Da O Rei a O Ney è un attimo, giusto una cinquantina d’anni, una dozzina di fenomeni e una vagonata di gol. Col recente gol contro la Bolivia, Neymar ha raggiunto quota 79 reti, realizzate in 125 presenze, superando così Pelé, che ne ha segnati 77 in 92 presenze.

Ma chi sono i migliori dieci marcatori della storia brasiliana? Anzi i dodici, perché ci sono degli ex-aequo; del resto, questa è una classifica di numeri, freddi, secchi e insindacabili. 

10 - ZIZINHO
Al decimo posto troviamo Tomás Soares da Silva, detto Zizinho. Al suo attivo, 30 gol in 54 partite (media gol a partita: 0,55).  Giocò con la maglia della Nazionale dal 1942 al 1957.

Nato a São Gonçalo il 14 settembre del 1921, ha vinto la Coppa America del 1949. Partecipò a sei edizioni di questa competizione (1942, 1945, 1946, 1949, 1953, 1957), detenendo il record di marcature, con 17 gol, assieme all'argentino Norberto Méndez; non solo, ma con 34 match disputati è anche il primatista di presenze, ex aequo col cileno Sergio Livingstone e con l'argentino Lionel Messi.

Ha vissuto la tragica finale del mondiale brasiliano del ‘50, persa per 2-1 dall’Uruguay, legando per sempre il suo nome al Maracanazo. Ciò ha un po' offuscato la sua luminosissima stella, soprattutto in patria, dove gli eroi tragici di quella maledetta finale non vennero mai perdonati.

Ma il suo talento era infinito! 

O mestre Ziza (il maestro Ziza) è uno dei più forti centrocampisti brasiliani della storia, dotato di un dribbling ubriacante e di una tecnica finissima, sapeva fare tutto: marcare, segnare, colpire di testa, crossare. Era quasi annoiato dal proprio talento, troppo più forte degli altri. 

Un giornalista italiano ebbe a scrivere: <<Crea opere d'arte con i suoi piedi sulle immense tele di campo del Maracanã>>.

Era reputato il migliore di sempre da Pelé. Era l’idolo di Pelé. 

Il Niterói fu la sua prima squadra di club. Quindi, diciottenne, passò al Flamengo (vincendo 3 campionati di Rio consecutivi, dal ‘42 al ‘44). Poi venne ceduto al Bangu. E infine: San Paolo (con cui vinse il campionato statale), Uberaba e la squadra cilena dell'Audax Italiano. I gol segnati con queste maglie furono in tutto 308, 694 le presenze.

Occupa la 47ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo, pubblicata dall'IFFHS (organismo storico-statistico riconosciuto dalla FIFA) e la 10ª posizione nella classifica dei migliori calciatori sudamericani del XX secolo.

È morto l’8 febbraio del 2002.


9 -TOSTAO
Al nono posto c’è Eduardo Gonçalves de Andrade, detto Tostão. Nasce Belo Horizonte, 25 gennaio del 947.

In nazionale ha segnato 32 gol in 54 presenze (media gol a partita: 0,59). È campione del mondo - Messico ‘70.

Mancino naturale, era in grado di ricoprire egregiamente diversi ruoli, dal trequartista alla mezzala sinistra, fino alla prima punta e alla seconda punta; la misura nell’attitudine e una sobrietà nel gioco poco brasiliano e molto europeo, lo rendevano speciale. Amava sia iniziare che concludere l’azione offensiva, un po’ alla Di Stefano. Altri strumenti a disposizione di Tostão erano un sinistro potente, ottimo controllo di palla, gioco di prima, lanci precisi e dribbling secco.

Il suo soprannome, Tostão, la moneta brasiliana di minor valore all’epoca, lo si deve agli amici d’infanzia, che lo chiamavano così per la sua minutezza, visto che, essendo troppo forte per giocare con quelli della sua età, lo faceva con quelli più grandi.

In Nazionale esordì nel 1966, alla giovane età di 19 anni, durante l'amichevole contro il Cile, pareggiata per 1-1. Circa un mese, a Belo Horizonte, realizza invece i suoi primi gol con la maglia della Nazionale, mettendo a segno una doppietta contro la Polonia, in un amichevole vinta per 4-1: era il 5 giugno del 1966.

Nel vittorioso mondiale del ‘70 indossò la maglia numero 9 (essendo presenti in quella leggendaria rosa altri quattro giocatori che, come lui, indossavano il numero 10 nelle rispettive squadre di club: Rivelino, Gérson, Jairzinho e Pelé); e in effetti, per caratteristiche di gioco, fu un antesignano del falso nueve. In quel torneo realizzò due reti, entrambe nei quarti di finale contro il Perù, partita vinta per 4-2. 

Il 26 aprile del 1972, amichevole casalinga vinta 3-2 contro il Paraguay, mise a segno il suo trentaduesimo e ultimo gol in verdeoro. 

Segnò 271 reti in 449 partite di club. Le sue squadre furono: America - MG, Vasco de Gama (per un solo anno, l’ultimo della sua breve carriera) e soprattutto Cruzeiro, dove giocò per 10 anni, dal ‘63 al ‘72, vincendo 5 titoli dello stato Minas Gerais consecutivi e la Taca Brazil 1966 (la vecchia forma di campionato brasiliano, in cui batté con un clamoroso 6-2 il grande Santos di Pelé); del Cruzeiro è il miglior realizzatore della storia, con 249 gol ufficiali.

Una curiosità: dopo il calcio diventò un oculista, proprio lui che fu costretto a ritirarsi a ventisei anni per un distacco della retina, a seguito di una pallonata.

