Da 12 passeranno a 14 squadre. Forse. Questa una delle proposte fatte per aiutare il calcio femminile a crescere e dare la possibilità, probabilmente alle società più blasonate di iniziare a far crescere un movimento che in Italia è stato scoperto dai più solo con i Mondiali. Anche se si ha la sensazione che l'effetto Mondiale stia già andando sfumando. Fiumi di parole, ma di concreto, ad oggi, poco se non il nulla. Non si intravede la parità, non si intravede il regime di professionismo.

Mentre si propone di aumentare il numero delle squadre del calcio femminile, si continua a valutare la possibilità della riduzione della Serie A a 18 squadre. Anche se c'è chi la vorrebbe a 16 squadre. Il modello a 20 squadre è quello che continua a dare alle squadre del Sud la possibilità di poter partecipare a questo campionato. Che comunque continuano ad essere una estrema minoranza. Un modello a 18 squadre le comprometterebbe seriamente, un modello a 16 squadre le spazzerebbe quasi tutte via. Perchè le risorse economiche circolano dal centro in su, non in giù. Questa è l'Italia del calcio.

I problemi del nostro campionato non sono tanto i modelli a 20 squadre o meno, ma la mancata equità nelle risorse, le diseguaglianze, i vivai in difficoltà, stadi vecchi e decadenti, violenza, razzismo e sessismo, qualità dei calciatori italiani in ribasso rispetto al passato. Ma per qualcuno forse è più importante parlare del contenitore piuttosto che del contenuto.