Immagino che, nel corso dell’esperienza di blogger della community di VxL, sia accaduto a ciascun autore di imbattersi, in occasione della redazione degli articoli, in uno o più giudizi negativi (i “pollici rossi”) da parte dei lettori.

E’ di palmare evidenza che ciò rappresenta un evento del tutto fisiologico, tenuto ovviamente conto che forma e contenuto degli articoli non possono certamente trovare unanime condivisione in nessun contesto. Nello specifico, la community ospita tifosi di diverso credo calcistico, per cui il “pollice rosso”, in caso di pezzi troppo orientati a favore della squadra di appartenenza, determina l’inesorabile giudizio negativo ad opera dello sportivo di opposta fede. 
In particolare, lo scrivente - stante la circostanza di trovarsi spesso a redigere pezzi ironici o fortemente critici nei confronti di una squadra di Milano – si è imbattuto in una sfilza di pollici rossi da record e, in proposito, non c’è proprio nulla da eccepire. In diverse occasioni, ai “pollici rossi” sono seguiti commenti di critica argomentata, per cui è stato possibile aprire con una parte degli interlocutori un dialogo, anche serrato, con un “batti e ribatti” in merito alle ragioni dell’uno o dell’altro. In alcune situazioni, dopo un iniziale scambio di “cortesie” non proprio bizantine, si è addirittura aperto un confronto (quasi) sereno, fermo il reciproco scambio di battute.
Di conseguenza e molto onestamente, scivolava sul piano della mia più completa indifferenza la circostanza di collezionare ripetutamente un gran numero di pollici rossi in calce ai miei articoli. Anzi, sotto un certo punto di vista, la comparsa di svariati giudizi negativi mi consentiva di concludere che il pezzo aveva raggiunto il bersaglio di infastidire una determinata fascia di tifoseria. 

A Marzo, a seguito del lockdown imposto dall’emergenza sanitaria, la Redazione di VxL ha partorito la brillantissima idea di concepire ed aprire la rubrica “Diario dall’Isolamento”, lasciando spazio ai vari blogger di cimentarsi in pezzi del tutto estranei al mondo del calcio. Ciò ha consentito di dare libero estro alla fantasia creativa, con la redazione di articoli di assoluto spessore, che sono spaziati da affreschi di vita reale a ricordi di infanzia.
Anche lo scrivente ha prodotto qualche articolo comparso nella Rubrica D.D.I., trattando argomenti di attualità o retrospettive personali, legate a ricordi di gioventù. Gli articoli in questione sono stati oggetto di commento, con condivisione o meno da parte dei lettori, che hanno comunque sempre argomentato le loro posizioni. In sostanza, tutte le osservazioni esprimevano posizioni, che si ponevano in confronto rispetto ai temi espressi nei vari pezzi. 
Stante il contenuto degli interventi, ho ritenuto che nessuno di coloro che aveva commentato, si potesse essere contestualmente prodotto in un giudizio negativo da “pollice rosso”, per difetto di logica nel presupposto critico
Ciononostante, tutti gli articoli dello scrivente prodotti nella rubrica D.D.I. hanno, come da prassi, consuntivato almeno un pollice rosso e ciò mi ha prima incuriosito e poi destato qualche perplessità, in quanto non riuscivo a collegare il commento argomentato dei lettori con un possibile giudizio negativo.
Alla luce di quanto sopra, sono portato a ritenere che l’autore o gli autori del “pollice rosso” siano gli stessi che si producevano nel giudizio negativo quando il contenuto dell’articolo riguardava il calcio, per cui alla base del giudizio c’era sempre la connotazione calcistica dello scrivente. In sintesi, potrei anche produrmi in un avvincente articolo sui benefici dell’origano nella cucina mediterranea ma riceverei, a prescindere, un giudizio negativo dagli ignoti censori e ciò per il solo fatto di essere bianconero (tra l’altro sino al midollo).
Magari sono in errore, ma, se così non fosse, sarebbe oltremodo avvilente dover prendere atto che non riusciamo mai a discostarci dagli stereotipi del nostro tempo. In tutti i settori della vita sociale, non siamo più in grado di esternare in modo libero dalle faziosità ed il calcio non si discosta certo da tale contesto.
Non c’entrano più le tue idee, le modalità espressive, il contenuto dei ragionamenti, gli spunti di riflessione che puoi generare. Se appartieni ad una fazione avversaria, sei da bollare come negletto a prescindere e ciò è francamente avvilente.