“Se Pelè non fosse nato, Tostão sarebbe stato Pelé”  Cesar Menotti. 9 - ADEMIR A condividere con Tostão la nona posizione c’è Ademir Marques de Menezes, noto semplicemente come Ademir.

Nato a Recife l’8 novembre del 1922, è stato vicecampione del mondo nel 1950. Insomma, è anche lui uno dei protagonisti negativi della pagina più nera del calcio brasilero: il Maracanazo, la sconfitta in casa contro il fortissimo Uruguay (ma contro ogni pronostico) nella finale di quel mondiale, il 16 luglio 1950 al Maracanã di Rio de Janeiro; partita finita col risultato di 2-1, grazie ai gol di Schiaffino e Ghiggia (di Ademir il cross per Friaça, che aveva momentaneamente portato in vantaggio i padroni di casa).

Col Brasile, tra il 1945 e il 1953, segnò 32 gol in 37 gare (media gol a partita: 0,82). Fu capocannoniere proprio del Mondiale 1950, con 9 reti, di cui 4 in un colpo solo, contro la Svezia. Disputò 4 edizioni di Coppa America, vincendo quella del 1949, disputata in Brasile: lì fece una tripletta nello spareggio vinto 7-0 contro il Paraguay (la formula era quella del girone all’italiana) e fu eletto miglior giocatore del torneo.

Insieme a Zizinho e Jair Rosa Pinto, formò uno dei migliori attacchi della storia della Nazionale brasiliana.

Attaccante prolifico e completo, fu uno dei più grandi nella storia del calcio brasiliano. Soprannominato Queixada (“Mascellone”), era in grado di giostrare in tutte le posizioni dell'attacco, schierato a 5 come si usava all'epoca; le sue qualità tecniche e la sua visione di gioco gli consentivano infatti di affrontare con eguale efficacia i ruoli di centravanti, di ala e anche di mezzapunta. Fu proprio per contrastare Ademir che in Brasile venne ideata la figura del quarto difensore. Straordinaria la potenza delle sue conclusioni. Umiltà e generosità le sue qualità umane migliori, dentro e fuori il campo (sarà lui, per esempio, a costringere, quasi con la forza, Mané Garrincha a ricoverarsi in ospedale quando la situazione psicofisica del grande attaccante brasiliano è ormai ingestibile).

Nei club indossò le maglie di Recife, Vasco da Gama, Fluminense e San Paolo. Ha vinto in totale sei campionati dello stato di Rio: cinque con il Vasco da Gama e uno con la Fluminense. Siglò 396 reti in 479 partite ufficiali.

"Io il migliore del Brasile 1950? Figuriamoci, quello era il maestro Zizinho": umile e generoso, proprio come i migliori.

Morì a Rio de Janeiro il 10 maggio del 1996.

Nota a margine. Sui 9 gol di Ademir al mondiale del ‘50 ci fu una controversia, a causa di dati incompleti riguardo alla partita del girone finale, vinta dai sudamericani contro la Spagna per 6-1: inizialmente il primo gol venne considerata un'autorete del difensore iberico Parra e il gol del 5-0 fu assegnato a Jair; successivamente la FIFA ha assegnato ad Ademir entrambe le marcature, portandolo a divenire capocannoniere dell'edizione con 9 gol.


8 - RONALDINHO
In ottava posizione, Ronaldo de Assis Moreira, per tutti Ronaldinho.

Nato a Porto Alegre il 21 marzo de 1980, è campione del mondo 2002 (Giappone e Corea) e campione sudamericano 1999 (Paraguay). Ha vinto anche una Confederations Cup (Germania 2005) ed è stato finalista della Confederations Cup 1999 (Messico), vincendone la classifica del cannonieri e venendo eletto miglior giocatore del torneo.

In Nazionale ha segnato 33 gol in 97 gare (media gol a partita: 0,34). Senza considerare le 29 segnature nell’Under 17, nell’Under 20 e nella Nazionale olimpica.

Ronaldinho Gaucho ha debuttato con la Nazionale brasiliana maggiore il 26 giugno 1999, a 19 anni, nella partita amichevole vinta 3-0 contro la Lettoniaa Curitiba. Il suo primo gol in Nazionale è datato 30 giugno 1999, nella gara della fase a gironi di Coppa America (in Paraguay), vinta per 7-0 contro il Venezuela. La sua prima rete in un mondiale arriva l'8 giugno del 2002: Brasile-Cina 4-0 (sigla la quarta rete, su calcio di rigore). La sua ultima rete l’11 ottobre del 2011: Messico/Brasile 1-2 (amichevole). Disputa la sua ultima partita con la maglia del Brasile il 24 marzo 2013 a Belo Horizonte, nella gara amichevole pareggiata 2-2 contro il Cile.

Di lui proprio Meymar ha detto: “Era un genio. Il più grande showman del calcio”. Calciatore completo, era in possesso di una straordinaria tecnica che gli permetteva di eseguire dribbling pazzeschi, il più famoso dei quali è l'elastico. Inoltre aveva una grandissima visione di gioco, che gli permetteva di servire i compagni attraverso passaggi spettacolari, anche utilizzando il no-look, tant’è che è stato anche un eccellente uomo-assist. A livello individuale ha vinto un'edizione del Pallone d'oro (2005) e due del FIFA World Player of the Year (2004 e 2005).

Ha indossato tantissime maglie di club: Gremio, Paris Saint-Germain, Barcellona, Milan, Flamengo, Atlético Mineiro, Querétaro, Fluminense. In tutto, 699 partite e 266 gol.

Il 16 gennaio del 2018 annuncia il proprio ritiro dall'attività agonistica.

