C'era una volta Capitan Futuro, un uomo combattivo e forte, che quando ha potuto assaporare la parola "capitano" da sola, l'ha potuto fare per sole due stagioni.
Daniele De Rossi è capitano della Roma, IL Capitano a mio modo di vedere, anche se ai più può suonare come una bestemmia. Ma dico io, chi sarebbe rimasto per vent'anni dietro all'ombra di Totti a fare il lavoro sporco là dietro, a non vincere nulla per amore della squadra, se non il Capitano?
Dibattito che potrebbe andare avanti per sempre, ma non terrà banco oggi poiché purtroppo oggi è il giorno che De Rossi saluta a malincuore la Roma e questo non può che sormontare ogni discorso.
Lo fa modo suo DDR, con quella dialettica che lo caratterizza che non sarà ricca di parafrasi e latinismi, ma è pregna di significato ed onestà. Tanta onestà, forse troppa, ma mascherata dietro frasi che sembrano essere di circostanza ma che non lo sono e gli occhi sgranati di Florenzi, il futuro capitano, lo dimostrano.
Ma cosa ha detto di così incredibile il Daniele nazionale?
Prima frase: "non volevo creare rumore che potesse distrarre la squadra e tutti quanti". Inizia col botto Danielino, dicendo velatamente alla società che questo non solo non era il modo, bensì non era nemmeno il momento. La squadra ha davanti a sé due partite fondamentali per la Champions e shockare così lo spogliatoio non è stata una mossa azzeccata.
Seconda frase: "Fare il dirigente [...] qui a Roma avrebbe un senso diverso, a se ancora si incide poco". Questa frase è una manata, macché, una vera e propria bomba a mano, De Rossi fa emergere una spaccatura nella società della Roma, dove Totti è usato come fantoccio e scaricabarile (vedasi vicenda Conte) e al quale Daniele augura "di prendere più potere". Insomma, la partenza prematura di Monchi ha lasciato un vuoto nella dirigenza che ora brancola nel buio o si affida alle decisioni di un unico singolo.
Andremo a vedere come evolverà la situazione, in ogni caso De Rossi anche nell'ultima delle sue conferenze ha deciso di affondare il Tackle.
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