Alla sua prima “vera” conferenza stampa da allenatore del Milan, quelle antecedente l’infausto esordio di Udine, a domanda precisa sulle voci di mercato riguardanti Angel Correa, mister Giampaolo ripose di non ascoltare le voci di mercato, altrimenti avrebbe rischiato di finire in un “tritacarne” mediatico da cui poi sarebbe stato difficile uscire. Purtroppo per lui, e per noi tifosi rossoneri, nel suddetto “tritacarne” ci è finito ugualmente, complice l’imbarazzante prestazione, soprattutto offensiva, alla Dacia Arena dei nostri ragazzi. Già il “tritacarne”…..in due mesi e mezzo circa, infatti, nell’immaginario collettivo di stampa, tifosi e addetti ai lavori si è passati dal considerare il tecnico di Bellinzona l’uomo giusto per tracciare la via della risalita del Milan attraverso il bel gioco, e la valorizzazione di una rosa considerata al tempo stesso qualitativa ma inesperta, a dipingerlo come un tecnico allo sbando, incapace di dare un gioco alla propria squadra, inesperto, che in due mesi e mezzo non è ancora riuscito a capire come sfruttare al meglio la rosa a sua disposizione.
In buona sostanza si è passati dal considerarlo un maestro di calcio, ad essere diventato un “asinello” da mettere in castigo dietro una lavagna tattica…

Calma ragazzi, calma.
Ad appuntire le frecce che hanno colpito la sagoma del tecnico d’adozione marchigiana, sono state anche le dichiarazioni dello stesso nella pancia dello stadio friulano nell’immediato post partita. Il tifoso medio se sente dire al proprio allenatore, dopo due mesi e mezzo di lavoro, che forse deve studiare un sistema di gioco più funzionale alle caratteristiche dei propri giocatori, è forse normale che venga colto da qualche mancamento che lo porti a schiacciare prematuramente il bottone “OK PANIC”, lo è meno che a farlo siano gli addetti ai lavori.
Personalmente stimo molto mister Giampaolo, e lo seguo dagli albori della sua carriera, e ho imparato che quando parla difficilmente lo fa a caso. Non lo sentirete mai criticare i propri giocatori a mezzo stampa, ma pungolarli, per spingere a fare di più, quello si. Io le dichiarazioni post Udinese-Milan, oltre che di profonda autocritica, le interpreto proprio come degli incentivi ai propri giocatori di andare oltre i propri limiti, consci del fatto che, se lo seguiranno, potranno solo trarne dei benefici.
Quando dice che Piątek, forse, gioca meglio da solo perché può fare movimenti che gli vengono più naturali, con quel “forse” ricorda a tutti che in coppia con Kouame aveva messo a segno 13 gol in 19 partite nello scorso campionato, non proprio bruscolini. Magari il problema è che avrebbe bisogno di un altro tipo di seconda punta, che non sia Castillejo, ovviamente. Magari Leao, che però è arrivato da pochissimo e ha solo 19 anni e che, nonostante una più che buona stagione al Lille, lanciato nel “tritacarne” del calcio italiano, alla prima presentazione sottotono, passerebbe in un attimo da nuovo Mbappe a nuovo Niang….. Il peccato originale che però viene additato a mister Giampaolo, è quello di aver cercato a tutti i costi di adattare Suso al ruolo di trequartista, salvo poi fare marcia indietro dopo il primo impegno ufficiale. Già Suso…..parafrasando l’hombre vertical Hector Raul Cuper, Suso è un trequartista? Io credo che no… Suso è una seconda punta? Io credo che no….Suso è un esterno? Sì. Peccato però che, a detta di tutti i teorici del bel gioco, per fare il salto di qualità Suso avrebbe dovuto ampliare il suo gioco, uscendo dalla sua confort zone del 'rientro sul sinistro, cross/tiro'… da qui l’idea del mister di provare ad adattarlo alla sua idea di calcio, peccato che la sua idea di calcio è ben lontana da quella vista a Udine.
Una seconda punta in grado di fare movimento e creare spazi per il compagno di reparto e linee di passaggio per i compagni, due terzini di spinta in grado di offrire sovrapposizioni continue e inserimenti delle mezzali, questo è il calcio di Giampaolo.