Una curiosità. Sulla maglia indossata in Under 17, per il mondiale di categoria del 1997, disputato (e vinto) in Egitto, portava ancora il nome di “Ronaldo”.

Un’altra curiosità. All'inizio (ma anche lungo tutta la carriera) veniva soprannominato Gaucho, perché è di Rio Grande do Sul, lo Stato di Porto Alegre, a due passi dall'Uruguay; ad affibbiargli il nomignolo è stato un telecronista, che all'epoca chiamava invece "Ronaldinho" proprio il futuro Fenomeno Luiz Nazario da Lima (dato che a suo volta c’era un altro Romaldo in squadra con lui). Ma quando Ronaldo de Assis Moreira segna il suo primo gol per la Seleçao, il commentatore aggiunse a "Ronaldinho" il termine “Gaúcho", proprio per distinguerlo dal centravanti. 


7 - JAIRZINHO
Settimo (anche lui a pari merito, con Rivaldo) è Jair Ventura Filho, detto Jairzinho. Ha segnato 35 gol in 82 presenze (media gol a partita: 0,40); 102 partite e 42 gol, se si contano anche le partite non ufficiali, che però non contano. 

Nasce a Rio de Janeiro il 25 dicembre del 1944.

Ha vinto la medaglia d'oro ai IV Giochi panamericani, tenutisi a San Paolo nel 1963. Campione del mondo con la Nazionale brasiliana a Messico 1970, é l'unico calciatore, insieme all'uruguayano Alcides Ghiggia, ad essere andato a segno in tutti gli incontri di un Mondiale vinto dalla propria Nazionale e, insieme a Just Fontaine, detiene il maggior numero di partite consecutive terminate con una marcatura nella storia della stessa competizione. In quel trionfale mondiale risultò il miglior marcatore della propria squadra e il secondo capocannoniere del torneo alle spalle di Gerd Müller; furono 7 le reti in 6 partite, Furacao (“uragano”) fu da quel momento il suo soprannome.

Esordisce in verdeoro il 7 giugno del 1964: Brasile/Portogallo 4-1; partita valevole per la Taça das Nações, in cui segna 1 gol. La sua ultima partita la gioca il 3 marzo del 1982: un’amichevole contro là Cecoslovacchia, finita 1-1.

Era principalmente un trequartista, ma sapeva adattare al ruolo di ala destra, cosa che fece durante il Mondiale del 1970. Tra le sue migliori caratteristiche figurarono particolarmente il dribbling unito ad una grande velocità.

282 sono i gol segnati nelle squadre di club. Giocò con le maglie di: Botafogo, Olympique Marsiglia, Kaizer Chiefs, Cruzeiro (con cui vinse il Campionato Mineiro nel 1975 e la Coppa Libertadores nel 1976), Portuguesa, Noroeste, Fast Clube, Wilstermann e Nueve de Octubre.

Di queste, la squadra più importante fu il Botafogo, dove raccolse l’eredità del grande  Mané Garrincha: con la squadra bianconera segnò 186 reti in 413 gare (tra il ‘64 e il ‘74 e nella stagione ‘81/‘82), vincendo il Torneo Rio-San Paolo, il Campionato Carioca per due stagioni di fila - 1967 e 1968 - e 1 Taça Brasil.

Forse non tutti sanno che, ritiratosi dal calcio giocato, Jairzinho fece lo scout del Cruzeiro e in questo ruolo scoprì  “Il Fenomeno" Ronaldo, segnalandolo al club di Belo Horizonte, che poi lo mise sotto contratto.


7- RIVALDO
A pari merito con Jairzinho troviamo Rivaldo Vítor Borba Ferreira, noto semplicemente come Rivaldo. Il suo score è di 35 gol in 74 presenze (media gol a partita: 0,46).

Nato a Paulista il  19 aprile del 1972, ha vinto 1 mondiale (quello nippo-coreano del 2002), 1 Confederations Cup (quella disputata in Arabia Saudita nel 1997) e 1 Coppa America (quella organizzata in Paraguay nel 1999, edizione in cui capocannoniere con 5 gol, a pari merito con Ronaldo).

Ha esordito con la nazionale brasiliana il 16 novembre del 1993, in un'amichevole contro il Messico, vinta dal Brasile per 1 rete a 0 (ed è suo il gol).  Il 19 novembre del 2003 disputa la sua ultima partita, valevole per le qualificazioni ai Mondiali del 2006: Brasile/Uruguay 3-3.  Tre giorni prima, il 16 novembre, la sua ultima rete, a Lima, nel pareggio per 1-1 con il Perù, valevole per le qualificazioni ai Mondiali 2006.

Era un trequartista mancino, dotato di grande abilità tecnica e di buona velocità; il dribbling era una delle sue armi migliori. Disponeva di un tiro potente e preciso, anche dalla lunga distanza. Agile e acrobatico, nonostante le lunghe leve. Era un ottimo tiratore di rigori e punizioni. La sua visione di gioco e il suo senso tattico ne facevano un giocatore capace di giocare in più ruoli nella trequarti avversaria, da ala o da seconda punta. La sua velocità di pensiero era la sua arma migliore. Grazie a queste caratteristiche, tra i tanti riconoscimenti personali, ha anche, e soprattutto, conquistato il Pallone d'oro 1999.

Jorge Valdano di lui ha detto: “Tutto, in lui, è visione di gioco, tecnica, intelligenza. Sarà per questo che nessuno arriva a innamorarsi di Rivaldo? Perché prescinde dall’aggressività, dalla velocità fisica, dalla potenza e da tutti i moderni derivati? Lui si limita a fintare, arrestarsi e ripartire con la pigrizia di un diesel, mentre i motori a benzina sfrecciano rapidamente, perfino con entusiasmo.”

