Da quell’ormai lontanissimo aprile del 1998 non esiste più Inter - Juventus senza che stampa e televisioni “offrano” al pubblico un’intervista o un servizio nel quale un personaggio vicino alla società nerazzurra non ricordi l’ormai famigerato episodio del rigore non concesso ai nerazzurri per un fallo di sfondamento commesso da Ronaldo (l’altro) ai danni di Iuliano in piena area. Dalla scomparsa di Mister Gigi Simoni, tocca a Massimo Moratti l’onere di portare avanti la narrazione interista. 
Siamo quindi stati costretti a sopportare per l’ennesima volta, nei giorni immediatamente precedenti la partita, la rivisitazione di un episodio che questi tempi, segnati da una comunicazione sempre più abbreviata, hanno ridotto ad un’equazione semplice ma clamorosamente sbagliata: rigore non concesso uguale scudetto perso. Viene opportunamente tralasciato il fatto che l’inter si presentò a quella partita con un punto di ritardo, che era sotto nel punteggio per uno a zero, che si era già nel secondo tempo e che, se avesse segnato il rigore (tanto netto ed evidente che in oltre 23 anni, nonostante le fin troppe partite guardate, non mi è mai capitato di vederne uno concesso per una situazione di gioco simile), si sarebbe portata in parità. 
Moratti che, nonostante abbia ceduto la società diversi anni orsono, continua a parlare dell’Inter come se ne fosse ancora il proprietario, ancora una volta si spinge oltre, dichiarando, con un sicurezza che non si capisce da dove derivi, che anche con il Var l’esito di quella stagione non sarebbe cambiato, dal momento che secondo la narrazione era tutto il sistema ad essere marcio. Si apre quindi una rievocazione di quei fantasmi, da sempre narrati dalla letteratura nerazzurra e da una stampa ridotta a coprire la sua pochezza attraverso la ricerca di effetti scandalistici, che avrebbero impedito al vecchio presidente di ottenere grandi trionfi sotto la sua gestione, compromettendo anche la vittoria del campionato quattro anni più tardi. In quel cinque maggio in cui, in un Olimpico pronto alla festa, l’Inter si sbriciolò contro una squadra praticamente in vacanza, sotto i colpi di Karel Poborsky (sempre sia lodato). 
Solita chiusura sul processo di calciopoli che avrebbe, dicono, riportato regolarità e correttezza nel calcio italiano e l’intervista vira su altri temi. Non esiste un giornalista che abbia il coraggio di chiedere al vecchio presidente un parere sul caso Recoba, sulla relazione di Palazzi, che senza il provvidenziale intervento della prescrizione, avrebbe trascinato nel 2011 la sua società nel vortice di una seconda calciopoli, gravata da capi di imputazione ben più pesanti di quelli che costarono la retrocessione e due scudetti alla Juventus (il famoso illecito strutturato, ideato per l’occasione da Saverio Borrelli). Nessuno infine chiede mai a Moratti se ritiene che anche se ci fosse stato il Var avrebbe comunque portato a casa la Champions League nel 2010, quando errori arbitrali (in buona fede) ai danni del Chelsea e del Barcellona, nelle sfide di San Siro, diedero all’Inter un vantaggio nella marcia verso il trionfo di Madrid. 
Dalla narrazione di quegli anni, la società nerazzurra è uscita candida e onesta per auto proclamazione, indossando smoking bianchi e scudetti altrui. Inter - Juventus quindi non sarà mai una partita come le altre. E’ la sfida tra due popoli diversi e che non si amano. E’ la partita che, in qualunque condizione di classifica, nessun tifoso bianconero vorrebbe mai perdere.

La Juventus si presenta a San Siro con la rosa quasi al completo. Assenti solo Rabiot, tornato negativo dal covid ma non ancora pronto per scendere in campo, e Kean alle prese con un affaticamento muscolare. Allegri, almeno stando allo schieramento annunciato dai canali di comunicazione della società, si affida al suo consolidato 442. Szczesny tra i pali, Danilo, Bonucci, Chiellini e Alex Sandro formano la linea di difesa. A centrocampo, Cuadrado si muoverà sulla corsia di destra, Locatelli e McKennie agiranno nella zona centrale, mentre Bernardeschi partirà dalla sinistra. In attacco, spazio alla coppia composta da Morata e Kulusevski. Torna a disposizione anche Dybala che inizierà dalla panchina.
Sulla sponda nerazzurra, Simone Inzaghi conferma l’ormai collaudato 352. Davanti ad Handanovic, spazio al trio difensivo titolare formato da Skriniar, De Vrij e Bastoni. Brozovic, in regia,  Barella e Calhanoglu compongono il centrocampo. Darmian a destra e Perisic a sinistra avranno il compito di coprire le fasce, in attacco giocheranno Dzeko e Lautaro Martinez.
