Cara Italia, scusami, ma sono un po’ deluso. Sia chiaro. Questo sentimento non è generale e totalitario. Non vale per tutti. E’ sempre così e lo sottolineerò continuamente. Difenderò sino allo strenuo questo concetto: “non si può mai fare di tutta l’erba un fascio”. Le persone non sono uguali. Non esistono i luoghi comuni. Non c’è spazio per i pregiudizi o gli stereotipi. Non vi ho mai creduto e non lo farò proprio in questo momento. Però mi devo sfogare e ringrazio VivoPerLei per la possibilità che mi concede.

Partendo dal principio. Si tratti delle Istituzioni. Massimo rispetto per le Cariche Statali e questo non deve mai essere posto in discussione. Sono elette con un processo democratico. Rappresentano il Paese di cui portano la bandiera. Svolgono un’attività fondamentale per le esigenze del Popolo perché devono disegnarne la traiettoria conducendo e guidando chi vi vive. Non è facile. Fidatevi. Penso che ognuno lo possa comprendere. E’ banale affermare che qualsiasi scelta non sarà mai condivisa all’unanimità e non credo sia nemmeno quello il problema. Loro sanno che non potranno mai essere apprezzate o approvate dall’integrità degli elettori. E’ impossibile.
Proprio a tale scopo esiste un’opposizione che deve mitigare e mediare portando avanti il pensiero di chi non ha la medesima opinione della maggioranza.
Non mi stancherò mai di ribadire il concetto espresso dall’articolo 21 comma 1 della Costituzione e concedetemi di riportarlo ancora una volta: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. E’ la pietra miliare. Non potrà mai, e sottolineo mai, essere nemmeno sfiorata.
E’ il parto di uomini che hanno vissuto la Guerra. E’ l’opera di personalità che hanno patito sofferenze indicibili proprio perché la follia di alcuni loro simili impediva di poter avere uno spirito diverso da quello “dominante”. In nome di questo diritto, è stupendo che vi siano idee diverse e che il magnifico brainstorming politico le ponga alla luce del sole.
E’ dalle più grandi discussioni che nascono i migliori risultati perché, se davvero si tiene a ciò per cui si combatte, si giungerà sicuramente a un punto d’incontro che soddisferà ambo le parti.
Il vero dilemma delle Istituzioni è avere sulle spalle la responsabilità del futuro di tanti loro pari.

Dopo questo chiarimento, chiedo cortesemente ai Governanti attuali di cercare di moderare ed equilibrare la comunicazione perché siamo un Popolo già provato. Troppo. Quando un individuo soffre, non ha bisogno di messaggi repressivi. Come il figlio che ha paura, si sente forte il bisogno di essere rassicurati, perché non si hanno le conoscenze per farlo da soli. Le persone pendono letteralmente dalle labbra di Politici e di Scienziati. Questi devono avere la massima attenzione e il più grande tatto possibile. Non nego che, invece, mi pare siano arrivati messaggi leggermente confusi.
Prima dell’emergenza ci veniva comunicato che non vi sarebbero stati problemi e che avremmo potuto vivere la nostra vita normalmente. Ciò che è accaduto dopo è assolutamente lampante. Sarei davvero desideroso che si ammettesse quantomeno tale errore di valutazione. Ora, giustamente, l’opinione si è modificata in toto e sono emerse linee davvero diverse. Si deve, però, comunicare in maniera più chiara, serena, efficace e meno reprimente. Così il Popolo comprenderà meglio il messaggio. Invece, si assiste a decreti che emergono prima del tempo poi spiegati a notte inoltrata. Altri vengono anticipati con discorsi in tarda serata. Non vi è una generale limpidezza su interpretazioni di normative non così semplici da decifrare. Insomma…

L’altro appello è alla società civile. Lo so. E’ assurdo. Comprendo anche che doversi relegare in casa possa essere paradossale perché è contro l’essenza dell’uomo, “essere sociale”.
E’ pure particolare che, nell’epoca di internet, dello smart working, di cure mediche assolutamente incredibili, la scienza non abbia altra arma contro un terribile virus. D’altronde, è piovuto come un male impossibile da prevedere e inaspettato.
Questi Uomini sono Esseri Umani, non Divinità. Non sono perfetti e, per adesso, l’unica arma per oltraggiare lo sgradito ospite è evitare i rapporti interpersonali. Punto. Si rispettino le norme.
Ora, però, chiedo anche a Noi cortesemente di moderare i toni. Noto sui social e dai media il crearsi di un clima quasi “terroristico”. Passatemi il termine. Sembra che le persone si controllino con lo stimolo di volersi castigare l’uno l’altro. No, non può essere. E’ davvero triste e penoso. Stiamo combattendo tutti contro un unico nemico. Non schieriamoci gli uni contro gli altri altrimenti è davvero la fine. Stiamo uniti. Certo, chi non rispetta le regole sbaglia. E’ palese, ma non odiamoci.

Ulteriore appello: abbiamo tutti un enorme riguardo per le persone che purtroppo non riescono a superare questo tremendo momento e ci abbandonano. Rattrista e svilisce in maniera ancora più evidente il fatto che i Loro Cari non possano nemmeno donare, ai figli, genitori, nonni o fratelli, un degno commiato e l’ultimo angosciante saluto. Credo, però, che tali Persone saranno premiate in un’altra vita. Non sono io a dover giudicare, ma sono certo che simili pene dovranno essere in qualche modo ricompensate. Proprio perché siamo davanti a numeri allucinanti e a scene raccapriccianti, si potrebbe evitare di cantare o danzare sui balconi o dar luogo a manifestazioni simili. Lo trovo stridente. Mi pare, però, che ultimamente questa tendenza sia diminuita o almeno non la noto più con frequenza nei media. In una Guerra non si balla. Per simili magnifiche espressioni dell’animo umano, vi sarà tempo in futuro come ha fatto Jojo Rabbit.