Le sue squadre di club sono state dischi volanti su cui ha sorvolato continenti e città: Santa Cruz, Mogi Mirim, Corinthians, Palmeiras, Deportivo La Coruña, Barcellona, Milan, Cruzeiro, Olympiakos, AEK Atene, Bunyodkor, San Paolo, Kabuscorp, São Caetano. Con i club l’Extraterrestre ha conquistato 2 campionati paulisti, 1 campionato brasiliano, 2 campionati spagnoli, 1 Coppa di Spagna, 2 Supercoppe UEFA, 1 UEFA Champions League, 1 Coppa Italia, 3 campionati greci, 2 Coppe di Grecia, 2 campionati uzbeki e 1 Coppa dell'Uzbekistan.

A 43 anni si è reso disponibile a vestire nuovamente la maglia del Mogi Mirim. Il 14 luglio del 2015 è andato in gol assieme al figlio, Rivaldinho, nella stessa partita (vittoria per 3-1 contro il Macaé).

Il 14 agosto del 2015 ha annunciato il ritiro dal calcio. 

Tra club, nazionale maggiore e Nazionali giovanili (inclusa Brasile olimpica), Rivaldo ha giocato 959 volte e segnato 437 reti ( 0,47 gol a partita).


6- BEBETO
Al sesto posto, José Roberto Gama de Oliveira, detto Bebeto, l’inventore (o quasi) della esultanza col bebè (dedicata, durante i mondiali del ‘94, al suo terzo figlio, appena nato, Mattheus de Andrade Gama De Oliveira, detto Mattheus, che oggi gioca nel Farense).

Nato a Salvador il 16 febbraio del 1964, è campione del mondo 1994.

Ha vinto anche 1 Coppa America, nel 1989, e 1 Confederations Cup, nel 1997 (oltre al mondiale Under 20 del 1983).

Senza contare gol e presenze col Brasile Under 20 (5 match e 1 rete) e col Brasile olimpico (23 match e 10 reti), in Nazionale conta 75 incontri e 39 segnature (media gol a partita: 0,52).

Esordì in Nazionale maggiore il 28 aprile del 1985 contro il Perù, un’amichevole vinta dai peruviani per una rete a zero. Segnò la sua prima rete alla nona partita giocata, sempre un’amichevole e sempre col Perù, finita però questa volta con una netta vittoria dei brasiliani (4-1): era il 10 maggio del 1989.

Nel vittorioso mondiale statunitense del ‘94 compose con Romario un attacco formidabile: i due, legati da una buona intesa in campo, si resero decisivi e segnarono 8 reti in 7 partite (5 Romário e 3 Bebeto) e il Brasile vinse la Coppa del Mondo; Bebeto era designato quale quinto rigorista nella finale contro l'Italia, ma il suo tiro non si rese necessario, per quell'errore di Roberto Baggio, che noi tutti ricordiamo come se fosse successo ieri.

Nella vittoriosa Coppa America del 1989 fu il miglior marcatore della competizione, con 6 gol.

Nel 1996 fu convocato, come fuori quota, per i Giochi olimpici di Atlanta ‘96: fu il miglior marcatore del torneo, con 6 reti (come Hernán Crespo), e realizzò, peraltro, una tripletta nella finale per il 3º posto, vinta  5-0 contro il Portogallo.

Quindi, tornando al suo palmares, fu anche medaglia di bronzo ad Atlanta ‘96 e medaglia d’argento a Seul ‘88, (torneo in cui segno due gol e in cui il Brasile perse in finale (2-1) contro l’Unione Sovietica.

La finale mondiale del 12 luglio del 1998, contro la Francia, persa per 3-0, fu la sua ultima partita in Nazionale.

Giocatore dotato di grandi doti realizzative, fisicamente brevilineo e poco potente, era in possesso di rapidità e capacità di smarcarsi negli spazi stretti, che gli permise di segnare a raffica. Era dotato di affinati mezzi tecnici ed era anche molto veloce, viste la corporatura esile e la statura media. 

Nell’ambito dei club, vestì le maglie di: Vitória (formazione della natìa Salvador), Flamengo, Vasco da Gama, Deportivo La Coruña, Siviglia, Botafogo, Toros Neza, Kashima Antlers e Al-Ittihad (a quel tempo ci si andava a fine carriera). In tutto, 664 gare e 363 gol. Ha vinto: 1 Campionato carioca, 1 Campionato brasiliano, 1 Coppa di Spagna e 1 Supercoppa di Spagna.

È stato Calciatore sudamericano dell'anno 1989.

Si ritirò nel 2002, dandosi alla politica. 5 - ZICO Al quinto posto, Arthur Antunes Coimbra, che il mondo intero conosce come Zico.

Nato a Rio de Janeiro, 3 marzo 1953, ha siglato 48 reti in 71 gare (media gol a partita: 0,67). Con le partite non ufficiali, il suo totale sale a 88 presenze e 66 gol.

Rispetto alla sua grandezza, ha vinto ben poco con la maglia verdeoro, anzi, non ha praticamente vinto nulla: solo due terzi posti, al mondiale argentino del ‘78 e nella Coppa America del ‘79.

Eppure, O Galinho (il galletto), spesso chiamato anche con il soprannome di Pelè bianco, è considerato uno dei migliori calciatori della storia del calcio.

