Il (quasi) trentaduenne Leonardo Bonucci è arrivato alla Juve, nell'estate 2010, poco più che pischelletto ed è andato via da "spostatore di equilibri".
Un carisma, spesso sfociato in esaltazione esasperata delle proprie capacità ("Milan, sarò il tuo Pirlo", Gazzetta dello Sport, 15\08\2017), frutto, tra l'altro, del lavoro condiviso con il motivatore Alberto Ferrarini. Proprio tale enfasi, dal febbraio 2017, fino all'altro ieri in Cagliari-Juve, ha catapultato il difensore viterbese, sotto i riflettori della critica, per alcune dichiarazioni, non proprio felici, circa la correlazione tra l'esultanza di Moise Kean e ululati\cori razzisti, provenienti dagli spalti. Il professore dell'arte difensiva, Mourinho dixit, è divenuto un personaggio in grado di spaccare a metà l'opinione pubblica, quasi fosse un consumato politico.

Cominciò tutto in una notte di febbraio, precisamente di venerdì 17, nel corso di Juventus-Palermo, terminata 4-1, mettendo in scena un teatrino di insulti e gesti energici, in combutta con il suo mister. La reazione della società e dello stesso allenatore non si fecero attendere: Bonucci si sarebbe accomodato in tribuna, accanto ai dirigenti, assistendo all'andata degli Ottavi di Champions, comodamente adagiato su uno sgabello. I rumors provenienti da Cardiff riferiscono di un Leo primadonna, nell'intervallo della finale, reo di aver creato un parapiglia generale, capace di influenzare l'esito negativo del match (indiscrezioni mai totalmente confermate).
Slegatosi dai cancelli dello Stadium, firma per il Milan.

In via Aldo Rossi, presentato in pompa magna, gli vengono consegnate fascia da capitano e chiavi dello spogliatoio, rendendolo fiore all'occhiello del nuovo progetto cinese. Nel tentativo di "spostare" i suddetti "equilibri", il bilancio della sua avventura rossonera, alla voce "palmarès", riporta un numero eloquente: lo zero.
Tre incontri lo contrappongono al suo passato. Milan-Juve 0-2, 28\10\2017, squalificato, assiste inerme alla caduta dei suoi compagni, sbeffeggiato, a più riprese, dal coro "Leo Bonucci salta con noi". Juventus-Milan, finale di Coppa Italia 2017-2018, è l'ultima apparizione del trascinatore milanista, anche stavolta debacle, ma con un risultato molto più ampio, appannaggio dei bianconeri: 4-0.

Tuttavia, è lo scontro svoltosi allo "Stadium" che dilata la frattura fra Bonucci e il tifo juventino. Pareggio del Milan, dopo il vantaggio siglato da Dybala, messo a segno proprio dall'ex più atteso ed esultanza sfrenata nei pressi della Curva Nord. L'incontro terminerà 3-1 per la Signora, ma le attenzioni vanno tutte nella direzione del capitano rossonero, al quale vengono tributate le solite manifestazioni d'affetto sui social.

Tornando sui propri passi, identificando il Milan come una "scelta compiuta in un momento di rabbia", il figliol prodigo ritorna a Torino e, a chi gli chiedesse delle scuse, avrebbe posticipato il tutto ai verdetti del campo. Scuse, peraltro, mostrate in pubblico, alla fine di Juve-Lazio, del 27\08\2018, in parte accettate dalla torcida bianconera. 

Questo apparente stato di calma, si interrompe, dapprima in Atletico-Juve (Bonucci simula vistosamente in area, durante il primo gol di Gimenez) e, in particolar modo, nel post-partita di Cagliari-Juve.
"La colpa è divisa, 50 e 50, fra Kean e la curva del Cagliari". Riassunto delle dichiarazioni del difensore, a seguito dell'ennesimo episodio di razzismo. 

Apriti cielo: stavolta la polemica non è circoscritta da Trieste a Pantelleria, facendo il giro dell'Europa. Il 19 bianconero, a grandi linee, è tacciato di razzismo da molti dei suoi colleghi. Sterling, Depay, Balotelli, persino Yaya Tourè non risparmiano veementi critiche al suo operato, ritendolo colpevole di aver giustificato, per così dire, un'altra infamata a sfondo razziale. L'account Twitter del Borussia Dortmund getta ulteriore benzina sul fuoco: immortalato in uno scatto, risalente all'estate del 2015, si può vedere Bonucci bruciato in velocità del capitano giallonero, Reus, durante un'amichevole in Svizzera.
Dal canto suo, per stemperare gli animi, essendosi accorto della sua infelice esternazione, sul proprio account Instagram, Bonnie pubblica una InstaStory nella quale, al di là di ogni polemica, si dice contrario ad ogni forma di razzismo o discriminazione.

Al netto di uscite infelici e gesti eclatanti (festeggiamento in stile "sciacquati la bocca", in faccia ai supporters bianconeri"), è opportuno, soprattutto per chi abbraccia la fede bianconera, superare le ruggini del passato, come nel caso di Boniek e sostenere, senza sosta, ciascuno dei nostri beniamini. C'è chi, ancora, apostrofa Bonucci quale "traditore" o "infame" o chi, sulla falsariga dell'indecenza, ha insultato non solo Leo, ma anche la famiglia del giocatore, facendo leva sui problemi di salute del piccolo Matteo. 

La poca umiltà di determinati momenti, ravvisata nel modus operandi del viterbese, non sia, allo stato attuale, veicolo di astio o rancore. Un atteggiamento di maturità è auspicabile, in virtù del fatto che, se quest'ultimo ha compiuto una scelta così importante, alias tornare a Torino, catalizzando il livore di ben due tifoserie (juventina e milanista), andrebbe apprezzata, soprattutto, la capacità di chiedere "scusa" e di rimettersi in discussione. 

"Crucifige! Crucifige!" un grido che si alza, dalla folla calciofila, all'indirizzo di Bonucci, da circa due anni. Un grido, si spera, da elargire a chi non ama la Signora.