Osservare il tramonto nel momento in cui il Sole culmina nell’Emisfero opposto è una gioia unica, segnata da una profonda umiltà e da uno spazio temporale importante, volto ad innalzarsi all’infinito, con la consapevolezza che la giornata sta per concludersi e presto si aprirà una nuova pagina tutta da scrivere. Il tramonto perfetto, quello studiato dagli antichi, che mostrava anche segni di preoccupazione, per l’ignoto destino che penetrava nella mentalità dei vecchi capofamiglia, con la certezza amara che la vita è imprevedibile; ancora oggi, quando sul mare osservi il tramonto, magari con la tua compagna o con il tuo migliore amico,    subentra la solitudine, scansata per un attimo dalla forza emotiva che hai accanto, ma animata dalla paura di perdere la persona più cara che hai, facendo subentrare quella gelosia positiva che in tali circostanze appare anche naturale. Forse la vita è proprio questo, un battito di ciglia che lascia indifferente l’Universo, un moto indescrivibile di eventi che trovano il proprio epicentro nella consapevolezza che siamo tutti di passaggio, ma allo stesso tempo anche animati da valori interni essenziali per cogliere l’attimo vincente e trionfare sul futuro destino. Ecco che allora il flusso del tramonto rappresenta forse il momento di luce più affascinante della giornata, da vivere con la mano sul cuore e con la speranza. 

Una dose di speranza che soccombe per certi aspetti anche metaforicamente al tramonto di un ideale, portato avanti dalla musica, dolce armonia che regola il comportamento degli uomini, dando loro un qualcosa su cui aggrapparsi nei momenti difficili della vita. Un po’ come è capitato nello scorso festival di Sanremo, incanalato da una dose di polemiche e vinto seppur in modo scorretto da Mahmood con il brano intitolato “Soldi”. Al secondo posto si piazzò Ultimo, che grazie al suo singolo “I tuoi particolari” aveva riunito l’intero pubblico italiano con un testo da urlo, degno di un ragazzo esemplare come è Niccolò. La giuria, ignorando il verdetto popolare, scelse di far vincere l’italo-egiziano e qui partirono i commenti tetri dei delusi, trafitti da una beffa atroce, ma ancora più fermi sui veri pilastri della musica. E così, quando Ultimo, all’indomani di quella notte amara, si presentò virtualmente davanti ai propri fan dicendo che la sua vittoria si sarebbe consacrata con i live, capì perfettamente il meccanismo di questo mondo, trovando quella forza che non potrà mai abbandonare la saggezza della sua poesia in musica. Il tempo ha dato ragione al buon Nik, che da quel momento ha riunito attorno a se centinaia di ragazzi e ragazze, animate da un’adrenalina pura e da un sistema astrale di emozioni che trovano la forma dell’amore nel momento in cui cominciano le canzoni del romano. L’artista del momento, quello che capì il futuro in mezzo a mille contraddizioni.

E pensare che queste qualità dovrebbero risiedere giornalmente anche nel mondo del calcio, poggiato molto spesso sull’imprevedibilità e sulla paura di fallire. Sta succedendo in questi giorni al tecnico del Liverpool, Jurgen Klopp, pizzicato dalla stampa e da alcuni colleghi che lo hanno definito un perdente a pieno titolo; dichiarazioni portate avanti dalla mancanza di vittorie importanti, con una squadra stellare, ricca di storia e ornata da una bacheca illustre, come del resto è l’atmosfera che circonda la città della musica. La vittoria del Manchester City nel posticipo con il Leicester ha ormai deciso quasi del tutto la lotta per il titolo, anche se in un campionato come la Premier League, tutto è attaccato al caso, evento che rafforza ancora di più la passione britannica. In casa Liverpool sta per partire una settimana decisiva, conservata da due binari distinti che assottigliano in modo unico la vittoria e la sconfitta; escludendo l’ultimo match di campionato, questa sera davanti ai propri tifosi i Reds se la vedranno con un Barcellona rafforzato visto il 3-0 ottenuto nella gara di andata al Camp Nou. Una sfida da urlo emblematica, anche perché rimontare tre gol ai catalani risulta quasi impossibile, ma nel calcio mai dire mai, anche la Juventus secondo alcuni era già stata eliminata dall’Atletico Madrid. 

Se tutto va secondo le regole previste, immagino già le critiche rivolte a Klopp, innalzate al cielo dai finti maestri del calcio che non vanno a sottolineare la grandezza delle squadre avversarie. L’unica via percorribile per il manager tedesca sembra essere quella seguita da Ultimo dopo il festival di Sanremo: ripartire grazie al supporto di eventi esterni. E se il cantautore aveva i live nelle arene, come lo splendido tour realizzato a Firenze negli ultimi 2 giorni, per Klopp il miglior amico dovrà essere Anfield. Lo stadio che tutti sognano, quello in cui brilla la magia sul tempo e sulla monotonia; la tana, così come lo battezzano gli dei dell’Olimpo, negli anni ha dato vita a battaglie cruente, mitiche e piene di emozioni. Quell’emozione percepita nell’inno nostalgico del “You’ll never walk alone”, condizionato da una bellezza naturale e messo in moto dalla voglia di cantarlo appassionatamente con l’amico più caro che hai, perché il tifo per il Liverpool è anche questo, un qualcosa che va oltre l’appoggio per i singoli giocatori. Per quanto se ne dica, Jurgen Klopp ha riportato Anfield in alto, a braccetto con la gloria anche se manca sempre l’ultimo sentiero per la vittoria. 

Il tramonto sul mare questa sera si sposterà sul tempio inglese, conserverà l’ideologia dei Reds e abbraccerà di amore la folla dei tifosi, che hanno in testa solo e soltanto il Liverpool. Una partita per fare la storia anche con assenze importante, con la consapevolezza che dal tramonto si può sempre rinascere più forti di prima.