Occupa la 18ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla rivista World Soccer, la 14ª posizione nell'omonima classifica stilata dall'IFFHS e la 7ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori sudamericani del XX secolo stilata da quest’ultimo istituto di storia e statistica. Pelé lo ha anche inserito nella FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori viventi, redatta in occasione del Centenario della FIFA. Infine, occupa la 7ª posizione nella classifica del FIFA Player of the Century redatta dalla FIFA e la 9ª posizione nell'analoga classifica del Player of the Century redatta dal prestigioso France Football.

Disputò la prima partita col Brasile il 25 febbraio del 1976, un'amichevole, vinta 2-1 dai brasiliani, con l'Uruguay, nella quale andò anche a rete.

Partecipò a 3 edizioni del Mondiale. 

Nel campionato del mondo del 1978 giocò le 6 partite delle due fasi a gironi, segnando anche una rete nella vittoria per 3-0 sul Perù, ma saltando la finale per il terzo posto (che i verdeoro vinsero contro l'Italia). Quattro anni più tardi, in Spagna, fu invece in campo in tutti e 5 gli incontri e segnò 4 reti (una contro la Scozia, due contro la Nuova Zelanda e un altro contro l'Argentina). Mentre, in Messico ‘86 venne schierato solo in 3 partite, l'ultima delle quali, il quarto di finale, perso 3-2 contro la Francia ai calci di rigore, mise fine alla sua carriera in Nazionale; Zico si congedò realizzando il suo tiro dal dischetto, dopo averne, però, sbagliato uno nei tempi regolamentari.

Il 27 marzo del 1989, allo Stadio Friuli di Udine, venne disputata la gara d'addio alla Nazionale brasiliana, con un Brasile-Resto del Mondo, allenato da Nils Liedholm, Mircea Lucescu e Artur Jorge: la parità terminò 2-1 per il Resto del mondo, con reti di Dunga, Enzo Francescoli e Lajos Détári.

Trequartista dalla spiccata attitudine offensiva, poteva venire impiegato anche come seconda punta o ala sinistra. Abile sia nell’impostazione del gioco che nella finalizzazione, era un ottimo specialista di calci piazzati, tanto da essere considerato uno dei migliori tiratori di calci di punizione della storia (in carriera ha messo a segno 62 calci di punizione, che lo rendono il sesto miglior realizzatore di punizioni di tutti i tempi, alle spalle di Juninho Pernambucano, Pelé, Ronaldinho, Victor Legrotaglie e David Beckham).

La sua vita calcistica da club é indissolubilmente legata al Flamengo. 

Fece il suo esordio nel calcio professionistico nel 1967 con la maglia rubro-negra, con la quale vinse 4 campionati brasiliani, la Coppa Libertadores 1981 e la Coppa Intercontinentale 1981 (edizione di cui venne eletto miglior giocatore), oltre a due titoli di capocannoniere. Segnò quasi 400 gol, nelle due esperienze nel club di Rio de Janeiro.

Nell'estate del 1983 il presidente Lamberto Mazza annunciò il trasferimento del fuoriclasse brasiliano nella sua Udinese, per la cifra di 6 miliardi di lire. L'affare venne però inizialmente bloccato dal presidente della FIGC, Federico Sordillo, e ciò provocò la sollevazione dei sostenitori friulani: molti di essi scesero in piazza, agitando dei cartelli con la scritta "O Zico o Austria” (allusione a una secessione in caso di mancato via libera); in seguito, il caso divenne anche un vero e proprio affare di Stato, su di esso si espressero ministri, segretari di partito, associazioni sindacali e finanche il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini; e alla fine il tesseramento avvenne. In quei 3 anni friulani Zico scese in campo 40 volte, segnando 22 gol. 

Poi il ritorno al Flamengo, dove giocò per altri 5 splendidi anni. Alla sua gara d'addio al club, il 6 febbraio del 1990, centomila persone affollarono lo Stadio Maracaña, per tributargli il loro ultimo saluto.

Infine, il Giappone, dove indossò le maglie del Sumitomo Metals e del Kashima Antlers. 

Abbandonò il calcio giocato nel 1994.

Forse non tutti sanno che Zico è stato anche un grande interprete del beach soccer: è stato campione del mondo, capocannoniere (12 gol, in coabitazione con Altobelli ) e migliore giocatore del Campionato mondiale 1995 di questa disciplina.

E sicuramente in pochi sanno che il nome Zico lo si deve alla piccola Linda: siccome da bambino era magro, veniva chiamato dai parenti Arturzinho, finché un giorno la sua piccola cugina, Ermelinda, non sapendo parlare, cominciò a chiamarlo Arthurzico, che, abbreviato, divenne per tutti Zico.


4 - ROMARIO
Al quarto posto, Romário de Souza Faria, meglio noto solo come Romário. Il suo score è di 55 gol in 70 partite (media gol a partita: 0,79).

Nasce a Rio de Janeiro il 29 gennaio del 1966.

In verdeoro ha vinto: il mondiale del 1994, di cui è stato pure miglior giocatore; la Confederations Cup del 1997, di cui è stato capocannoniere con 7 gol; e 2 Coppe America, quella del 1989 e quella del 1997. Medaglia d’argento a Seul ‘88 (di cui fu capocannoniere con 7 reti), esordì in Nazionale maggiore a Dublino, il 23 maggio del 1987 (Irlanda/ Brasile 1-0); mentre, segna il suo primo gol cinque giorni dopo, nell’ amichevole di Helsinki, contro la Finlandia, vinta per 3 reti a 2. Non sempre in accordo coi vari commissari tecnici, annuncia l'addio ai colori verdeoro il 27 aprile del 2005, nella gara contro il Guatemala (vinta 3-0), sebbene fosse fuori dal giro dei convocati già dal 2001; in quella gara segna anche il suo ultimo gol in Nazionale.