Le prime inquadrature della regia televisiva dedicate al pubblico presente sugli spalti finalmente gremiti, trasmettono la forte sensazione di un lento, anche faticoso, ma inarrestabile ritorno ad una situazione di normalità. Tanti gruppi di tifosi di entrambe le squadre siedono vicini nella massima serenità. Va riconosciuto al pubblico milanese (includendo anche la parte rossonera) che San Siro da sempre è uno dei pochi stadi italiani (l’unico se limitiamo il riferimento alle sole squadre di vertice) dove un tifoso juventino, almeno nelle tribune, può guardare la partita indossando senza alcun timore una maglia o una sciarpa bianconera.

Pardo apre la telecronaca con la solita introduzione carica di enfasi e retorica. La partita non è ancora iniziata e il tifoso davanti alla tv già pensa di silenziare il televisore. Guidate dall’arbitro Mariani, le due formazioni fanno il loro ingresso in campo. La partita può avere inizio. 
La prima occasione per tirare in porta capita sui piedi di Morata, rapido a coordinarsi su un pallone uscito da una mischia scaturita da un calcio di punizione di Cuadrado. Il destro del centravanti spagnolo chiama Handanovic ad una non semplice parata. Nonostante la prima conclusione verso la porta sia di marca bianconera, fin dai primi minuti la Juventus evidenzia una certa difficoltà nel portare i contrasti e nell’arrivare sui palloni vaganti prima degli avversari. Sorge immediata la sensazione che la coppia di centrocampo formata da Locatelli e da McKennie rappresenti un argine troppo esile per proteggere adeguatamente la difesa. L’Inter, forte di una condizione fisica brillante, gioca di più con il pallone. La Juventus, come spesso accade, si compatta negli ultimi trenta metri. Fatica più del solito però a rilanciare la manovra. Dzeko e Lautaro hanno il compito, in fase di non possesso del pallone, di sorvegliare Bonucci, togliendogli lo spazio per impostare l’azione. Come fatto nella scorsa giornata anche dalla Roma di Mourinho, la squadra di Simone Inzaghi preferisce limitare il raggio d’azione del regista arretrato bianconero anche a costo di concedere diversi metri di libertà a Chiellini. La scelta dell’allenatore interista si rivela indovinata. Sui piedi del Capitano si esauriscono tante azioni per maltrattamenti verso il pallone. Il poco che la Juventus riesce a produrre passa attraverso Morata, che rappresenta il centro di gravità della manovra offensiva bianconera. Lo spagnolo come al solito è puntuale nel venire incontro ai compagni fornendo un riferimento sicuro sul quale appoggiarsi.
Nella prima fase, la partita si svolge principalmente nella metà campo juventina. I giocatori nerazzurri sono sempre puntuali nel coprire gli spazi e nel portare i raddoppi di marcatura sul giocatore in possesso della palla. Dimostrano anche una notevole disinvoltura nel muovere il pallone su binari di gioco ormai consolidati. Non arrivano però vere occasioni da gol. L’Inter guadagna diversi angoli e calci di punizione, trova con Skriniar un colpo di testa che passa alto sopra la traversa, ma non si ricordano interventi da parte di Szczesny.
Intorno al quarto d’ora, arriva l’episodio che imprime la prima svolta alla partita. Bernardeschi rimane a terra dopo un contrasto. I replay non evidenziano nessun colpo particolare ma il giocatore si tiene la spalla e fa cenno alla panchina di volere il cambio. Allegri sceglie Bentancur, necessario per dare vigore ad un centrocampo in evidente  sofferenza. Con l’uruguaiano pronto a fare il suo ingresso in campo, Bernardeschi e lo staff medico chiedono al tecnico juventino un minuto per provare a rientrare. Sarà un minuto fatale. Sul rapido capovolgimento di fronte, Skriniar serve Calhanoglu al limite dell’area. Il turco lascia partire un tiro violento con il destro che supera Szczesny e si infrange contro la faccia interna del palo. La respinta del legno manda il pallone al centro dell’area, dove Dzeko, liberissimo e in posizione regolare, ha gioco facile nel segnare la rete del vantaggio nerazzurro. San Siro esulta, mentre in telecronaca raccontano di un Allegri parecchio infastidito dal gol subito in una situazione di inferiorità numerica che avrebbe potuto essere evitata. Mentre il replay evidenzia una deviazione di Locatelli decisiva per correggere la traiettoria del tiro di Calhanoglu, altrimenti destinato a spegnersi fuori dai pali, Bernardeschi si arrende al dolore alla spalla. Entra quindi Bentancur che, con una certa sorpresa per il tifoso davanti alla tv, non prende la zona centrale del campo ma rileva anche la posizione del giocatore sostituito, sistemandosi su quella fascia sinistra dove, fin dai primi tocchi, dimostra evidenti difficoltà. Per tutto il resto del primo tempo girerà parecchio ai margini della partita non riuscendo a portare in mezzo al campo il solito contributo di pressing, contrasti e intensità di cui la squadra avrebbe avuto bisogno. Nel corso del primo tempo, più volte avanza la sensazione di una decisione di Allegri di passare al 352 non recepita dalla squadra.