Ora mi rivolgo al mondo dei media.
Innanzitutto vi vorrei ringraziare perché mi par di notare che in pochi lo facciano. Si rivolge grande attenzione e manifestazione di affetto a tante categorie, soprattutto del settore sanitario, ed è giusto. Ma esistete anche Voi.
Siete in prima linea a fornire un servizio assolutamente essenziale e impagabile. Avete l’onore e l’onere di portare nelle nostre case la realtà del mondo che ci circonda. Avete il privilegio di donarci anche quel po’ di svago che, soprattutto per le persone sole, è essenziale in un momento terribilmente angosciante. Ci tenete in contatto con l’esterno. Ve ne sono grato dal più profondo del cuore. Vi stimo e apprezzo la Vostra gestione di questo periodo. State fornendo allo Stato un contributo fondamentale convincendo a rispettare le regole.
Vi chiedo, soltanto, di non bombardarci di pessimismo
. Qui mi ricollego al calcio, perché noto un atteggiamento simile soprattutto legato a questo sport, che ormai sembra persino “l’origine del male”.

Non sono un virologo e non mi permetterei mai di giudicare, ma mi si spezza il cuore quando sento in maniera così insistente che la sfida tra Atalanta e Valencia di Champions possa aver determinato tanta sofferenza. Non riesco veramente a comprendere come possa risultare la scintilla che ha fatto esplodere l’emergenza anche perché purtroppo Mattia, il Paziente Uno, è stato trovato positivo al covid-19 soltanto circa 24 ore dopo il match di San Siro. Mi pare palese quindi che il problema fosse già in atto indipendentemente dalla partita della Dea e non vorrei che certe informazioni provocassero una visione demoniaca di uno sport che vanta tutt’altra funzione sociale. E’ chiaro, e di questo ne siamo assolutamente consapevoli tutti, che quell’incontro ha visto un’ampia dose di pubblico e manifestazioni di sfrenata euforia potendo così diventare quella che qualche esperto ha definito “bomba biologica”. Questa ahimè potrebbe essere una teoria percorribile, ma non si consideri il “pallone” come lo spettro del male da bandire dalla società. E’ assolutamente tragico e beffardo che una notte di festa possa aver creato tanto danno. Purtroppo, a volte, la vita è assurda.
Si pensi, per esempio, ai noti attentati durante i concerti. La realtà può essere crudele e, in alcune occasioni, tra la gioia serpeggia silente il più grande dolore. La speranza, invece, è che il calcio possa presto tornare a svolgere la sua vera mansione: provocare momenti di ebrezza e felicità.
Non vedo l’ora di riabbracciare i miei amici a un gol di Cristiano Ronaldo. So che molti di Voi non lo apprezzeranno troppo perché di altra fede pallonara, ma bramo all’idea di sentire lo Stadium esplodere di gioia a una perla di Dybala. A proposito, auguri a Paulo e Oriana. Sono rocce umane e sconfiggeranno il coronavirus così come tutti gli altri giocatori che ne sono stati colpiti.
Anzi, proprio un monito di positività giunge paradossalmente da questi contagi. Mi spiego: per ora, la stragrande maggioranza dei calciatori che sono stati attaccati da questo lurido nemico versano in buone condizioni a riprova del fatto che esiste una grande fetta di popolazione in grado di non patire così tanto questo sgradevole ospite.

Intorno al pallone, poi, viaggia questa continua orda di criticità per alcune decisioni prese all’inizio dell’emergenza. Ormai è palese che sono stati commessi degli errori ma si smetta, per cortesia, di sottolinearlo continuamente. Come la scienza e il resto dell’umanità, anche chi gestisce questa ricca azienda non è perfetto e può risultare fallace. Mi pare che ora ci si stia allineando sulla retta via. Credo che occorra pure accettare chi ha un pensiero diverso dal proprio e ultimamente, non mi stancherò mai di ribadire, odo un tono eccessivamente giudicante nei confronti di chi vanta un’opinione differente da quella dilagante. #distantimauniti significa proprio anche saper far fronte comune anche superando la discordia senza oltraggiarsi o dar avvio a un’inutile caccia alle streghe.

Chiudo con un appello al Presidente dell’AIC Damiano Tommasi. Mi scuso se mi rivolgo ancora all’ex giallorosso, ma penso che ormai sia chiaro che non ci troviamo sempre sulla stessa lunghezza d’onda. Anche questo, però, è sano e corretto. E’ palese che tutti stiano incontrando sacrifici enormi e patendo pene indicibili pure dal punto di vista economico. Chieda ai suoi “assistiti” uno sforzo che può giovare all’intero mondo del calcio e quindi indirettamente pure a Loro. Compiano il fondamentale gesto di “tagliarsi gli agiati introiti” solo per un periodo limitato. Sarebbe davvero un atto importante dal punto di vista concreto e pure dell’immagine. Gli atleti dimostrano spesso grande umanità con segni incredibili di sensibilità. Riescano a farlo pure nei confronti di chi consente Loro una vita ricca e per altri solo sognata.



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