“Dentro l'area è immarcabile”, parola di Billy Costacurta, uno che di marcare se ne intendeva. Attaccante prolifico e tecnicamente dotato, ambidestro, rapido e specializzato nelle finte di corpo, era molto pericoloso nei pressi dell'area avversaria, letale nei pressi della porta. Era soprannominato Baixinho ("Piccoletto"), in virtù della sua statura ridotta, pur essendo comunque forte fisicamente.

Grazie a queste doti, ricopre la 26ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo, pubblicata dalla rivista World Soccer, e la 30ª posizione nella classifica dei migliori calciatori sudamericani del XX secolo, pubblicata dall'IFFHS nel 2004. Nel 2000 vince anche il premio di Calciatore sudamericano dell'anno.

I suoi club sono stati: Vasco da Gama, con cui vince 2 campionati dello stato di Rio, oltre a laurearsi per due volte capocannoniere statale); PSV Eindhoven, con cui vince 3 campionati, 2 coppe nazionali e 1 Supercoppa dei Paesi Bassi, oltre a laurearsi due volte capocannoniere; Barcellona, con cui vince 1 campionato e 1 Supercoppa di Spagna, oltre a laurearsi Pichichi (capocannoniere); Flamengo, con cui vince il campionato statale di Rio (1996) e il titolo di capocannoniere; Valencia; poi, di nuovo il Flamengo, con cui vince per la quarta volta il campionato di Rio (1999) e 2 titoli di miglior marcatore del campionato dello Stato; ancora al Vasco da Gama, con cui nel 2000 vince il campionato brasiliano, la Copa João Havelange e la classifica dei marcatori (sia nazionale sia dello stato di Rio); Fluminense; Al-Sadd, in Qatar, dove gioca però solo 3 partite; di nuovo Fluminense; quasi quarantenne torna al Vasco de Gama, con cui nel 2005 vince il titolo di capocannoniere nazionale; poi Miami FC; quindi Adelaide United (anche se, al fine di centrare l’obiettivo dei 1000 gol in partite ufficiali, gioca contemporaneamente nella serie C brasiliana, accettando di disputare alcune partite in patria, il giovedì, e la domenica in Australia, nonostante tra i due paesi ci siano 12 ore di differenza di fuso orario); torna infine al Vasco de Gama, società che ritira per sempre la maglia numero 11.

Il 15 aprile del 2008 appende finalmente le scarpe al chiodo, all'età di 42 anni.

Capace di laurearsi capocannoniere in tre diversi paesi (Brasile, Spagna e Olanda), con 765 gol in partite ufficiali è il quarto miglior marcatore della storia, alle spalle di Cristiano Ronaldo, Josef Bican e Lionel Messi.

Dal 2 febbraio 2021 è vicepresidente del Senato brasiliano.


3 - RONALDO
Sul gradino più basso del podio Ronaldo Luís Nazário de Lima, conosciuto semplicemente come Ronaldo. Ha segnato 62 gol in 98 gare (media gol a partita: 0,63). Per tutti è il Fenomeno! 

Nasce a Rio de Janeiro il 22 settembre del 1976.

Ha vinto 2 mondiali (‘94 - senza scendere mai in campo - e 2002), 2 Coppe America (‘97 e ‘99) e 1 Confederations Cup (‘97).

Del mondiale nippo-coreano fu capocannoniere (8 gol) e protagonista assoluto (sua la doppietta che decide la finale contro la Germania). Così come fu capocannoniere, a pari merito con Rivaldo, nella Coppa America ‘99. È stato anche medaglia di bronzo ad Atlanta ‘96 (5 gol in sei partite). Ha segnato quindici gol complessivi nei mondiali a cui ha partecipato (4 nel 1998, 8 nel 2002 e 3 nel 2006).

L'esordio in nazionale maggiore avviene il 23 marzo del 1994, a Recife, in una gara amichevole contro l'Argentina (2-0 per il Brasile), mentre realizza il primo gol nella partita seguente, vinta per 3-0 contro l'Islanda, il 4 maggio. Il suo ultimo gol il 27 giugno del 2006: Brasile/ Ghana 3-0, ottavo di finale del mondiale 2006. Cinque anni dopo l'ultima presenza, avvenuta il 1º luglio 2006, la Federazione brasiliana organizza una partita di addio per Ronaldo, in concomitanza col suo ritiro dal calcio giocato: un'amichevole contro la Romania, disputatasi il 7 giugno del 2011 al Pacaembu di San Paolo, stadio di casa del Corinthians, ultima squadra del Fenomeno; quella è l'ultima delle sue 98 presenze ufficiali in maglia verdeoro.

Ronaldo è stato un attaccante completo: forte fisicamente e prolifico sotto porta, era uno dei giocatori più rapidi al mondo, ma sapeva abbinare alla velocità un vasto repertorio tecnico che comprendeva finte, dribbling e doppi passi. Risultava altresì essenziale nelle giocate: dopo aver superato il diretto avversario, era solito concludere repentinamente a rete, evitando sterili virtuosismi. Velocissimo e abile con entrambi i piedi. Proprio un fenomeno!

A livello individuale ha vinto due edizioni del Pallone d'oro (1997 e 2002), una Scarpa d’oro (nel ‘97) e tre edizioni del FIFA World Player of the Year (1996, 1997 e 2002); inserito da Pelé nel marzo 2004 nella FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori viventi, si è classificato in 13ª posizione nella lista dei cento migliori giocatori del XX secolo, redatta nel 1999 da World Soccer, che nel 2013 lo inserisce nella migliore formazione calcistica di tutti i tempi. Il 9 marzo del 2018, in concomitanza col 110º anniversario della fondazione dell'Inter, è stato il primo attaccante inserito nella Hall of Fame del club milanese. Il 14 dicembre del 2020 è stato selezionato dalla rivista France Football nel Dream Team del Pallone d'oro, in qualità di migliore attaccante centrale della storia del calcio.

