"Il nostro centravanti è lo spazio". Quando Pep Guardiola pronunciò queste parole, molti fans del tecnico catalano spalancarono le fauci, estasiati come di fronte a una rivelazione mistico-religiosa. Molti altri, invece, colsero in quella frase la volontà di atteggiarsi a fenomeno: facile, quando si allenano i Suarez, i Messi, i Lewandowski, gli Auguero. Pochi, pochissimi compresero il significato profondo del motto di Guardiola. Tra questi, sicuramente c'era e c'è Roberto De Zerbi.

Il tecnico del Sassuolo ha dato ieri, contro il ben più quotato Napoli di Carlo Ancelotti, l'ennesima dimostrazione di calcio eclettico, spumeggiante, qualitativamente alto nonostante il materiale umano della rosa neroverde non sia certo di prim'ordine. E non parliamo di un caso, di una prestazione estemporanea: De Zerbi fa giocare bene le sue squadre, sempre. Era così l'anno scorso, quando un Benevento retrocesso praticamente ad ottobre riuscì a far soffrire moltissime squadre, tra le quali il Napoli di Sarri e soprattutto il Milan di Gattuso, che fu sconfitto a San Siro in una memorabile partita per la quale furono coniate poesie e canzoni.
E' così anche quest'anno, quando De Zerbi ha preso una squadra in netta involuzione, alla quale erano state anche tolte pedine importanti come Francesco Acerbi, leader difensivo che si sta confermando ad altissimi livelli anche sulla sponda biancoceleste del Tevere. 

Privo di un centravanti degno di questo nome, con i soli Babacar e Matri tacciabili sulla carta di poter indossare i gradi del bomber, De Zerbi ha costruito un giocattolo colmo di sapienza calcistica e di innovazione rispetto alla tradizione del calcio di provincia, spesso caratterizzato dalla famosa - e famigerata - "garra" di cui tanto si parla recentemente e dell'antico adagio "tutti dietro, palla lunga e pedalare". La palla, nelle squadre di De Zerbi, è lunga solo quando bisogna attaccare lo spazio, anzi con lo Spazio, l'unico vero centravanti delle sue squadre. Prima Boateng, passato al Barcellona, ora Djuricic o Boga oppure il redivivo Berardi: chiunque può occupare la posizione di centravanti, l'importante è che lo faccia con il viso rivolto alla porta avversaria. Perchè si sa, nel calcio totale - sia anche di provincia - lo Spazio non gioca spalle alla porta.

Il tiki taka è un termine che non è mai andato a genio a Guardiola. 
Il Sassuolo applica raramente un possesso palla fatto di passaggi brevi e con molti giocatori sul lato forte, magari per liberare gli spazi sul lato debole. De Zerbi, in questo più kloppiano che guardiolano, preferisce la verticalizzazione rapida, sugli scarpini delle punte che vengono a giocare dentro al campo. Gli esterni hanno sempre i piedi invertiti, così da poter rientrare verso il centro del gioco e tentare la conclusione o, più frequentemente, scaricare al compagno e buttarsi dentro. Nello spazio, sempre lui.
E se lo spazio non c'è? Si torna indietro, senza vergogna. Magari giocando col portiere e facendo ripartire l'azione sempre con la palla bassa, con i difensori che sono i primi costruttori di gioco. E se proprio bisogna alzare la palla, allora si lancerà verso l'esterno, magari in direzione di un giocatore particolarmente alto o abile nel gioco aereo. Prima, però, bisogna portare molte persone in quella zona, perchè la conquista della seconda palla è fondamentale. Più che al pressing asfissiante, De Zerbi dedica tempo alle seconde palle: secondo lui, la conquista della palla può anche non avvenire nei famosi "sei secondi" di cui tanto si è parlato a proposito di Guardiola. De Zerbi non crede - o forse, dato il materiale tecnico di cui dispone, non può credere - al possesso palla come ad un dogma. Ritiene invece che sia fondamentale sporcare le linee di passaggio e conquistare la seconda palla, per poi verticalizzare subito il gioco, magari prediligendo gli esterni al centravanti.

Anche perchè il centravanti non c'è, come stiamo ripetendo quasi fosse un mantra. C'è lo Spazio.

Secondo gli ultimi rumors di mercato, l'anno prossimo si dovrebbero liberare panchine importanti come quelle della Sampdoria e dell'Atalanta. E' arrivato forse il momento di affidare a Roberto De Zerbi una panchina di questo livello, perchè le sue idee di calcio meritano di essere testate anche in squadre che ambiscano a qualificarsi almeno all'Europa League.
Vedremo se il prossimo calciomercato regalerà a De Zerbi - e a tutti noi - questa importante chance.