Il prossimo incontro è sempre il più difficile. Una frase che avremo sentito centinaia di volte, ma che fotografa perfettamente il momento attuale fel Milan. A cinque giornate dalla fine, vincere Sabato, contro il Bologna di Mister Mihajlovic, sarebbe importantissimo. Ciò non solo per raggiungere il probabile accesso all'Europa League, obiettivo minimo stagionale quanto fondamentale, ma specialmente perchè alimenterebbe le giustificate aspirazioni di agganciare la Roma al quinto posto. La squadra di Mister Fonseca deve affrontare incontri impegnativi ad iniziare dall'Inter e sebbene sia avanti ancora di quattro punti non attraversa una fase brillante e la vittoria ottenuta contro il Verona è stata agevolata da una direzione arbitrale non priva di sbagli e molto casalinga.

Benché sia restio a confidare i miei pronostici, gli attuali sei punti di vantaggio sul Sassuolo, la condizione fisica della squadra e il calendario finale che prevede due impegni difficili, il primo proprio in casa di chi ci insegue, la squadra rivelazione allenata da Mister Zerbi e il secondo contro l'Atalanta, la compagine più in forma del campionato, mi autorizzano a prevedere che il peggio sia definitivamente messo alle spalle poichè le due ultime partite saranno contro, la Sampdoria e il Cagliari avviate ad un finale privo di assilli o obiettivi.               

La brillante vittoria di ieri, ottenuta ancora una volta in rimonta, mandando in gol tre marcatori diversi e portando a venti i gol realizzati nelle sette partite giocate dopo la sosta obbligata, conferma tutti quei segnali positivi che, partita dopo partita, ci sta mostrando il nostro Milan all'altezza delle nostre aspettative, cosa che non accadeva da molti anni. E' consuetudine di molte persone essere troppo superficiali nei giudizi, il più delle volte perchè sono affrettati o perchè espressi senza analizzare tutte le cause che portano a certe situazioni e questa stagione del Milan ne è il più classico dei casi. Si dimentica troppo facilmente che la stagione era iniziata male, fin dalla preparazione estiva, con le assenze di Bennacer e Kessie, impegnati con le rispettive nazionali, l'infortunio a Theo nella seconda partita amichevole in America e una campagna acquisti non completata per l'inizio del campionato. Dopo sette giornate, in concomitanza con la sosta del campionato per gli impegni della Nazionale, Pioli venne chiamato a sostituire Giampaolo che aveva totalizzato solo nove punti e subito quattro sconfitte. Sono sicuro che pochi, o nessuno, oggi ricorda che nelle successive sei giornate contro, Lecce, Roma, Spal, Lazio, Juventus e Napoli, il Milan conquistò solo cinque punti, grazie alla vittoria sulla squadra di Ferrara e i pareggi con i ragazzi di mister Liverani e del Presidente De Laurentis al tempo allenata da Carletto Ancellotti. Alla tredicesima giornata il Milan aveva 14 PUNTI, era undicesimo e doveva affrontare le due trasferte di Parma e Bologna, con lo stesso entusiasmo di un bambino che deve andare dal dentista.

Così come le "vedove di Gattuso" facevano sentire le loro rimostranze, oggi chi attribuisce solo a Zlatan ogni merito per la crescita di tutto il gruppo, non riesce a vedere ciò che appare evidente.
Esattamente un girone fa, a Parma, il Milan con quella vittoria a cui fece seguito quella di Bologna,( campo a noi per tradizione favorevole tanto da riuscire anni fa a vincere anche in nove contro undici), muoveva i primi passi la squadra che stava assimilando gli schemi e gli insegnamenti del nostro allenatore, nato proprio a Parma. Da quella partita e fino alla sosta obbligata, il Milan ha sbagliato tre partite e in due Ibra era presente, ma le motivazioni sono diverse e non solo da addebitare alla squadra.
La "lezione di Bergamo" o se preferite l'umiliazione, alla vigilia delle festività natalizie, ad esempio, è stato un mix fra la poca concentrazione di una squadra troppo giovane e la forza di una formazione che ha sommerso di gol molte altre squadre. Kjaer non era ancora arrivato e l'ottava sconfitta in diciassette giornate sanciva la indubbia necessità di affidarsi, come poi è successo, al mercato invernale. Quella sconfitta se da un lato portò all'accelerata di Boban e Maldini per portare Ibra a Milano, fu anche determinante per la Proprietà che decise di girare pagina, scegliendo di puntare su un uomo e sul suo "metodo di lavoro": Ralf Rangnick. Una scelta comprensibile, ma dettata più dal momento che da una reale analisi sul lavoro del Mister e del suo Staff. Il primo tempo nel derby fu l'anticipazione del "Nuovo Milan", che pochi giorni dopo ripetè la stessa prestazione con la Juventus, in Coppa Italia. Certamente i quattro gol, inflitti dai "cugini", tutti nella ripresa, una lezione severa da digerire, ma non così drammatica come è stata descritta dalla critica. Mentre l'ultima sconfitta, quella casalinga contro il Genoa, ha moltissime motivazioni e poche o nessuna sono riconducibili a sbagli dell'allenatore.

I sette risultati e la facilità di gioco esibiti alla ripresa del campionato sono l'evidente dimostrazione di quanto tutto l'organico a disposizione dell'allenatore, sia migliorato. Oggi, in modo ben superiore rispetto allo scorso anno, c'è una base, solidissima, sulla quale costruire una squadra competitiva e molti giocatori che avevamo definito non all'altezza e pronti ad essere svenduti ora appaiono insostituibili,  A prescindere da chi sarà l'allenatore, possiamo affermare che gli anni zero sono definitivamente alle spalle, fuori da quel tunnel che incominciava ad angosciarci. Certamente la concorrenza sarà molto agguerrita, ma la crescita esponenziale dimostrata, specialmente a livello caratteriale, prendendo consapevolezza e fiducia nelle proprie qualità, che ora sono evidenti e certificate, ci autorizzano a sperare, finalmente con moderato ottimismo, che arrivare fra le prime quattro non sia solo una speranza, ma bensì una concreta possibilità.

Anche gli allenatori, come i giocatori, hanno un percorso ed è evidente che Pioli ha trovato il modo di esprimersi al meglio, senza alzare la voce, con garbo, ma basta sentire una sua conferenza stampa, guardarne l'espressione per comprendere quanta fiducia abbia in questa squadra e su come, lui e il suo staff, stanno lavorando. Ancora cinque partite, tre vittorie e due pareggi, per sperare nel quinto posto e augurarsi che Rangnick, certamente uomo intelligente, conoscitore del calcio, con un'esperienza trentennale, magari decida di scegliere proprio Pioli per insegnare il suo "credo" in terra italica.
Stiamo tornando e non serve la zingara per leggere il futuro.
FORZA MILAN