Incassato il gol, la Juventus prova a scuotersi. E’ Cuadrado ad impensierire Handanovic con una conclusione dalla distanza che esce non lontana dal palo.
La pazienza del tifoso davanti alla tv nei confronti di Pardo si esaurisce in meno di mezz’ora. Logorroico e incalzante, con la sua voce impastata tipica di uno che parla mentre si gode un’amatriciana in una trattoria romana, non riesce mai ad essere un gradevole narratore. Ingolfa il racconto in un fiume di parole che ben presto diventa fastidioso. Necessario a questo punto silenziare tanto inutile rumore abbassando il volume della tv. Una volta, quando la tecnologia era ancora arretrata, esisteva la possibilità di selezionare l’audio dello stadio, rinunciando alla telecronaca senza perdere gli effetti ambientali.
L’Inter, dopo essere passata in vantaggio, abbassa il suo baricentro, punta a far uscire la Juventus e a colpire in contropiede. La partita attraversa una fase decisamente piatta, nella quale i nerazzurri, pur senza rendersi pericolosi, riescono facilmente ad arginare un avversario che appare lento, sfilacciato e leggero in fase di contrasto. In campo, a parte qualche angolo e qualche calcio di punizione, non accade più nulla fino al duplice fischio dell’arbitro Mariani che, dopo tre minuti di recupero, manda le squadre negli spogliatoi.

I soliti messaggi su whatsapp, ormai fedele compagnia di ogni intervallo, rilanciano una forte delusione per quanto visto nel primo tempo e diverse perplessità sulle scelte iniziali di Allegri. Non convince la rinuncia a Chiesa, giocatore che non può essere escluso da partite del genere come se ancora fosse un giovane da crescere e non uno dei perni della Nazionale campione d’Europa. Non convince l’impiego di McKennie in un centrocampo a due, nel quale la sua caratteristica principale di incursore risulta annacquata da un lavoro di contenimento che non sembra rientrare, almeno per il momento, nelle sue corde. Forti perplessità nascono anche sull’utilizzo di Bentancur in una zona del campo nella quale non sembra in grado di fornire un contributo alla squadra. Infine, sale anche una piccola polemica riguardo l’esclusione di De Ligt, giocatore che deve rappresentare il perno presente e futuro della retroguardia bianconera.

Senza cambiamenti agli undici con cui hanno chiuso i primi quarantacinque minuti di gioco, le squadre rientrano sul terreno di gioco. L’avvio di ripresa mostra una Juventus che appare maggiormente determinata. La squadra di Allegri, che nell’intervallo ha accentrato la posizione di Bentancur, allargando McKennie sulla zona di sinistra, alza il baricentro. La partita si gioca ora prevalentemente nella metà campo interista ma la manovra bianconera rimane sterile e, priva dell’estro di Cuadrado, in serata negativa fin dai primi tocchi, fatica ad arrivare dalle parti di Morata. La fascia sinistra resta desolatamente deserta. E’ una pista che la Juventus in fase di attacco non percorre mai, concentrando il suo gioco sulla corsia opposta, dove Cuadrado continua a sbagliare palloni come quello che, intorno al quarto d’ora, apre il campo alla ripartenza di Perisic, conclusa dallo stesso esterno croato con un tiro fuori misura. Insistente e fastidiosa, avanza la sensazione che la Juventus difficilmente troverà la via della rete.
Arrivano i primi cambi per Simone Inzaghi. La sua Inter accusa un principio di calo fisico dopo un primo tempo nel quale ha corso di più e meglio degli avversari. Il tecnico nerazzurro prova a restituire vigore alla sua squadra inserendo Gagliardini al posto di Calhanoglu. E’ il momento di cambiare qualcosa anche per Allegri. Dopo quasi venti minuti di ripresa trascorsi praticamente invano, il tecnico toscano tenta di imprimere una svolta alla gara mandando in campo Dybala e Chiesa al posto di Kulusevski e Cuadrado. Le scelte dell’allenatore juventino non convincono fino in fondo il tifoso davanti alla tv. La partita attraversa un momento nel quale forse serve non solo sostituire ma anche aggiungere almeno un uomo alla fase offensiva. In questa ottica si poteva pensare di togliere McKennie, allargando Kulusevski a sinistra per cercare di coinvolgere entrambe le fasce nella manovra d'attacco.