Una riprova del costume dei nostri tempi è offerta dal teatrino della politica nostrana. 
Ma vi sembra francamente giustificabile che, anche in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo e che ci stiamo apprestando a sopportare per i prossimi anni, la politica nazionale continui ad offrire, invariabilmente, il peggiore spettacolo possibile?
Vi appare normale che non ci sia mai stata una volta in cui un politico abbia espresso un giudizio - per carità non favorevole ma quantomeno non critico -  su una dichiarazione o una posizione assunta da un politico dello schieramento opposto?
Vi sembra plausibile che - in un momento come quello attuale, il cui livello di drammaticità (per il presente ma anche per tutte le incertezze relative al futuro), negli ultimi cento anni della Storia della Repubblica, è preceduto solo dal conflitto della Seconda Guerra Mondiale - il mondo politico non sia riuscito a compattarsi e a mostrarsi unito e sia già iniziato il balletto tra Stato e Regioni sull’accertamento delle eventuali responsabilità? Non vi sembra ridicolo, ma nello stesso preoccupante, che i Presidenti delle Regioni – ritenendo di essere allo stesso livello dei Governatori della California, dello Stato di New York o del Texas – viaggino ciascuno per conto proprio, minacciando la “chiusura delle frontiere” e scatenando vomitevoli sceneggiate sull’etica Nord/Sud in format televisivi deliranti? 

Evidentemente, i nostri politici non riescono a rendersi conto che la loro unità sarebbe di esempio per l’unità di un Paese. Ci chiedono di rispettare le regole del lockdown e di mostrarci coesi e compatti ma, nel contempo, continuano ad alimentare polemiche, al solo fine di raccogliere consenso, anche in una situazione come quella odierna.

La nostra classe politica dovrebbe prendere esempio da qualche Paese Europeo e non mi riferisco certamente ai principali Stati (per popolazione ed importanza economica) ma, più semplicemente, ad un Paese, marginale come territorio ma ricco di cultura e di tradizione come pochi altri. Mi sto riferendo al Portogallo. Il Presidente della Repubblica del Paese lusitano, Marcelo Rebelo de Sousa, nel corso del discorso all’Assemblea Nazionale del 18 marzo ha proclamato lo stato di emergenza nazionale. In tale sede, il Presidente ha preso atto del parere favorevole sul decreto del governo espresso da parte dell’opposizione di centro destra, il cui leader (Rui Rio) ha dichiarato, rivolto al capo del governo socialista: “Conti sul nostro appoggio, perché la sua fortuna è la fortuna di tutti”.
Nel corso dell’intervento, il Presidente ha parlato di “un grande momento di unità del potere politico” e di “un grande momento democratico” e ha concluso con queste parole (che alla luce della "santa" alleanza dei partiti politici appena sancita, hanno assunto un valore reale): “Nella nostra storia, abbiamo sempre superato sfide cruciali. Ecco perché abbiamo quasi novecento anni di vita. Siamo nati prima di molti altri. Esisteremo ancora, quando altri non saranno più ciò che erano e come erano […] Siamo così, perché siamo il Portogallo”.

Solo ora mi rendo conto di aver effettuato una digressione di quasi 360 gradi rispetto all’ oggetto dell’articolo, che aveva e ha lo scopo di formulare una dedica al mio “Pollice Rosso Ignoto” (accomunandolo però a tutti coloro che si palesano, nella community come nella vita sociale, nello stesso modo).
Al mio “Pollice Rosso Ignoto” vorrei dedicare il seguente pensiero.
E’ giusto e sacrosanto esprimere un giudizio negativo ad un articolo ma, nel farlo, occorrerebbe liberarsi dai preconcetti, perché ciò consentirebbe di essere realmente liberi nella manifestazione del proprio pensiero. In particolare, attribuire il “pollice rosso” senza contestualmente esprimere un commento argomentato (che non si limiti cioè all’insulto o al luogo comune) non consente il confronto e quindi la riflessione.
In caso contrario, la critica senza motivazione è equiparabile al viaggio di un piccione viaggiatore: ritorna sempre da dove è partita.