A livello di club, ha indossato le maglie di: Cruzeiro, PSV Eindhoven, Barcellona, Inter, Real Madrid, Milan e Corinthians. Ha vinto: 1 Campionato Mineiro; 1 Campionato Paulista; 2 Coppe del Brasile; 1 Coppa dei Paesi Bassi; 2 Supercoppe di Spagna; 1 Coppa di Spagna; 1 campionato spagnolo; 1 Coppa delle coppe; 1 Coppa UEFA; 1 Coppa intercontinentale. In tutto. 518 presenze e 352 gol. 

Il 14 febbraio 2011, a 34 anni, annuncia il suo ritiro.

Forse non tutti ricordano che durante i giochi olimpici di Atlanta aveva sulla maglia il nome "Ronaldinho" per distinguersi dal compagno Ronaldo Guiaro

Oggi è proprietario del Real Valladolid e del Cruzeiro.


2 - PELÉ 
Edson Arantes do Nascimento, detto Pelé: tanto nomini nullum par elogium.  Perciò, inutile perdersi in “discussioni sterili”, inutile delinearne le caratteristiche tecniche, raccontarne le gesta, ricordare qualche curiosità. È stato scritto, detto, narrato e rappresentato tutto del più grande calciatore di tutti i tempi.

Basta dire che se sono qua, a ticchettare sulla tastiera per scrivere questo modesto articolo, è perché, nei numeri (solo in quelli, sia chiaro), Pelé è stato superato e questa è una cosa eccezionale, è Davide che batte Golia, è il tempo che si prende la sua piccola rivincita sull’eternità, è la goccia che perfora la pietra miliare del calcio mondiale. Sì, però, attenzione: il gigante rimane Golia, è ancora sua l’eternità, sua la superficie su cui coi piedi ha inciso tutti i comandamenti del pallone. È proprio vero: i record sono fatti per essere prima o poi battuti, una regola che evidentemente non conosce eccezioni.

Ma le parole del grande Gianni Brera me le concedo: <<Mettete tutti gli assi che volete in negativo, poneteli uno sull'altro: esce una faccia nera, un par di cosce ipertrofiche e un tronco nel quale stanno due polmoni e un cuore perfetti>>.

O Rei nacque a Três Corações il 23 ottobre del  1940 e ci ha lasciato recentemente, il 20 dicembre 2022. Ha vinto 3 mondiali (unico ad esserci riuscito): Svezia ‘58,  Cile ‘62 e Messico ‘70.  In Nazionale ha segnato 77 gol in 92 incontri (media gol a partita: 0,83). I gol in maglia sarebbero 95 in 114 partite, considerando quelli segnati nelle amichevoli contro squadre di club

Debuttò nella Nazionale brasiliana il 7 luglio 1957, tre mesi prima del suo 17º compleanno, contro gli storici rivali dell'Argentina, che in quell'occasione sconfissero il Brasile per 2-1; l'unica rete dei verdeoro fu messa a segno proprio da Pelé. Realizzò il primo gol ai Mondiali contro il Galles il 19 giugno 1958 (determinando l'1-0 finale che consentì al Brasile di qualificarsi alle semifinali); con questa rete Pelè diventò il più giovane marcatore nella storia della Coppa del mondo (17 anni e 239 giorni). Grazie alla tripletta messa a segno il 24  giugno successivo, nella semifinale vinta 5-2 contro la Francia, diventò il più giovane nella storia della Coppa del mondo a realizzare tre gol (17 anni e 244 giorni). E poi, Il 29 giugno seguente Pelé scese in campo allo stadio Råsunda, nella finale contro i padroni di casa della Svezia (partita vinta 5-2) e a 17 anni e 249 giorni fu il più giovane calciatore a giocare una finale di Coppa del Mondo. Il 12 luglio del 1966 (mondiali in Inghilterra) contro la Bulgaria,  O Rei divenne il primo giocatore a segnare in tre diverse edizioni dei Mondiali. Il 3 giugno del 1970, nella prima partita dei mondiali messicani, contro la Cecoslovacchia, Pelé segnò la seconda rete verdeoro del 4-1 finale, diventando il secondo giocatore della storia a segnare in quattro diverse edizioni della coppa del mondo (il tedesco Uwe Seeler lo precedette di soli 3 minuti nella partita Germania Ovest - Marocco, iniziata in contemporanea: Seller segno al 56', Pelè al 59').  Il Il 21 giugno successivo, nella finale contro l’Italia (che perdemmo 4-1), andando a segno (al 18’), Pelé divenne il secondo calciatore a segnare in due diverse finali dei Mondiali, dopo Vavá. L'ultima partita in Nazionale è datata 18 luglio 1971, a Rio de Janeiro, contro la Jugoslavia (amichevole terminata 2-2). L’ultimo suo gol, invece, è datato 11 luglio 1971, a San Paolo, contro l’Austria (amichevole terminata 1-1)

Il suo club è il Santos, dove giocò dal 1957 al 1974, vincendo 10 titoli paulisti, 5 Taça Brasil consecutive, dal 1961 al 1965 (record del calcio brasiliano), 3 Tornei Rio-San Paolo, 1 Taça de Prata, 2 Coppe Libertadores, 2 Coppe Intercontinentali e 1 Supercoppa dei Campioni Intercontinentali. In 586 presenze con la maglia bianca siglò 571 reti.  Il 22 novembre 1964, nella gara Santos-Botafogo (11-0), batté otto volte il portiere Machado, stabilendo il nuovo record di marcature in una sola partita del Campionato Paulista, che in precedenza apparteneva ad Arthur Friedenreich con i sette gol realizzati nel 1929. Il 19 novembre 1969 Pelé segnò il 1.000º gol in carriera: la rete, chiamata familiarmente O Milésimo, è stata realizzata contro Edgardo Andrada del Vasco da Gama, su calcio di rigore, allo Stadio Maracanã.