Locatelli trova la prima giocata preziosa di una prestazione sottotono con un filtrante che libera Morata in posizione regolare oltre le linee avversarie. Lo spagnolo, smarcato davanti ad Handanovic, sceglie uno strano pallonetto di testa che si perde sul fondo. Una nuova occasione per i bianconeri si presenta pochi minuti più tardi con Chiesa che, liberato sulla destra da una giocata di Bentancur, calcia forte con il destro al centro dell’area non trovando però nessun compagno pronto all’inserimento. Ancora i bianconeri al tiro, questa volta è Dybala, direttamente da calcio di punizione, ad impegnare Handanovic in una non semplicissima parata a terra. La Juventus gioca meglio rispetto al primo tempo ma fatica a trovare continuità nell’azione offensiva. L’Inter, nonostante il calo atletico che diventa evidente con il passare, riesce ancora piuttosto agevolmente a contenere l’avversario e a spezzare il gioco, conquistando falli e rallentando il ritmo ogni volta che ne ha l’occasione. Simone Inzaghi interviene ancora sulla sua formazione mandando in campo Dumfries e Sanchez al posto di Perisic e di un impalpabile Lautaro Martinez. L’incontro sembra scivolare via così, incanalato su un risultato che sarebbe un duro colpo per le ambizioni di rimonta bianconere.
Con la gara ormai compromessa, quando mancano dieci minuti al termine della partita, Allegri tenta il tutto per tutto. Cerca di offrire un ulteriore tocco di qualità alla manovra inserendo Arthur al posto di Locatelli, apparso piuttosto spento. Il tecnico bianconero gioca anche la carta Kaio Jorge. Gli lascia il posto McKennie. L’americano si è dimostrato una volta di più un buon giocatore da media Bundesliga. Interno di inserimento in un centrocampo a tre, da mediano in una coppia fatica, mentre da esterno, destro o sinistro, di una linea a quattro come abbiamo visto la scorsa stagione non è proponibile. 
La sfida incontra la sua svolta definitiva quando mancano meno di cinque minuti alla conclusione. Dybala verticalizza su Morata in area di rigore. Lo spagnolo tocca all’indietro nel tentativo di servire l’accorrente Alex Sandro. Sul pallone arrivano il terzino brasiliano e Dumfries. Nasce un contrasto con il pallone che schizza via dall’area di rigore. Il replay evidenzia il tocco di Dumfries sulla gamba di Alex Sandro, arrivato in anticipo sul pallone. Rimane il dubbio se il fallo si sia verificato all'interno dell’area di rigore. L’azione si sposta dall’altra parte del campo prima di esaurirsi in un fallo laterale. Il gioco non riparte. Il Var è al lavoro sul contrasto andato in scena un minuto prima. L’arbitro Mariani viene richiamato al monitor e, dopo la revisione, accertato che il fallo sia stato commesso all’interno dell’area, decreta il calcio di rigore per la Juventus. Dal dischetto Dybala spiazza Handanovic e riequilibra il risultato. Prima della ripresa del gioco, l’arbitro Mariani espelle Inzaghi per le proteste mentre era in corso la revisione al monitor.
Esauriti senza ulteriori emozioni i cinque minuti di recupero concessi, l’incontro termina con un pareggio che tutto sommato rispecchia quello che si è visto in campo. Una partita non particolarmente spettacolare, nella quale l’Inter si è fatta preferire nel primo tempo, subendo però nella seconda parte della ripresa il ritorno della Juventus, sistemata dalle sostituzioni proposte da Allegri che hanno corretto alcune scelte iniziali non troppo felici compiute dal tecnico bianconero. La fase difensiva ha mostrato ancora una volta la solidità ormai da qualche tempo ritrovata, concedendo pochissime opportunità all’Inter anche nel suo momento migliore, mentre si sono evidenziate diverse carenze nella gestione della palla in fase offensiva, parzialmente corrette solo dopo l’ingresso in campo di Dybala. In questa fase della stagione il problema della Juventus non è più evitare di subire gol ma riuscire a segnare con maggiore continuità. 

Il pareggio, soprattutto per come è maturato, è un risultato apprezzabile per la Juventus che avrebbe rischiato, con la sconfitta, di compromettere quanto di buono esibito nelle ultime partite. Dopo la sfida all’Inter, i bianconeri nelle prime nove giornate hanno già affrontato le quattro squadre favorite per la vittoria del campionato, a meno di non voler considerare, con un grande sforzo di fantasia, anche Atalanta e Lazio in corsa per lo scudetto. Con un calendario che inevitabilmente incontrerà una fase di discesa, la Juventus, evitato l’ostacolo nerazzurro, avrà la possibilità di rilanciare ulteriormente il suo tentativo di rimonta che passerà necessariamente attraverso un’altra serie di vittorie, a partire già dal prossimo turno infrasettimanale contro il Sassuolo.