Per descrivere ciò che configura uno sport come il calcio nel 2020, di certo non basta più pensare al buon vecchio pallone che rotola in campo per poi insaccarsi in rete, poiché ormai serve andare oltre gli spalti: basti pensare che dai miliardi delle vecchie lire prima, ai milioni di euro dei nostri giorni infatti, fiumi di denaro sono stati riversati incessantemente, fino ad offuscare la storia delle piccole realtà, demolite nella memoria e trascinatosi verso il dimenticatoio. E non si allude necessariamente alle società che hanno militato per lungo tempo nei principali campionati europei, per poi sparire seppellite dalla sempre più incessante necessità di investimento, ma anche di quelle squadre militanti nei tornei minori come la massima serie svizzera, da cui ho pensato di rispolverare quest'oggi quella che rappresenta per il momento solo una "vecchia gloria". Sul calare di ben due secoli fa, proprio agli esordi del calcio come sport di massa capace di coinvolgere la gente e dimostrarsi una scommessa vincente non solo in Inghilterra, nasce in Svizzera, più precisamente a Ginevra, una formazione conosciuta oggi con l'appellitivo di Servette FC. Se chiedete ad un bambino qualsiasi se ne abbia mai sentito parlare, vi risponderà quasi certamente di no, a meno che non abbia avuto la fantasia di sceglierla su un videogioco, magari incuriosito dal nome. Eppure questo club racconta di una storia molto antica, che nasce nel 1890, dapprima come associazione rugbistica per trasformarsi nel giro di pochi anni più tardi in uno dei primi componenti del campionato di calcio svizzero da poco sperimentato. Non a caso, andando a spulciare il palmares di tale squadra, si possono ammirare ben 17 titoli nazionali, con sole 3 lunghezze di distanza dal ben più noto Basilea (a quota 20), che rappresenta quasi certamente il club più celebre del proprio campionato. Ed anche se in realtà la società più vincente della storia della Super League non è rappresentata dall'ex formazione di Mohamed Salah, poiché si tratta del Grasshopper di Zurigo, a quota 27 titoli, le continue partecipazioni alle coppe europee degli unni decenni hanno trasferito verso i rossoblù una notorietà superiore rispetto alle rivali. 

Sfogliando tra le pagine della lunga storia del Servette, emerge senza dubbio il capitolo legato al fallimento del 2005, con la scabrosa vicenda dell'arresto dell'ex patron del club, il noto procuratore Marc Roger: da quel momento la formazione di Ginevra ha iniziato un percorso duro e torutoso tra le serie minori della propria federazione, senza riuscire praticamente mai ad inserirsi nella lotta al titolo della massima serie, divenuto ormai solo un ricordo sbiadito appartenente al passato. Ultimamente però, sembra che qualcosa stia lentamente mutando, e ciò è testimoniato dalla qualificazione ai preliminari di Europa League, conquistata al termine della scorsa stagione. Il cammino europeo verso l'accesso alla fase a gironi è inziato nel modo migliore, con una secca vittoria per 3-0 maturata nei confronti del Ruzomberok, formazione militante nel campionato slovacco, che lo scorso anno si era piazzata al sesto posto.

Niente di eccezionale, ma già al secondo turno di qualificazione gli svizzeri dovranno vedersela con un'altra vecchia gloria del calcio in bianco e nero, la quale nella prima edizione della Coppa dei Campioni riuscì ad impensierire e non poco il Real Madrid di Alfredo Di Stefano. Si tratta dello Stade de Reims, divenuta anch'essa modesta formazione del campionato francese, in seguito alla massiccia monetizzazione del calcio moderno. E così quello che potrebbe apparire come un normalissimo match tra sconosciuti, rappresenta in realtà un incontro dal valore storico inestimabile, tra due società dalle radici antichissime. Vorrei chiudere questa breve riflessione su ciò che fu e che adesso sembra ormai dimenticato, con un celebre aforisma di Alessandri Manzoni, che recitava così: "Non sempre ciò che viene dopo è progresso"; a testimonianza del fatto che forse le folli spese dei magnati miliardari del calcio moderno non stanno facendo altro che rovinare una delle cose che amiamo di più.