"All'inferno e ritorno": così possono essere definiti gli ultimi 40 giorni di Gennaro Gattuso.
Il 25 ottobre, il Milan, reduce dalla delusione del derby, esce sconfitto anche dalla sfida con il Betis, dopo aver disputato la peggiore prestazione della gestione Gattuso; il tecnico calabrese è fortemente in bilico, e di conseguenza ritorna in auge il nome di quell'Antonio Conte tanto cercato (anche se Leonardo lo ha sempre negato), considerato l'unico in grado di poter dare una svolta ad un periodo di mediocrità lungo ormai 5 anni. Il 2 dicembre il Milan sconfigge il Parma in casa dopo una prestazione convincente nonostante l'emergenza totale a livello di infortuni, agganciando il quarto posto in classifica, l'ultimo utile per entrare in Champions.

E' interessante capire come Rino in così poco tempo sia riuscito a rimettere le cose a posto, e in questo senso gli aspetti sono molteplici.
In primis, la componente tattica: fino alla partita con il Betis, il Milan è sempre sceso in campo con quel 4-3-3 che nella seconda parte della scorsa stagione ha portato buoni risultati, e anche nella parte iniziale di questa stagione sembrava ci fossero le premesse per fare bene con lo stesso modulo, vista l'ottima qualità di gioco espressa dalla squadra, che tuttavia mancava di concretezza in fase offensiva, e cosa più importante, si dimostrava molto fragile in fase difensiva. Dalla partita con la Samp, Gattuso ha deciso di cambiare modulo, passando al 4-4-2, inserendo Cutrone al fianco di Higuain, aumentando in questo modo sia la pericolosità offensiva (14 gol in totale per i due bomber), sia la stabilità difensiva (seppur resti ancora qualche problema di troppo), a scapito magari del gioco, che non è più fluido come lo era prima.

Un altro aspetto fondamentale di questa "rinascita" è il carattere: nella primissima parte di stagione il Milan ha lasciato per strada tantissimi punti a causa di blackout clamorosi (emblematica la partita di Napoli in tal senso), evidenziando come la squadra, alla prima difficoltà, si scioglieva come neve al sole, o addirittura in alcune circostanze scendeva in campo già intimorita, incapace di trovare la forza per reagire (il derby). Ora invece la situazione si è ribaltata completamente; la squadra, nonostante qualche passaggio a vuoto temporaneo, riesce a rimanere focalizzata sull'andamento della partita, riuscendo a portare a casa il risultato anche a tempo scaduto addirittura (la "zona Romagnoli" contro Genoa e Udinese), denotando una caparbietà che fino a poco tempo fa si faceva fatica anche solo a intravedere.

Infine, e forse è la cosa più importante, Rino è riuscito a fare di necessità virtù ciò che aveva a disposizione; negli ultimi due mesi, infatti, si sono infortunati nell'ordine: Caldara (3 mesi), Biglia (4 mesi), Bonaventura (stagione finita), Musacchio (2 mesi) e Romagnoli (un mese), senza considerare qualche acciacco per i vari Calhanoglu, Kessié, Higuain, Calabria. In sostanza, Gattuso si è ritrovato senza mezza squadra titolare, ed è proprio in questo momento che è riuscito a tirare fuori il meglio da quelli che sono rimasti, molti dei quali considerati solo delle riserve a inizio stagione: il simbolo di tutto ciò è Tiemouè Bakayoko, disastroso fino alla fantomatica sfida con il Betis, e divenuto assoluto protagonista nelle ultime partite, in cui si è rivelato l'autentico trascinatore della squadra, dimostrando un dinamismo e una forza fisica devastanti. 

I meriti di Rino sono assolutamente evidenti, ed è giusto sottolinearlo, poiché è stato spesso criticato, anche duramente (soprattutto dal sottoscritto); lo step decisivo che deve essere fatto ora è trovare quella continuità che manca da secoli dalle parti di Milanello, e in tal senso una grossa mano dovranno darla anche Leonardo e Maldini nel mercato di riparazione, per continuare a respirare quel buon "profumo di Champions".