle alla porta e il muoversi per il campo con poca fluidità e spesso a testa bassa. Ciò che lo staff tecnico bianconero dovrà evitare sarà però far diventare Kulusevski una sorta di Federico Bernardeschi 2.0 e quindi non cadere nell’equivoco tattico del ruolo, cosa che nel corso di queste ultime stagioni ha estremamente limitato la crescita tecnica dell’ex enfant prodige viola.
I “tuttofare” nel calcio moderno non riscuotono grande successo, anche perché imparare a fare un po’ di tutto significa spesso arrivare a non fare bene niente. Ecco perché un talento come lo svedese dovrà essere valorizzato con principi di calcio molto chiari e soprattutto in una posizione di campo che possa esaltarne le caratteristiche peculiari.

L’auspicio è quindi che Andrea Pirlo, già in questa ultima parte di stagione, decida quale dovrà essere il definitivo ruolo di Kulusevski, in modo tale da sfruttare la prossima sessione di mercato nella maniera più appropriata possibile evitando di acquistare doppioni o di avere al contrario scoperture in altri ruoli.
Nelle ultime uscite Pirlo sembra essere orientato a impiegare stabilmente Dejan come esterno d’attacco con compiti prettamente offensivi, in una sorta di 4-2-4. Molto meglio specializzarlo in un ruolo specifico avendo poi la pazienza di aspettarlo, concedendogli anche gli errori ed i passaggi a vuoto che deve necessariamente avere un ragazzo della sua età. Un processo di crescita graduale, senza processi sommari da inscenare al termine di ogni partita per non ripetere ciò che è stato fatto in passato con Kingsley Coman, baby d’oro scaricato alcuni anni or sono con troppa leggerezza dal club della Continassa e oggi uno degli esterni più forti a livello internazionale.

Attendere quindi la completa maturazione di questo giovane talento svedese, trasformandolo in un’arma letale e non nell’ennesimo rimpianto bianconero, vale a dire un talento bistrattato a Torino e diventato poi fenomeno altrove, situazione già vista troppe volte in casa Juventus.