Che dire se non “complimenti alla musica”. Ancora una volta, come spesso succede nella vita, la melodia musicale si distacca dalla realtà assumendo contorni magici, spensierati e talvolta dotati di quella piccola follia che soltanto gli artisti possiedono. Uno dei massimi esperti dell’Ottocento, Friedrich Nietzsche, appoggiava apertamente la melodia delle note affermando che senza la musica la vita sarebbe un errore; sicuramente una frase che riecheggia a spasso con il tempo anche perché ognuno di noi, in macchina o a casa desidera accendere la radio per godersi un po’ di relax. Bene, quando l’universo musicale abbraccia anche i vasti confini del calcio l’atmosfera si fa ancora più fitta, avvolta da un fascio di luce continuo.

È successo a Sanremo, ricordato quest’anno come la truffa del secolo a causa del brano che ha zittito il pubblico a casa grazie alla giuria d’onore. Tra le tante canzoni ha sicuramente preso il volo quella di Enrico Nigiotti, cantautore livornese che ha inciso un pezzo intitolato “Nonno-Hollywood”. Un brano profondo, scritto con un forte senso di umanità e soprattutto con la vena poetica di chi vuole ricordare una figura troppo importante che ondeggia nell’Universo infinito: il nonno.

Oggetto della composizione, resa ancora più profonda dal gioco di luci dell’Ariston, è una generazione ormai passata, ricca di abitudini e usanze che sono state spazzate via dalla falsità e dall’inganno che oggi risiede sotto la sfera, o meglio, il geoide terrestre. Il ricordo del nonno porta Nigiotti a rimembrare il passato, il suo sorriso, le litigate con gli automobilisti nel centro di città e il racconto di Livorno, suo luogo di nascita che lo ha visto crescere con il mare e con gli amici.

Poi, il cambio generazionale, dettato dalla perdita di persone care e dalla trasformazione ambientale, ormai in balia delle industrie e delle dichiarazioni ingenue che si ritrovano in qualunque ambito. Vengono a mancare quel senso di spensieratezza, quell’onestà di fondo che faceva sorridere e soprattutto l’amore che si interseca con l’amicizia, fonte primaria che non dovrebbe mai essere dimenticata.

Il filone portatore di inganno e di estrema amarezza, dal punto di vista sportivo, può essere collegato all’Inter, squadra vittima di tante parole e animata da una convinzione ridotta a zero. Il caso Icardi non rispecchia quanto detto anche perché, probabilmente andando controcorrente, ritengo che il vero male dei nerazzurri non ruoti attorno al bomber argentino bensì alla proprietà Suning, gruppo ignoto che si è presentato a Milano per “riportare l’Inter al vertice” dal punto di vista mediatico. L’arrivo dei cinesi, succeduti a Erik Thoir e al suo rimandare ai futuri anni, ha portato in Corso Vittorio Emanuele un po’ di speranza, salvo poi essere allontanata via dalla poca presenza e dalle dichiarazioni di mercati stellari che avrebbero portato a San Siro, pur sapendo del Fair Play Finanziario, campioni in grado di prendere per mano la squadra e di far fare il tanto desiderato salto di qualità. Dopo l’addio di Mancini, unico vero interista in grado di attaccare i massimi esponenti della dirigenza, sono arrivati vari allenatori che hanno spianato la strada a Luciano Spalletti, desideroso di allenare una big dopo la sua esperienza romana. Il tecnico toscano, che aveva vinto la corsa con Antonio Conte e Diego Simeone, arriva a Milano con la consapevolezza di dover fare una grande squadra, costruita grazie ad acquisti importanti e a giocatori in grado di fare la differenza. Chi arriva in estate? Borja Valero, Vecino, Skriniar (grazie all’intuizione di Sabatini), Cancelo, Karamoh, Dalbert e Padelli a parametro zero. Calciatori normali messi in campo in maniera esemplare da Spalletti che, obbligato a dover entrare in Champions, si strinse attorno alla squadra ottenendo una qualificazione stretta all’ultima giornata proprio nel suo ex stadio. Poi comincia la stagione 2018/19, quella del grande rilancio e dell’assist economico portato dalla competizione europea; ad Appiano arrivano Politano, De Vrij, Lautaro Martinez, Nainggolan, Asamoah, Keità Balde e Vrsaljko. Semplice curiosità: dove sono i campioni in grado di spostare gli equilibri?

Rimanendo nell’ignoto, partono le critiche a Spalletti e non appena scoppia il caso Icardi tutti a puntare il dito contro il capitano e a osannare Beppe Marotta, uomo virtuoso che ha lasciato la Juventus per vincere all’Inter di Suning. Per carità, l’attaccante nerazzurro ha commesso vari errori, ma dopo più di un mese di scontri virtuali non è possibile non aver risolto ancora niente; in una squadra l’unione fa la forza, ma l’argentino è importante per il proseguo della stagione e almeno un accordo fra le parti fino a giugno sicuramente avrebbe portato un beneficio a tutti. Ormai il flusso continuo noi tifosi lo conosciamo bene: Icardi non gioca, l’Inter non vince e alla fine ci rimettono i sostenitori, quelli che popolano il Meazza ogni domenica perché amano i nerazzurri.

Proprio per questo in una confusione atroce che sa di un cambiamento negativo come canta Nigiotti, mi torna sempre in mente l’uomo che ha onorato, rispettato e amato veramente l’Inter: Massimo Moratti. Il vero presidente nerazzurro è l’unico in grado di riportare l’ordine in una società che si è smarrita nella propria ombra; la famiglia che si stringe attorno a questo "saggio della gestione" sicuramente sarà amareggiata da quanto succede a pochi passi dal lago di Como e l’augurio mio e di tutti gli amanti di questo club è che Moratti possa tornare per assaporare di nuovo le luci del passato. So benissimo che sussistono difficoltà di ogni tipo, ma per l’amore che provo nei confronti di questa squadra, sarei anche disposto a sopportare stagioni più piatte dove i nerazzurri lottano per l’Europa League pur di veder tornare il nostro caro presidente.

Siamo stufi di promesse gettate al vento e di presunti condottieri che se ne stanno in Cina a pensare al business e altro; noi amanti del Biscione rendiamo possibile l’impossibile ed essere presi in giro da personaggi che si siedono sulle poltroncine dirigenziali lo riteniamo troppo scorretto. Che Suning faccia il prezzo, per poter tornare al passato e per poter esser fieri di riempire San Siro.