E' inutile prenderci in giro, fino a poco tempo fa, quando si pronunciava il cognome Inzaghi, si aveva in testa una sola persona. Pippo Inzaghi. Giocatore incredibile, con un fiuto del goal che raramente si trova in altri giocatori. Di classe ne aveva ben poca, ma come la metteva dentro lui... Pioggia di goal in campionato e pioggia di goal in Europa, prima dell'avvento dei mostri sacri, tra i migliori marcatori della Champions League.

Simone invece era il fratello minore, quello che non verrà mai ricordato realmente per le sue doti calcistiche, benché detiene un record che al fratello, e non solo a lui, manca. 4 goal in una sola partita di Champions. Pensate è l'unico italiano che può vantare una statistica simile, e potevano essere anche 5 se in quella partita non avesse sbagliato un rigore.

Sia chiaro, non che Simone abbia avuto una carriera brutta, è pur sempre stato Campione d'Italia con la Lazio, ha alzato trofei Nazionali ed Europei, e faceva parte di quella squadra che da molti fu acclamata "tra le più forti d'Europa". 

Eppure un problema esisteva, Simone aveva un fratello troppo ingombrante per lui. Goal a raffica a Bergamo con l'Atalanta che lo proiettò subito a Torino sponda bianconera, e successivamente a Milano sponda rossonera. Un fratello che in carriera ha vinto Champions League e campionati. Sempre un passo avanti a lui. 
Un fratello così ingombrante che fece relegare il minore con il nomignolo di Inzaghino, mentre lui veniva chiamato il Re di Coppe. Per tutti può essere forse un nomignolo e basta, ma nel calcio i nomignoli restano. Per tutti era semplicemente "Simone, il fratello di...".

A Simone la carriera calcistica non ha sorriso, e ben presto è entrato in un vortice di infortuni che pian piano lo ha allontanato dai riflettori del calcio che conta. Mentre il fratello continuava a segnare goal a raffica, lui, Simone, era entrato in una crisi nera. 36 presenze in 4 anni e 0 goal. Per un attaccante questo è il peggior incubo che diventa realtà. Capisce allora che la sua carriera sta volgendo al termine, forse troppo presto, quasi sicuramente prima di quanto egli stesso potesse pensare. Rientra dall'ultimo prestito all'Atalanta e trascorre gli ultimi due anni alla Lazio. 12 presenze, 1 goal. Troppo poco, ed allora decide di dire basta.
Da qui inizia un'altra storia.

La sua fortuna se l'è costruita tutta da solo, anche grazie a quella squadra che il 13 settembre 1998 gli cambiò la vita. Quella squadra alla quale segnò il suo primo goal in carriera. Quella che è divenuta casa sua a tutti gli effetti. Appesi i famosi scarpini al chiodo Claudio Lotito lo fa crescere all'ombra del Colosseo, e dopo il classico corso per allenatori di Coverciano entra nella cantera della Lazio come allenatore degli Allievi Regionali e comincia con il botto. Coppa Regionale a casa e primo trofeo da allenatore. Quello successivo passa alla guida degli Allievi Nazionali, entra con merito alle Final Eight. Resta al comando delle giovani aquile fino al 2014, quando prese il posto di Mister Bollini sulla panchina della Lazio Primavera. 

Ma c'è sempre un'ombra avanti a lui, quella del fratello Pippo che nel frattempo, anche lui ritiratosi dal calcio giocato, aveva intrapreso la carriera di allenatore. Sempre un passo avanti a lui.
Non c'è mai stata invidia, questo lo ha sempre sottolineato, però eccolo lì. Entrambi quasi pronti a sfidarsi nuovamente sul campo come allenatori ma mentre Simone arriva alla guida della Primavera, il fratello Pippo passa in prima squadra. Sembra una storia già scritta, già accaduta. E poco conta se già una volta Simone si era preso la sua bella rivincita. Era inizio carriera 99/00. Lazio -9 da quella Juventus che vedeva in attacco Pippo Inzaghi. A fine anno sappiamo cosa accadde. Perugia, diluvio, Collina. Partita interrotta. No si gioca, solo rimandata. Lazio Campione d'Italia per la seconda volta nella storia, e lui ne fu protagonista. Simone, un non predestinato che aveva un fratello troppo grande.

La sua Primavera, già era sua. Giocatori cresciuti fin da piccoli. Alcuni portati dai tempi degli Allievi. La Lazio vince due trofei di cui uno che mancava da ben 35 anni. Arriva in finale nel campionato. Trascorre due anni su quella panchina, e poi accade qualcosa.

In quel momento la Lazio era guidata da Pioli, un periodo che non girava più. Dissapori tra società e allenatore. Una chiamata: "Simone te la senti?"... 

Da quel momento è storia moderna, una riconferma passata per una estate burrascosa con "Il loco Bielsa".

Oggi il campo parla un'altra lingua, perché il destino ha voluto che quell'ombra così ingombrante si dissolvesse alle sue spalle. Il fratello, forse sotto il peso di una società che non era più quella di una volta, perde colpi. Pippo sbaglia la stagione della vita. Il Milan è per la prima volta dopo tanti anni fuori dalle coppe Europee.

La sfida tra fratelli avverrà qualche anno più avanti, Simone allenatore affermato alla guida della sua Lazio e Pippo alla ricerca del riscatto sulla panchina del Bologna. La sfida nemmeno a dirlo vide il Simone prevalere sul fratello Pippo. Bologna-Lazio 0-2.

La storia ha tracciato una nuova linea. Inzaghino è diventato Inzaghi. Ha smesso di rincorrere il fratello. Ora corre da solo, con la sua Lazio.

21 anni di emozioni. 21 anni di amore pure.



Grazie Simone