La Rivoluzione non è un pranzo di gala: è questo un vecchio motto marxista che fa proprio al caso della Juve. Perché il cambiamento passa per scelte dolorose e sacrifici da compiere; ed il primo è arrivato: Massimiliano Allegri, allenatore da cinque scudetti consecutivi, è stato messo alla porta tra le lacrime di Agnelli e la felicità di moltissimi tifosi. Del resto, le rivoluzioni fanno sempre le loro vittime. Ma ora che il primo atto è stato compiuto - mi chiedo - che tipo di rivoluzione hanno in mente i dirigenti? Perché le rivoluzioni sono di tanti tipi, e anche quella juventina (se davvero rivoluzione sarà) può andare in tante direzioni.

Lo dico subito. Credo che Allegri fosse l’allenatore migliore possibile per la Juve di questi anni. Molti mi diranno che poteva fare meglio di quanto fatto: non la penso così! Credo che il mister livornese abbia ottenuto quanto serviva alla società (con la sola eccezione della CL di quest’anno). Ha consolidato un marchio che si afferma grazie alle continue vittorie; ha permesso alla società di proseguire il proprio fondamentale percorso di egemonia nazionale; ha raggiunto due finali in cui gli avversari erano, comunque, più forti; ma soprattutto è stato aziendalista: filosoficamente ed economicamente. Ha accettato l’assunto per cui alla Juve “vincere è l’unica cosa che conta” sapendosi adeguare alle scelte sul mercato fatte dalla società - per carità, ora è arrivato CR7 ma cosa avrebbe fatto un Conte l’anno in cui andarono via Pirlo, Vidal, Tevez?
Insomma, sono convinto che Allegri abbia svolto benissimo il suo compito e che, in termini di “costanza“ rimpiangeremo la sua capacità di pianificazione della stagione. Detto ciò, anche chi scrive era convinto dell’opportunità di cambiare direzione tecnica. Questo perché mi piacciano le rivoluzioni con tutto il loro carico di incertezze, ansie, sorprese, trasformazioni. Quindi, giusto cambiare a patto che…si voglia davvero cambiare! Mi spiego meglio. Cacciare Allegri per sostituirlo con un qualche altro allenatore aziendalista, “risultatista” e dallo stile di gioco troppo pragmatico non solo non sarebbe rivoluzionario, sarebbe un grave errore! Se hai il migliore in questo campo (Allegri) perché dovresti prenderne uno uguale ma con meno esperienza (Inzaghi)? Se la successione fosse con l’attuale allenatore della Lazio significherebbe che la cacciata di Allegri è dipesa solo da divergenze sul tipo di campagna acquisti-cessioni che sta per entrare nel vivo. Possibile, certo; ma spero non sia così…

Molto più intriganti, per me, le tre vie rivoluzionarie di cui tanto si parla: Pochettino, Sarri, Guardiola. Le preferisco in quanto, l’annuncio di uno di questi allenatori, paleserebbe la volontà della società di modificare il proprio DNA: vincere sì, ma anche guardando a “come si vince”; rischiare di perdere uno scudetto ogni tanto, ma creare identità e uno stile Juve anche sul rettangolo verde.
Questo sì che sarebbe rivoluzionario.
Pochettino è nato sotto l’ala di Bielsa (rivoluzionario per antonomasia nel calcio moderno) ed è poi, pian piano, maturato tatticamente fino alla sua attuale versione: non integralista dei moduli, gli piace alternare fasi di gioco posizionale a fasi di grande intensità, pressing alto, verticalità. Sarri lo conosciamo bene tutti : gli schemi sono decisivi e i meccanismi codificati le armi da utilizzare per arrivare velocemente nell’aria avversaria. Guardiola beh, basti ricordare come il suo gioco abbia segnato un’intera e attuale epoca di teorie calcistiche. Chiaramente l’argentino e il catalano sono anche due profili che, di per sé, impongono ulteriori sforzi economici (in termini di ingaggi ma anche di rosa); l’italiano invece sarebbe il primo “integralista” tattico da tantissimo tempo a questa parte. Tutti e tre, comunque, porterebbero una grandissima dose di “novità” nell’ambiente bianconero. E sarebbero scelte assolutamente “rivoluzionarie” per una squadra che solitamente sceglie in maniera differente.

Solo due menzioni finali. Da appassionato di calcio e di estetica avrei sperato nel mito Zizou Zidane: purtroppo la cosa pare sempre più improbabile.
Infine, se fossi in società, non dimenticherei mai il fatto che si sta preparando a diventare allenatore un certo Andrea Pirlo: affiancarlo ad un Guardiola e avere in spogliatoio la sua presenza sarebbe bellissimo sia sentimentalmente che in termini di immagine e marketing.

Che la Rivoluzione abbia inizio! Io almeno, ci spero…