Si gioca il giovedì, si gioca il lunedì, si gioca il venerdì, oramai si gioca in qualsiasi giorno. E gli effetti negli stadi li vedi. Mezzi vuoti. Incassi persi. Perdite di incassi che rischiano di essere disastrose per le piccole società, marginali per le grandi. D'altronde i diritti televisivi dovrebbero compensare queste perdite. E' il regno della TV che detta le regole, quando si deve giocare, l'ora. 

Una programmazione del calendario in salsa televisiva. Tutto lecito, ci mancherebbe. Il calcio in TV ha prodotto delle migliorie notevoli, come il sistema VAR, ha permesso alle squadre di migliorarsi, alle società di poter spendere e spandere. Però non si riesce proprio a digerire questa frammentazione così eccessiva. E' un non senso. Insomma, se oramai pare evidente che al calcio nella sola domenica non si ritorna più, che almeno ci dicessero quali sono i giorni del calcio. Allungare lungo tutta la settimana le partite, come spesso accade, in stile Premier, in Italia, non funziona. 

E ciò ha stravolgimenti anche per la preparazione delle squadre, degli allenamenti, per tutto.

L'estremo della Premier, che comunque rimane il campionato più spettacolare e bello del mondo, non deve essere raggiunto. Una via di mezzo, però, è auspicabile. Ma non così come avviene all'italiana.
Decidiamo che il sabato e la domenica sono i giorni del calcio. Niente posticipi al lunedì, niente anticipi al giovedì o al venerdì. E' così impossibile pretendere un minimo di normalizzazione?