“L’Arsenal fuori casa fa fatica”; “L’Arsenal ha problemi in difesa”; “Al ritorno sarà diverso, c’è il San Paolo che darà una mano”. Sono alcune delle frasi ripetute fino alla noia nel corso dei giorni che hanno separato l’andata dal ritorno dei quarti di Europa League. Parole che come sempre rimarranno tali in un mondo dove, alla fine, ciò che conta davvero è il verdetto del campo sempre fonte di veridicità. Del resto a cosa serve parlare tanto quando poi le parole non sono susseguite dai fatti? Ricordo ancora le dichiarazioni nei giorni che hanno preceduto la sfida dell’Emirates. Tutte narravano di un Napoli tra i favoriti per la vittoria finale, di una squadra in possesso delle capacità e qualità per avere la meglio sui Gunners, di giocatori che erano pronti per la sfida di Londra e per arrivarci al top si era addirittura giustificato la scarsa attenzione prestata ai match di campionato che precedevano la gara di andata.

Una volta in campo però, sono stati assaliti dalla paura e dal timore dinanzi una squadra che nel suo stadio va a mille, incapaci finanche di mantenere il possesso del pallone per più di 10 secondi e di difendersi dai colpi della squadra di Emery. Una prestazione che soprese lo stesso Ancelotti, incredule di fronte a tanto timore da parte dei suoi ragazzi. Una paura che ha dimostrato non solo l’impreparazione degli azzurri a sfide di un certo livello ma che ha anche sottolineato, come diciamo a Napoli, che “E chiacchiere s’è porta ‘o viento; ‘e maccarune jengheno ‘a panza”. Ovvero, le chiacchiere se le porta il vento, la pasta riempie la pancia. Un modo come un altro per dire che alla fine contano i fatti. E sarà la sfida di stasera al San Paolo a dimostrare se quelle fatte in questi ultimi sette giorni sono semplici frasi di circostanza o sono realmente la promessa di un impegno completamente diverso da quello offerto una settimana fa a Londra. Forse la riunione chiesta dagli stessi giocatori partenopei prima della sfida di campionato contro il Chievo è servita proprio per comprendere che la paura non porta da nessuna parte e che, a questo punto, tanto vale dar seguito alle parole e mettere in campo quel coraggio tanto chiesto da Ancelotti.

Ma ciò potrebbe non bastare ed è questo a rendere un po’ più amara l’attesa. Sul Napoli pende uno svantaggio di due gol e basta una rete dell’Arsenal per mandare in frantumi il sogno di una rimonta, di un’impresa sulla quale c’è scetticismo a causa dell’immensa difficoltà. Serve la partita perfetta, 90 minuti di assolo azzurro senza il minimo errore da commettere, mentre sul San Paolo aleggia lo spettro dell’ennesima partita a testa alta che però potrebbe non essere sufficiente. Poi pensi alla rimonta della Juventus sull’Atletico Madrid, della Roma sul Barcellona, dell’Ajax sul Real Madrid. Vedi gli olandesi capaci di eliminare i bianconeri o il Tottenham avere la meglio sul Manchester City. Ti affidi ai ricordi, a quel 15 marzo del 1989, quando gli azzurri rimontarono da 0-2 a 3-0 sulla Juventus dopo i tempi supplementari, proprio ai quarti di Coppa Uefa. E allora, in fondo, un briciolo di speranza si accende. Tra poche ore Napoli-Arsenal ci dirà se ancora una volta si resterà a mani vuote o se il piccolo sogno europeo potrà continuare.