Quindi, i New York Cosmos: 3 stagioni e 31 gol.

La FIFA gli riconosce il record di reti realizzate in carriera: 1281 in 1363 partite; mentre, nelle 816 gare ufficiali è andato a segno 757 volte, con una media realizzativa pari a 0,93 gol a partita.

È il più grande goleador della storia del calcio. Arthur Friedenreich (pure lui brasiliano), secondo alcune fonti, forse anche per un errore di trascrizione, avrebbe segnato ancora di più: ben 1.329 reti dal 1909 al 1935, ma, a differenza di O Rei, non esistono statistiche ufficiali per confermarlo e quindi per la FIFA il primato spetta a Pelé

Il 1º ottobre 1977 Pelé concluse la sua carriera disputando un'amichevole tra Cosmos e Santos, le sue due squadre. La partita fu disputata in un Giants Stadium tutto esaurito e fu trasmessa dalle televisioni di 38 Paesi di tutto il mondo. Il brasiliano giocò il primo tempo con i Cosmos e il secondo con il Santos. Il match fu vinto dalla squadra statunitense per 2 a 1; durante l'intervallo, i Cosmos ritirarono la maglia numero 10 di Pelé e alla fine della partita O Rei, impugnando una bandiera del Brasile nella mano destra e una degli Stati Uniti in quella sinistra, fu caricato sulle spalle dai compagni di squadra e portato in trionfo fuori dal campo.

E mi concedo pure qualche curiosità. 

Forse non tutti sanno che Pelé giocò pure nella Nazionale statunitense… in un certo senso. Nel 1976, infatti, fu convocato nella selezione degli Stati Uniti, per una gara contro l'Italia (persa per 0-4). La gara era inserita nel programma del Torneo del Bicentenario dell'Indipendenza degli Stati Uniti.

E sicuramente non tutti sanno che in Colombia, in una delle innumerevoli amichevoli che il Santos giocava in giro per il mondo, un arbitro espulse O Rei e il pubblico si imbestialì a tal punto che Pelé rientrò in campo, mentre il direttore di gara fu costretto a dover abbandonare il rettangolo verde.


1 - NEYMAR 
E arriviamo al numero 1, Neymar da Silva Santos Junior.
Di lui mi vien da dire che non tutti i diamanti riescono ad affrancarsi dal loro stato grezzo, ma rimangono pur sempre diamanti. 

Talento immenso, giocatore che poteva scrivere la Storia e non l'ha fatto. Una pagina importante però l’ha scritta, questa. Come già detto in premessa, si è infatti appena laureato il miglior marcatore della storia della Nazionale brasiliana: 79 gol in 125 presenze (media gol a partita: 0,63).

La sfida in cui O Ney (nato a Mogi das Cruzes, il  5 febbraio del 1992) è entrato nella storia è quella di apertura delle qualificazioni mondiali di qualche giorno fa, giocata contro la Bolivia e terminata col risultato rotondo di 5-1 per i verdeoro. Neymar prima sbaglia un rigore al 17',  poi, al 61', fa una doppietta: il gol del sorpasso a Pelé è il primo (al 61’), quello che lo porta a 78 reti; quindi l’allungo, per cui il nuovo record è attualmente a quota 79.

Di Neymar sappiamo tutto.

Col Brasil ha vinto 1 Confederations Cup (nel 2013) ed è stato campione del mondo Under 20 (nel 2011) e oro olimpico (2016) a Rio de Janeiro: suo l’ultimo tiro dagli undici metri, che consegna al Brasile il primo oro olimpico nella sua storia, nella finale contro la Germania. 

Ha già partecipato a 3 edizioni della Coppa America (2011, 2015 e 2021) e a 3 edizioni del campionato mondiale.

Esordisce in Nazionale maggiore il 10 agosto del 2010: partita amichevole contro gli Stati Uniti, vinta per 2-0, grazie anche al suo primo gol in verdeoro.  Il 10 ottobre del 2019, in occasione dell'amichevole pareggiata 1-1 contro il Senegal, gioca la 100ª partita con la maglia verdeoro, divenendo il calciatore più giovane della storia del Brasile a tagliare tale traguardo.

Per quanto riguarda i club, ha fino ad ora giocato con le maglie di: Santos, Barcellona e PSG. Si è appena trasferito in Arabia, all’Al-Hilal… pure lui!  Col Santos ha vinto 3 campionati Paulisti, 1 Coppa del Brasile, 1 Coppa Libertadores e 1 Recopa Sudamericana. Col Barća ha vinto 2 campionati spagnoli, 3 Coppe del Re, 1 Supercoppa spagnola, 1 UEFA Champions League, una Supercoppa UEFA e 1 Coppa del mondo per club FIFA. Col Paris Saint-Germain ha vinto 4 campionati francesi, 3 Coppe di Francia, 2 Coppe di Lega francesi e 3 Supercoppe francesi.

Il suo record in Nazionale è presumibilmente destinato ad essere incrementato. Chi sarà il prossimo numero 1? Ai posteri l’ardua sentenza.