Purtroppo in questo momento della stagione una seconda punta con quelle caratteristiche non c’è, perché Leao è appena arrivato e Correa al momento rimane una chimera. I due terzini di spinta, uno, Hernandez, è attualmente infortunato e il suo sostituto, Rodriguez, non sale dalle retrovie neppure su invito, l’altro, Calabria, al momento è ancora troppo preoccupato di rispettare le consegne difensive. Delle due mezzali una, Paquetà, è stata tra i migliori, dall’altra Borini, essendo chiaramente adattato nel ruolo, più di tanto non ci si poteva aspettare. Tutto questo ha creato una manovra asfittica, senza sbocchi sugli esterni, permettendo così all’Udinese di fare densità in mezzo al campo mordendo le caviglie di Suso e acuendone le difficoltà nel cercare di adattarsi al nuovo ruolo.
Questo però non vuol dire che tutto il lavoro fatto da Giampaolo fin qui sia stato da buttare.
Siamo di fronte a un tecnico molto didattico, che sta cercando di portare avanti una nuova idea di calcio, e lo sta facendo tra mille difficoltà. Tra giocatori arrivati in ritardo (Paquetà, Bennacer, Kessie e Leao si sono uniti al gruppo solo ad inizio agosto) ed un mercato bloccato dalle mancate cessioni, il mister si è trovato a lavorare con una rosa molto ristretta, alla quale però ha iniziato a infondere il suo credo. Partire alla prima di campionati con chi l’aveva seguito dall’inizio del ritiro, a discapito dei nuovi acquisti e dei “ritardatari”, si è rivelata una scelta perdente, è vero, ma comprensibile se si considera il modo di pensare del tecnico.
Allo stesso modo, dichiarare di voler già modificare non il modulo, badate bene, ma il modo di stare in campo dei giocatori, significa semplicemente non farsi governare dal proprio ego, bensì rendersi conto che per come è strutturata la squadra in questo momento, forse è meglio uscire momentaneamente dal seminato. Questo non significa che, una volta che Leao sarà entrato maggiormente nei meccanismi di squadra, o con un aiuto dal mercato, leggasi Correa o chi per lui, si possa tornare ai concetti cardine del suo credo che, intanto, in questi due mesi e mezzo di lavoro, il mister ha portato avanti con i giocatori.
Con una formazione che, a pieno regime, preveda Hernandez e Calabria esterni difensivi, un trio di centrocampo composto da Bennacer, Paquetà e Kessie, e con davanti Piatek e Leao, a mio parere l’esperimento di mettere Suso trequartista potrebbe tranquillamente essere riprovato. Le due catene esterne formate da Hernandez e Paquetà da una parte e da Calabria e Leao dall’altra, renderebbero la squadra offensivamente più pericolosa, ed impedirebbero alle squadre avversarie di fare costantemente densità nel mezzo, aprendo così degli spazi vitali per lasciare libero sfogo alle improvvisazioni dello spagnolo. E se anche in questo caso non dovesse funzionare, don’t cry for me Argentina, facciamo sedere Suso, d’altronde non stiamo parlando di Maradona, e diamo spazio a Paquetà, Calhanoglu o Bonaventura in quel ruolo.
Per arrivare a questo ci vorrà chiaramente del tempo, ma questo sia i tifosi che gli addetti ai lavori lo sapevano già all’inizio dell’avventura di Giampaolo sulla panchina del Milan. D’altronde la società non ha mai detto di puntare allo scudetto, per quello ci sono formazioni molto più attrezzate, ma si aspetta di conquistare l’Europa, e se Champions sarà meglio ancora, e per questo obiettivo, a mio parere, il Milan è ampiamente in corsa anche, se non soprattutto, grazie a un tecnico preparato e lucido nell’analizzare le attitudini e le potenzialità della propria squadra.
D’altronde fatemi capire, Sarri abiura il suo amato 4312, portato avanti anche da lui per tutto un precampionato, per favorire Insigne e viene da tutti considerato il genio che ha creato il Napoli delle meraviglia, ma se lo fa Giampaolo diventa, scusate la forma dialettale, un “pirla” o un somarello da mettere dietro la lavagna? “Io credo che no”……