C'è modo e modo di perdere, non siamo alla ricerca di capri espiatori per quella che ancora oggi, due giorni dopo la sconfitta di Milano, è una ferita che ancora brucia e continuerà a farlo per molto tempo.
Del doppio incrocio con gli svedesi c'è poco da salvare e da cui ripartire per rifondare una Nazionale che più che mai si ritrova all'anno zero, con molti senatori pronti ormai ad abbandonare e a lasciare in eredità il peso di una situazione preoccupante, ma allo stesso tempo che possa stimolare la voglia di riemergere e di trovare i nuovi trascinatori di questa squadra.

Uno delle colonne che lascerà è Daniele De Rossi, pilastro in mezzo al campo e il cui vuoto sarà veramente difficile da colmare, sia a livello tecnico, ma soprattutto per quanto riguarda esperienza e capacità di trascinare.
Nell'Italia che verrà le chiavi del centrocampo verranno affidate, con ogni probabilità, all'oriundo Jorginho, tra i meno peggio nella fredda serata di Milano, che a livello tecnico nulla ha da invidiare a De Rossi, ma non pare possa diventare quel leader carismatico di cui la mediana ha bisogno. Un altro nome potrebbe essere quello di Marchisio, ma a 31 anni suonati e le difficoltà fisiche degli ultimi anni non ancora completamente superate lasciano più di qualche dubbio.

Chi potenzialmente potrebbe essere investito di tale peso è il "Parigino" Verratti, leader assoluto dalla trequarti in giù del PSG e idolo dei francesi, ma che non è ancora riuscito a farsi apprezzare appieno quando chiamato a rappresentare la propria nazionale; ha ancora 25 anni è vero, ma da un giocatore della sua caratura e con tutta l'esperienza maturata in campo internazionale ci si aspettava decisamente di più nella gara di andata in Svezia e in generale nelle partite di qualificazione.

Tra i più positivi di lunedì, non si può non pensare a Florenzi, la cui esclusione nella partita di venerdì, a maggior ragione a posteriori, è parsa clamorosa. Che giochi terzino, o esterno in un centrocampo a 5, o mezzala in un centrocampo a 3, la determinazione con cui ha parlato alla vigilia del match, la grinta con la quale ha cantato a squarciagola l'inno d'Italia, la ferocia che ha messo in campo per tutti i 90' minuti, quello che ci ha creduto più di tutti, con l'immagine finale del calcio d'angolo finale in cui, prima di battere, bacia il pallone cercando di aggrapparsi anche alla buona sorte, sono tutti segnali che il romanista è colui che meglio può raccogliere il testimone di trascinatore.

Da romanista a romanista, il nuovo leader del centrocampo italiano lo abbiamo già.